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«Era malato, lo fecero giocare» Tortona, secondo la donna non vollero curargli il cancro «Era malato, lo fecero giocare» La vedova di Cucchi denuncia Bari e Inter TORTONA Enrico Cucchi, calciatore professionista, morì trentenne il 4 marzo 1996 per un tumore che si era sviluppato nella sua gamba destra, fra il polpaccio ed il ginocchio. Ma non fu solo fatalità. Questo è quanto sostiene in un esposto-denuncia la vedova del calciatore, Sabrina Frascaroli, 30 anni. L'ha presentato alla procura di Tortona, chiedendo che faccia chiarezza sul modo con cui i medici di alcune delle squadre in cui il marito ha militato avevano affrontato la grave malattia che poi lo avrebbe condotto alla morte. Verrebbe citato soprattutto il Bari (dove Cucchi militò da 1990 al '93), ma anche l'Inter (squadra in cui il calciatore si affermò, allenatore era Giovanni Trapattoni) e il Ravenna, in cui concluse la sua breve carriera. Le accuse e la documentazione di Sabrina Frascaroli (assistita dall'avvocato genovese Giovanna Comandò) hanno già destato anche l'interesse del procuratore di Torino, Luigi Guarinielio, titolare dell'indagine sul doping, che riceverà prestissimo il dossier. Dimostrerebbe crudamente tutto quello che c'è dietro alla sfarzosa vetrina del grande calcio. «Enrico aveva un tumore - ha detto Sabrina Frascaroli - ma specialmente a Bari si sono attivati solo per tenerlo in piedi, senza curarlo per la sua vera patologia: avevano fatto un "investimento", dovevano salvaguardare i soldi che avevano investito, non contava niente la salute, la vita di un uomo». La denuncia è pesante e l'indagine ha un'ipotesi grave: omicidio colposo. Cucchi nel '94 chiese un'indennità di 210 milioni alla compagnia assicuratrice del Bari: ma si rifiutarono di pagare. Si andò ad un arbitrato che fu vinto dalla società di Matarrese: sostenne che il giocatore non l'aveva mai messo al corrente della sua patologia. [e. p.]