La Giunta: na all'arresto di Dell'Utri di Guido Tiberga

La Giunta: na all'arresto di Dell'Utri Sono stati determinanti il voto contrario dei socialisti e l'astensione dei popolari La Giunta: na all'arresto di Dell'Utri Martedì il voto definitivo della Camera Guido Tiberga ROMA «Un voto secondo coscienza, al di la degli schieramenti di parte». «Un mercimonio in vista della corsa al Quirinale», «Dna camera di consiglio bellissima: tutti preparatissimi». «Un frutto del retropensiero socialista...». Alle nove e mezzo di ieri sera, quando i componenti della giunta per le autori zazzioni a procedere spiegano il loro «no» alla richiesta d'arresto per Marcello Dell'Utri, i commenti non sono improntati alle mezze misure. Una decisione senza sorprese, almeno rispetto alle posizioni del pomeriggio, Soprattutto una decisione non definitiva: dopo il «parere» della giunta, l'ultima parola spetta all'aula, che si pronuncerà martedì prossimo, «(lui la musica potrebbe essere diversa», sorride Koherto Marnili. «Anche perché lo Sdi, che qui aveva due rapprcsosentanti su ventuno, potrà far pesare molto meno il proprio rctropcnsiero socialista», sibila Valter nielli, capogruppo diessino della commissione. La giunta, presieduta dal colo nello di Ali Ignazio i.a Russa, ha affrontato il caso Dell'Utri separando i due capi d'accusa. Alla richiesta d'arresto per tentata estorsione, il «no» ha prevalso per 12 a !). l'ili risicato l'esito del voto relativo alle accuse di calunnia aggravata: Hi no, '.i si, e due astenuti. Nessuna sorpresa rispetto alle previsioni del pomeriggio, (ili ultimi dubbi li aveva sciolti Enrico Rosclli, intorno alle cinque, mentre la riunione della giunta era ancora in corno e Dell'Utri attendeva il verdetto in una riunione riservata con Silvio Berlusconi e gli altri maggiorenti del partito. Il leader dei socialisti di governo, ricordando «la tradizionale posizione» del suo partito, «contraria all'arresto di un parlamentare», formalizzava di l'atto il no che Enzo Ceromigna e Gianfranco Schietroma avrebbero pronunciato qualche ora più tardi. Poco prima, i popolari avevano annuii ciato l'astensione dei loro due rappresentanti, Michele Abbate e Antonio Borromcti, lasciando peraltro libertà di coscienza per il voto di martedì in aula. A favore dell'arresto, a quel punto, restavano soltanto diessini e leghisti, oltre al comunista italiano Giovanni Meloni (che ha parlato di «voto incomprensibile») e al verde Nando Dalla Chiesa, durissimo nel bollare il verdetto della ginn ta, con parole che vanno da «mercimonio» a «decisione politica delle più deteriori». In attesa dell'aula, che potrebbe essere chiamata ad esprimersi con il voto segreto, i diessini lanciano la polemica sulla posizione di I-a Russa, il presidente che, anziché astenersi com'era prassi nelle passate legislature, ha votato contro la richiesta d'arresto. Un voto decisivo: in caso di parità, infatti, il regolamento della minila prevede che prevalga l'o¬ pinione opposta a quella espressa dal relatore: nella fattispecie Filippo Berselli di An, che ovviamente si era opposto alle manette richieste dalla Procura di Palermo. «Noi avevamo chiesto che il presidente non votasse - attacca nielli -. E' vero che La Russa aveva già votato in passato, ma ò anche vero che lui è stato il primo presidente a farlo». Bielli confida comunque in un ribaltamento dolio posizioni in aula: «Non faccio previsioni - dice all'uscita dall'auletta di giunta -. Ma, se tutto sarà riportalo al contesto dal quale si è voluto sfuggire a tutti i costi, sono fiducioso. Qui stiamo parlando di una vicenda di malia: quota non è una semplice calunnia, ma il tentativo di inficiare tutto il pacchetto dei pentiti e portare un colpo durissimo alla lotta contro le cosche». La Russa non sembra raccogliere le polemiche: «Non c'è stato un voto decisivo, tantomeno il mio - taglia corto - Ci sono stati dieci voti decisivi. Espressi secondo coscienza, non secondo schieramenti preconcetti: uomini della maggioranza hanno votato insieme all'opposizione, e viceversa. Per questo sono molto soddisfatto». Sulla stessa linea Filippo Mancuso, ex guardasigilli ed ex magistrato: «Nessuno ha alzato la voce, nessuno ha mai interrotto le parole di un altro, tutti avevano studiato a fondo le carte. E' stata una bellissima camera di consiglio, che mi ha riportato al mio passato professionale. Non la dimenticherò». Marcello Dell'Utri

Luoghi citati: Palermo, Roma