Norimberga dopo la Normandia

Norimberga dopo la Normandia FUORI PAL CORO Norimberga dopo la Normandia NELL'AMAREZZA e nell'angoscia che sempre le operazioni militari portano con sé, anche quando il soldato Ryan va a giocarsi la vita per costringere fascisti e nazisti ad ingoiare la democrazia e a non più nuocere, voglio testimoniare un prezioso elemento di gioia in questo indecente carnaio, che sono sicuro di non provare da solo, ma di condividere con molti. E l'elemento di gioia è la divisione. La separazione chiara, netta e visibile fra chi esige giustizia per avere la pace, e chi invece fa boccucce, smorfie, simula attacchi di afasia, bara, tradisce, trucca, si traveste da prete. La Nato ha chiesto come condizione al dittatore e macellaio serbo le cui azioni sembrano per qualità peggiori di quelle di Hitler, di far trasmettere dalla sua televisione truccata e menzognera, non già della «propaganda», ma semplicemente ciò che tutti noi, gente del pianeta Terra, vediamo testimoniato, filmato e registrato dai nostri liberi giornalisti, italiani e francesi, inglesi e americani, tedeschi e olandesi, sul genocidio, lo stupro di massa, la deportazione di un popolo, lo sventramento dei bambini, l'incendio delle case, la fucilazione dei padri e dei mariti davanti alle mogli e ai figli. Questa richiesta è semplicemente il minimo che si possa pretendere affinché la gente di Belgrado sappia ciò che ancora non sa: e cioè per quale motivo le infrastrutture militari della loro città vengano martellate dagli aerei di quasi tutti i Paesi dell'Alleanza, tranne l'Italia che presta Aviano, ma prosegue nella sua trista tradizione di non aderire e non sabotare, qui lo dico e qui lo nego, o anche - per le coscienze elastiche - non rimpiangere senza rinnegare, esercizio prediletto di postfascisti e postcomunisti. Siamo l'unico Paese al mondo in cui è normale che il leader di un partito della coalizioni! del governo che accetta questa guerra come una giusta guerra, vada nel bunker di Hitler a prendere un tè con il fùhrer e i biscottini di Eva Braun e frau Bormann. Ma volevo dire del piccolo elemento di gioia e di divisione: è quello che in questo momento consente di separare i giusti dai furbi, coloro che al buono e al vero antepongono e sempre anteporranno il loro cupo antiamericanismo (rimuovendo dalla memoria il fatto che noi esistiamo, come democrazia e come persone che vivono, si curano, leggono e viaggiano, grazie al sacrificio americano e inglese quando proprio noi italiani abbiamo furbescamente inquinato l'etica del mondo con la dittatura e la guerra, fino a sprofondare nella vergogna della persecuzione contro i cittadini ebrei) e non sono più capaci di distinguere il bene dal male, il vero dal falso, la verità dalla propaganda. Giovedì alcuni telegiornali italiani, per essere i più zelanti nel loro antiamericanismo, hanno messo in bocca al segretario alla Difesa Cohen in visita ad Aviano parole mai pronunciate: gli hanno fatto dire che la Nato avrebbe schiacciato Milosevic «come un verme». In realtà l'americano aveva detto che è Milosevic a schiacciare sotto le sue scarpe ogni diritto umano e ogni trattato, e che per questo verrà bombardato finché non si piegherà. E si piegherà quando si rivolgerà ai russi, supplicandoli di mediare per suo conto con l'Occidente. Fino a quel momento, botte da orbi. Botte che hanno senso per noi, ma non per quei disgraziatissimi cittadini serbi ai quali non viene detto e mostrato perché sta loro accadendo ciò per cui soffrono. Dunque è il momento delle separazioni etiche dopo quelle etniche e della condivisione fra pochi della ferma ma triste gioia di chi sa che non esiste pace separata dalla giustizia e dalla punizione, affinchè dopo la Normandia venga Norimberga, non per alzare forche, ma per i conti della decenza

Persone citate: Bormann, Cohen, Eva Braun, Hitler, Milosevic

Luoghi citati: Aviano, Belgrado, Italia, Norimberga