Nelle lettere di Santa Chiara ad Agnese l'esaltazione francescana della povertà di Lorenzo Mondo

Nelle lettere di Santa Chiara ad Agnese l'esaltazione francescana della povertà Nelle lettere di Santa Chiara ad Agnese l'esaltazione francescana della povertà Lorenzo Mondo ACCANTO agli scritti di Maria Maddalena de' Pazzi e Angela da Foligno, le edizioni Adelphi collocano ora, nel progetto ideale di una mistica collana, le Lettere ad Agnese di Chiara d'Assisi (accompagnate dalla Vistone dello specchio). Sono appena quattro lettere in latino, le sole rimastedelia fedelissima seguace di Francesco, e intorno ad esse si addensa qui un volume di 258 pagine. E' già un indizio -fatta la tara dello specialismo intrepido del curatore (padre Giovanni Pozzi, con il contributo di Beatrice Rima)- delle suggestioni che promanano da que sto esilissimo epistolario. Chiara, badessa a San Damiano, scrive ad Agnese di Praga, figlia di Ottocaro I, re di Boemia. Che è entrata in monastero e ha adottato la regola di Assisi, spregiando le nozze con l'imperatore Federico II, rinunciando cioè alla condizione più alta cui potesse aspirare una donna del suo tempo. Le lettere sono nella sostanza (anche là dove si tratta del digiuno) una esaltazione della povertà che Chiara interpreta teologica- mente, sulla scorta di Francesco, come un impoverimento del Verbo nel suo farsi uomo, come un attributo fondamentale dell'Incarnazione. E' una posizione che, nella sua assolutezza, doveva suscitare diffidenza nella curia romana. Per vincere il diniego di Gregorio IX, Chiara arriva perfino allo sciopero della fame. Il contrasto affiora nella corrispondenza: se qualcuno dovesse porre ostacoli al tuo cammino di perfezione -scrive Chiara ad Agnese, alludendo al Papa - «pur dovendolo rispettare, non seguire il suo consiglio, bensì abbraccia povera Cristo povero». L'immagine che più ricorre è quella dello specchio, metafora dell'assimilazione dell'anima contemplante a Dio. E lo specchio ritorna a chiudere la Visione vertiginosa di Chiara, che sale prestamente una scala per unirsi a Francesco e succhiare il latte della sua mammella: attribuendo al santo, «alter Christus», lo spirito di maternità che viene frequentemente riconosciuto a Dio nella letteratura mistica femminile. Il corredo critico introduce, chi ne abbia passione e talento, nel circolo della speculazione teologica e mistica. Ma guida anche all'apprezzamento del tessuto stilistico del testo che accoglie nella sua trama, inno¬ vandoli con originalità, motivi scritturali e rivela nella scansione ritmica, noi gioco di allitterazioni e assonanze, una notevole sapienza retorica. Anche le succinte note storiche offrono felici sottolineature, come l'alleanza nel «rifiuto generazionale» tra Chiara, uscita dalla classe dei «maggiori» di Assisi, e Francesco, che appartiene invece agli «homines novi». Il curatore, intorno alle poche pagine di Chiara, ha elevato un pregevole monumento. Ma basterà al lettore non specialista, munito degli indispensabili chiarimenti, percorrere questo itinerario spirituale, lasciarsi prendere da un ardore mai sottratto alla vigilanza della mente. Soffermarsi magari sulla sublimazione di un realismo creaturale che vede Cristo ospite di Maria nel «piccolo chiostro del suo utero santo». Commuoversi alla inedita esaltazione della dignità dell'uomo, in quanto essere spirituale. L'uomo - argomenta Chiara - è «maggiore del cielo, poiché il cielo con il resto del creato non possono contenere il creatore, mentre solo l'anima fedele è sua dimora e sede». «Abbraccia Cristo. Non ascoltare chi ostacola il tuo cammino» «Non il cielo o il creato, ma l'anima fedele è dimora del Creatore» Ain'.U'iir Chiara d'Asssisi Lettere ad Agnese La visione dello specchio Adelphi 258 pagine 20.000 lire Lettere tul Agnese La vi siane delio specchio CHIARA D'ASSISI

Persone citate: Beatrice Rima, Federico Ii, Giovanni Pozzi, Gregorio Ix, Maria Maddalena

Luoghi citati: Assisi, Boemia, Foligno, Praga