Da Duisenberg una sferzata all'Europa

Da Duisenberg una sferzata all'Europa «L'economia resta debole, ora si muovano i governi. Non ci sono pericoli di deflazione» Da Duisenberg una sferzata all'Europa La Bce taglia i tassi al 2,5%. Anche Londra ribassa Carlo Bastasin inviato a FRANCOFORTE La persistente debolezza dell'economia europea ha indotto ieri la Banca centrale europea (Bce) ad abbassare i tassi d'interesse dell'area dell'euro di mezzo punto. La decisione era prevista, ma ha lo stesso sorpreso i mercati che per lo più si aspettavano un abbassamento del costo del denaro di solo un quarto di punto. Si tratta della prima variazione dei tassi presa dal Consiglio della Bce nel pieno dei propri poteri dopo il varo dell'euro. Il Consiglio, riunitosi ieri a Francoforte, ha deciso di abbassare il tasso sulle principali operazioni di rifinanziamento dal 3,0% al 2,5% a partire dal 14 aprile. Il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginale è stato ridotto di un punto e portato al 3,5% a partire dal 9 aprile. Anche l'ultimo tasso dell'Eurosistema, quello sui depositi presso le banche centrali è stato abbassato dello 0,5% e portato all'1,5%. Sèmpre ieri la Banca d'Inghilterra ha ridotto i tassi dello 0,25% e quella svizzera dello 0,5%. «Le informazioni disponibili per gran parte dell'area dell'euro ha spiegato il presidente della Bce, Wim Duisenberg - sembrano confermare il quadro di debolezza economica manifestatosi dalla fine dello scorso anno». Il Consiglio non si è fatto frenare invece dalla debolezza dell'euro che ha perso rispetto al dollaro il 7% nei primi tre mesi di vita. Secondo Duisenberg, il livello attuale di circa 1,08 euro per un dollaro, corrispondi! alla media del valore delle monete che lo compongono nel periodo compreso tra metà '97 e il settembre '98 e quindi non può essere interpretato come un indice di debolezza della nuova moneta. Duisenberg ha sottolineato anche come a parere della Banca di Francoforte «non ci siano pericoli di deflazione», cioè di caduta a vite dell'economia europea, del credito e dei prezzi, nonostante la frenata a marzo della crescita monetaria in Europa. «Qualche pericolo esiste piuttosto per un possibile rialzo futuro dei prezzi, legato al rimbalzo dei prezzi dei prodotti energetici e a qualche ten¬ sione salariale in Europa, ma nel complesso c'è consenso sulla previsione che l'inflazione europea resterà al di sotto della soglia (2%, ndr) che la Bce ha indicato come definizione di stabilità dei prezzi». Mancando quindi pericoli inflazionistici, la Bce ha potuto farsi carico delle diffuse preoccupazioni di rallentamento dell'economia europea. Pur negando di essere intervenuto a soccorso della congiuntura, un'eresia per un banchiere centrale con sede a Francoforte, Duisenberg ha dichiaralo che «la decisione presa mantiene la politica monetaria su una linea di stabilità di lungo periodo e con ciò contribuisce a creare un ambiente economico nel quale possa essere sfruttato il consistente potenziale di crescita dell'economia europea». La Bce è infatti da tempo convinta che l'economia dell'area dell'euro abbia la possibilità di ritrovare un sentiero di crescita consistente, grazie al potenziale di risparmio che potrebbe convogliarsi in investimenti. Perchè ciò avvenga, tuttavia, Duisenberg ritiene necessario che i governi si assumano le responsabilità di migliorate le condizioni che incentivano gli investimenti produttivi: «Gli altri responsabili delle politiche economiche - ha dichiaralo il presidente della Bce - sono chiamati ora con urgenza ancora maggiore a intraprendere i passi necessari a migliorare le prospettive di lungo termine dell'area dell'eu- ro, rispettando rigorosamente e con decisione gli obiettivi del Patto di stabilita e realizzando riforme strutturali nelle economie». Secondo l'analisi della Bce, infatti, va evitato che la debolezza manifestatasi negli ultimi mesi in Europa si aggravi e contagi i consumatori europei finora sorprendentemente ottimisti: «La debolezza - ha spiegato Duisenberg - è particolarmente evidente nel settore manifatturiero, dove la fiducia è calata ancora. I dati più recenti sull'andamento dell'occupazione a fine '98 indicano un certo calo nella creazione di posti di lavoro». Proprio la situazione del mercato del lavoro è considerato l'indicatore che influenza più direttamente la fiducia dei consumatori. La decisione di tagliare i tassi di mezzo punto è stata presa per evitare che si creassero attese di nuovi ùiterventi a breve termine e ora sposta l'attenzione sulle responsabilità dei governi: «La politica monetaria - ha spiegato Duisenberg - non è uè causa nò soluzione dell'alto livello di disoccupazione in Europa». Proprio il deciso taglio della Bce dimostrerà, secondo la Bce, che la soluzione all'incapacità di creare posti di lavoro non dipende dalla politica monetaria. min .4 Wim Duisenberg

Persone citate: Carlo Bastasin, Duisenberg, Wim Duisenberg

Luoghi citati: Europa, Francoforte, Londra