«Fermeremo noi gli yankee» di Anna Zafesova

«Fermeremo noi gli yankee» «Fermeremo noi gli yankee» Tra i banchi revanscisti della Duma Anna Zafesova MOSCA Ghennadij Selezniov è l'eroe del giorno. Quando appare davanti a un muro di flash e telecamere la sua faccia quadrata da apparatchik viene illuminata da un'eccitazione fremente. Arriva dall'incontro con Boris Eltsin, al quale ha riferito dei suoi colloqui a Belgrado, e si sente il messaggero che annuncia un nuovo rifacimento radicale del mondo. Parla dell'imminente alleanza tra la grande Russia e la grande Serbia: «Una guerra contro la Jugoslavia sarà una guerra contro di noi». E poi, quasi sognante: «Manderemo laggiù truppe di terra e la nostra flotta non dovrà più chiedere il permesso di passare il Bosforo, quella sarà terra nostra, la nostra base militare». Un mondo dove tutto tornerà finalmente sui propri passi; Russia contro America, i buoni contro i cattivi. Qualcuno avanza un timido dubbio sull'intenzione di Eltsin di puntare i missili nucleari contro i Paesi della Nato e Selezniov si infervora: «E' una provocazione! Tutta la conversazione con il presidente è stata filmata, qualcuno al Cremlino non la vuole fare vedere». Mentre queste dichiarazioni rieccheggiano nelle capitali del mondo come un allarme di guerra, la Duma continua impassibile la sua routine: segretarie che corrono barcollando sui tacchi a spillo, oscuri «consulenti» e «assistenti» che bevono cognac nel buffet e deputati che si affrettano a nascondersi nel «transatlantico» locale, dove è proibito l'accesso ai giornalisti. Le parole del presidente della Duma non hanno provo- cato nessun'euforia, nessun entusiasmo o paura. Selezniov, che porta nel taschino la tessera del Pc e sul petto la medaglia concessagli recentemente da Eltsin, non suscita troppa fiducia nemmeno nei suoi confratelb. Viktor Anpilov, leader dell'estrema sinistra, è deluso. «Sono solo parole. Con Eltsin al potere la Russia non farà mai una guerra. Lui minaccia l'Ovest con una mano e con l'altra gli chiede i soldi». Poi sorride: «Spero che voi italiani non verrete mai più ad invaderci, anche se ormai gli inverni sul Don non sono più freddi. Auguri». Gentile. Il generale Albert Makashov invece, appena vede aprirsi la porta, si mette a urlare. Non fiia i giornalisti: i suoi appelli a «seppellire tutti gli ebrei», diffusi dai media, gli sono costati un'incriminazione per antisemitismo. Ora un cartello nel suo ufficio avverte: «State attenti quando parlate, potrebbero esserci dei microfoni». E' laconico e aggressivo: «La guerra? Nessuna guerra. Eltsin è un servo degli Usa e lutti lo sanno. Sì, aiuteremo la Jugoslavia, certo, venderemo loro armi». E poi anche lui pas¬ sa all'attacco: «Quanti italiani sono scesi in piazza per protestare contro la Nato? 200 mila? Pochi. La terza guerra mondiale potrebbe cominciare dall'Italia». Qui alla Duma la cortina di ferro è ormai innalzata da tempo, e la parola «guerra» non fa paura. «Le dichiarazioni politiche non sono più sufficienti», tuona il comunista Alexandr Kuvaev. Non ha paura che la Russia rimanga nell'isolamento internazionale? «Saranno quelli della Nato a venne isolati. 300 anni fa sul continente americano si è facoltà tutta la feccia del mondo e da allora il banditismo e la loro politica di Stato». Kuvaev - che nel Pc è il capofila degli irriducibili - non conosce cautele e compromessi: rompere l'embargo contro la Jugoslavia e i vecchi «amici" dell'Urss • Libia, Iran e Iraq - e fare fronte comune contro gii Usa Ma questo non significa una guerra'' «Anzi. Quando la Serbia farà parte della Russia gli americani ci penseranno 5 volte prima di bombardarla». Insomma, per non fare la guerra bisogna entrare in guerra. Secondo il vicepresidente della Duma Serghej Baburin è l'unico modo per arrivare alla pace: «Se mandiamo armi in Jugoslavia, non ci dobbiamo mandare i soldati russi». Il partito di Baburin però ha già mandato volontari a Miloscevic: «Sì, ma non sono ragazzini, è gente esperta». Quanti sono? «Preferisco non fare cifre». Anche Vladimir Zhirinovskij recluta volontari. Le sue stanze alla Duma sono tappezzate di manifesti: «Russo, svegliati! Domani tocca alla Russia». Ma Alexej Mitrofanov, presidente del Comitato per la geopolitica, giovane e spigliato numero due del partito, è inaspettatamente pacato: «Dobbiamo essere molto cauti. Noi del parlamento possiamo permetterci esplosioni emotive, ma il Presidente ci deve andare piano». E il tanto pubblicizzato reclutamento di volontari? Mitrofanov concede un sorriso ironico: «E' stato appunto un gesto emotivo». Niente più. L'ex generale Makashov urla «La terza guerra mondiale potrebbe cominciare proprio dall'Italia» 6140 «estate nucleari strategiche (dati del dicembre 1998) 700 missili Intercontinentali efficienti armati con 3.500 testate atomiche fi Malgrado le difficoltà economiche, la Russia ha potenziato il suo arsenale strategico sperimentando i nuovi missili NSO (quest'ultimo lanciato da sottomarini) Considerate obsolete le componenti aerea e marittima, i russi hanno rafforzato quella terrestre, mantenendo operativi i missili a terra, mobili o in silos: (sei testate, 10 mila km di gittata) SS-25 Topol (una testata, 10.500 km di gittata) è stata portata a 21 e 15 anni In via di eliminazione: SS-18, SS-24, SS-25 SS-Ne, SS-W8, SS-N18, SS-N20 e SS-N23 (lanciati dal mare) In base al Trattato Start 1, entro il 2001 la Russia potrà avere «solo» 6000 testate nucleari Lo Start 2, firmato nel 1993 ma mai ratificato da Mosca, prevede un'ulteriore riduzione a 3000 testate essere puntati i missili strategici. nelle spalle. Dura. Lo seppi la notte che precedette la partenza delle due ragazze per il Sud. A Bar, il loro paese, un'altra sorella, Ankica, anche lei comunista, aveva tradito i suoi compagni per i begli occhi di uno sbirro nazi. Poiché Ankica stava in guardia, il PCJ ordinò a Ljuba di punire la sorella. Ljuba andò nel rifugio di Ankica, la chiamò piano e quando quella uscì contenta incontro alla sorellina, lei, Ljuba, le sparò, uccidendola. Ma è terribile, yankee» della Duma ategiche e 1998) tali he fi ) nti ato ivi los: ata) pol ata) nni one: 25 23 e) 001 eari to re e LE ARMI STRATEGICHE RUSSE Li rampa di lancio di un missile nucleare russo nei dintorni di Mosca II portavoce della Duma (smentito) dice che Elisili vuole puntare queste armi sulla Nato 81