Il vino assume ciceroni di Sergio Miravalle

Il vino assume ciceroni Un messaggio dal «Vinitaly»: nasceranno le guide turistiche legate al mondo dei vigneti Il vino assume ciceroni Potrebbero essere impiegati mille giovani Sergio Miravalle invialo a VERONA «Signori, alla vostra sinistra «eco una vigna». Mille e più giovani italiani potrebbero trovare un lavoro che oggi non c'è, ma che pare sia dietro l'angolo, basta inventarlo: «Cicerone del vino», ovvero guide che sappiano accompagnare i turisti descrivendo non solo monumenti e fatti storici, ma anche e soprattutto i vini e il loro territorio. Bisognerà sapere che il Dolcetto di Diano non è dolce e che Est-Est-Est non c'entra con la bussola ma era un segnale di un prelato fiammingo al seguito di Enrico V per dire che il vino di Montefiascone meritava una sosta. Il cicerone dovrà essere preparato, motivato e un po' ambasciatore della sua zona. Ne hanno bisogno cantine e associazioni delle principali aree vitivinicole invase da un numero crescente di «enoturisti». Lo hanno confermato ieri al Vinitaly all'incontro sul «terzo turismo» che altro non e se non quella particolare motivazione di curiosità paesaggistico-enologica che induce migliaia di stranieri a venire in Italia per conoscere da vicino vini e produttori. Secondo una ricerca del Censis il giro d'affari di questo specifico settore passera in pochi anni da tremila a cinquemila miliardi e si prevede di arrivare entro il 2003 a 15 milioni di presenze. Un boom che ha sorpreso perfino Donatella Colombini, la produttrice toscana presidente del Movimento turismo del vino. «Nel 1993 in Italia c'erano solo 25 cantine con orari di apertura stabili. L'anno dopo siamo partiti con le prime cento aziende che hanno aderito all'operazione cantine aperte, poi siamo passati a cinquecento. L'anno scorso abbiamo raggiunto il milione di visitatori». E al «Wineday '99» già fissato per domenica 30 maggio parteciperanno mille cantine di altri otto Paesi oltre all'Italia: Sud Africa, Argentina, Slovenia, Cile, Uruguay, Australia, Usa e perfino il Giappone. «Ne vogliazoo l'are una sorta di San Valentino mondiale, una giornata dedicata agli innamorati del buon vino. Ma con uno scopo anche benefico a favore dell'Associazione sclerosi multipla, annuncia Anna Abbona della Marchesi di Barolo, vicepresidente nazionale dell'associazione. «Sono soprattutto i Paesi dell'area mediterranea, Italia in testa, a poter giocare la chance di un turismo del vino legato a cultura, storia, cucina e tradizioni di ospitalità - ha commentato ieri Stefano Laudi, direttore del dipartimento turismo della presidenza del Consiglio -. Abbiamo una sorta di monopolio anarchi- co che va governato con progetti concreti». E Fabio Taiti del Censis ha illustrato la ricerca che prevede la nascita di distretti enoturistici. Ci sono zone che hanno già un fortissimo «wine appeal» come le Langhe, il Monferrato, il Chianti, il Collio, altre che possono crescere puntando su un dosato mix di fattori di richiamo: itinerari e strade del vino (la cui legge ferma da tempo in Parlamento pare destinata a sbloccarsi), enoteche, ma anche feste, istituzioni culturali, ricettività alberghiera, ristorati tipici per tutte le tasche e ovviamente difesa del paesaggio, vigne in testa. Secondo il Censis con 500 miliardi di inevestimenti in questo settore si potranno creare almeno 10.000 nuovi posti di lavoro. Il primo corso da guida enoturistica partirà a luglio a Siena all'Enoteca italiana (tel. 0577 849421). E in Piemonte l'Associazione «Asti guide» ha lanciato i viaggi di esplorazione su wineland, ovvero le colline di Langa e Monferrato. Ovvero Giotto sta al Brunello come Pavese al Barolo. Entro pochi anni le vacanze enologiche in Italia coinvolgeranno quindici milioni di persone Al Vinitaly di Verona appassionati ed esperti di tutto il mondo

Persone citate: Anna Abbona, Diano, Donatella Colombini, Fabio Taiti, Marchesi, Pavese, Stefano Laudi