Niente quorum, salta Passemblea Telecom di Marco Zatterin

Niente quorum, salta Passemblea Telecom Al Lingotto solo il 22% degli azionisti. Stream e Sirti in vendita. Il «giallo» delle presenze Niente quorum, salta Passemblea Telecom Libonati: la Consob ci ingessa. Olivetti: rinvio scandaloso Marco Zatterin TORINO Alle 10 o 49 minuti Berardino Libonati manda tutti a casa: manca il quorum per tenere l'attesissima assemblea di Telecom Italia, ai banchi del Lingotto è arrivato solo il 22,38 per cento delle azioni contro il 33,3 richiesto dalla legge. Il presidente del colosso delle Tic non ha scelta se non chiedere ai notai di redigere «il verbale di diserzione della convocazione» c sentenziare la fine anticipata di un incontro che molti pensavano sarebbe durato fine a notte fonda. I soci, piccoli e grandi, se ne vaono con l'insoddisfazione dipinta sul viso. Quel che resta è lu polemica, inevitabile come il facile affondo critico dell'Olivetti e la disputa su chi c'era e chi no - visto che venerdì sera i conti sembravano tornare. Il tutto mentre Franco Bernabò ostenta si- dirozza, archivia una giornata molto più difficile del previsto, e lascia intenderò che in suo aiuto sta arrivando un Cavaliere bianco, un partner che potrebbe aiutarlo a liberarsi dalle minacce dell'epa annunciata da Ivrea a metà febbraio. La partita per il controllo di Telecom Italia è aperta come non mai. L'effetto immediato della sospensione dell'assemblea à che il piano industriale 1999-2002 del colosso Tic non ottiene il consenso dei soci, e che l'annunciata proposta di conversione delle azioni di risparmio in ordinario, come quella di offerta di scambio sullo azioni Tini, slitta a data da destinarsi. La conseguenza a medio termine è invece la parata di punti interrogativi che accompagna il futuro dell'azienda guidata da Bernal»!, sul le strategie c sugli assetti azionari. Dal quartier generale di Ivrea, gli uomini di Roberto Colan¬ ti ini io giungono messaggi di fuoco: Piero Schlesinger - legale Olivetti parla di «rinvio scandaloso», un comunicato ufficialo condanna «la mancanza di trasparenza che ha caratterizzato la condotta di Telecom durante tutta l'operazione». Parole pesanti, e ne sentiremo ancora. I fatti sono che alle fatidiche , 10,49 nel salone del Lingotto c'era tutto il nucleo stabile di Telecom (fra cui Sanpaolo Imi, Ili 1, Compagnia di Sanpaolo, Ina e Generali; totale quasi 8% dei titoli) e una buona parte dei fondi internazionali che hanno in tasca quote fra lo 0,4 e lo 0,7%. Mancavano all'appello il 3,43% del Tesoro (poro aveva dichiarato da giorni che non ci sarebbe stato), il 2,29 di Barikitalia (che aveva depositato i titoli, ma non si è presentata) e le quote di State Street Bank Boston (1,85%) e Lehman Brothers International (1,15%). Quest'ultimo, giudicato di arca Olivetti, risulta essersi registrato non appena Libonati ha chiuso le danzo, cosa che lascia spazi di manovra per succosi retroscena. Mentre fuori si faceva la conta, Telecom si chiudeva in consiglio. Bernabò no usciva alle tredici e trenta per lanciare quattro messaggi secchi e pieni di significati. Preso atto della mancanza del quorum (dichiarazione numero uno), il vertice Telecom ha sospeso ogni decisione sulla convocazione di altre assemblee (due), motivando la mossa con la sfiducia sulla possibilità di convocare abbastanza soci a condizioni immutate. Quindi (tre) ò stato assicurato che sarà esaminata l'offerta Tecnost-Olivctti quando sarà presentato un documento preciso e irrevocabile («nessune può essere sicuro che accadrà» ha detto il giurista Guido Rossi). Infine (quattro) è stato espresso l'impegno a valutare «le proposte che il mercato presentasse con mandato all'amministratore delegato di compiere ogni attività istruttoria al riguardo»: ecco il segnale che potrebbe esserci qualcosa in pentola, colloqui con stranieri, magari British Telecom o Deutsche Telekom per citare i più quotati. Bernabò se la prende a questo punto con la Consob e la sua interpretazione della legge sull'epa. In presenza di un'offerta, recita la nor¬ ma, la società sotto scalata non può far nulla che possa ostacolare l'offerta. La Commissione di Borsa ha accettato il fatto che basta un annuncio e cosi Telecom rileva di essere bloccata da febbraio, «di non poter decidere nulla se non sulla cancelleria», solo perché Colaninno ha espresso un'intenzione. «Siamo bloccati, ingessati» spiega Libonati. Poi, però, rileva che l'accordo Siemcns-Italtel è fatto, che esistono manifestazioni di interesse por Sirli, e che presto la pay tv Stream passerà di mano (Canal Plus è in testa). Nega ie oamissioni, Bemabè. E Guido Rossi carica il governo che «ha creato non la golden share, ma la no vaine share», le azioni senza valore. Immediata la risposta di Palazzo Chigi: sono «incomprensibili e ingiustificabili» le accuse, l'esecutivo ha mantenuto la massima neutralità. Si vede che tutti i fronti sono aperti. Alle accuse di Olivetti, replica in serata Telecom e il ping pong continua. Ora tocca ad Ivrea completare le procedure (l'impegno è «entro fine mese») e lanciare l'opa per chiudere di diatribe verbali. Poi, da Roma tutti si aspettano qualcosa, un coniglio dal cappello. Bernabò fa il diplomatico, «nessuna guerra, nessuna battaglia», dice. Ma dietro la facciata, lo scontro è violento e, soprattutto, ha tutta l'aria di non voler essere breve.

Luoghi citati: Ivrea, Roma, Torino