Lasciamo stare l'Olocausto

Lasciamo stare l'Olocausto TACCUÌNO fMCiiFISTA Lasciamo stare l'Olocausto Pierluigi Battista SUSCITA raccapriccio l'immagine dei deportati del Kosovo in fuga dalle mili?»» serbe ed è rispettabile (a patto che contraccambi col medesimo rispetto, e non con l'insulto, chi è di opinione contraria) chi ritiene che la guerra della Nato sia l'unica soluzione per impedire il compimento della «pulizia etnica» voluta da Misole vie. Questo non vuol però dire che siano leciti tutti i paragoni storici che circolano con insistenza tra i sostenitori della guerra e che ogni argomento sia buono solo per sottolineare il carattere «mostruoso» del nemico. Parlare per esempio con dinvoltura di muovo Olocausto» costituisce un'imperdonabile leggerezza. E non è per pedanteria lessicale o per sussiegosa pignoleria se si reagisce con una certa insofferenza all'Espresso che in copertina sbatte il mostro «Hitlerosevic», all'uso sbrigativo di categorie esplosive come «genocidio», all'insistito paragone storico con la carneficina nazista, secondo cui, come sostiene Zbigniew Brzezinski, chiunque avanza qualche dubbio sulla guerra è uno smemorato che «non ricorda cosa è successo in Europa tra il '39 e il '45», all'evocazione di Indro Montanelli degli ebrei «avviati verso Auschwitz». Ebe Wiesel ha già implorato i commentatori di tutto il mondo di astenersi dal tirare in ballo l'Olocausto. Inutilmente. Anzi, c'è chi addirittura ha interpretato la supplica come l'assurda rivendicazione di un «monopolio» del dolore da parte di chi ha patito un orrore senza limiti. Il direttore di Limes, Lucio Caracciolo, ha sfidato chi avanza arditi paragoni storici a considerare le conseguenze delle loro parole, perché se davvero un «nuovo Hitler» stesse eseguendo l'eliminazione scientifica di mihoni di esseri umani nei campi di sterminio, l'Occidente dovrebbe far ricorso a una durezza assoluta e a un uso totale della forza bellica: altro che spiragli di pace e larvate critiche ai difetti degli accordi di Rambouillet. Inutilmente: sembra quasi che chi rifiuta il paragone tra Milosevic e Hitler non abbia a cuore le sorti dei kosovari orribilmente massacrati. Non si capisce davvero come si possa conciliare l'uso disinvolto dell'identificazione ?v!ilosevic=Hitler con l'adesione all'idea dell'unicità» della Shoah e sul carattere incomparabile dei crunini nazisti. Non si capisce davvero come si possa considerare incongruo se non offensivo e «banalizzante» il paragone tra i sei mihoni di vittime dello sterminio nazista con i milioni di vittime della «pulizia di classe» nei regimi comunisti e nello stesso tempo considerare lecito mettere sullo stesso piano la più grande tragedia della storia con i campi profughi di Kukes. Tutto questo naturalmente non diminuisce l'orrore per la sorte degli albanesi martirizzati nel Kosovo. Diminuisce però la capacità di capire e di distinguere: facoltà che sarebbe il caso di conservare, anche contro l'inconscio desiderio di militarizzare anche le nostre menti.

Persone citate: Hitler, Indro Montanelli, Kukes, Lucio Caracciolo, Milosevic, Pierluigi Battista, Wiesel, Zbigniew Brzezinski

Luoghi citati: Europa, Kosovo, Rambouillet