«Era meglio archiviare 5 anni fa»

«Era meglio archiviare 5 anni fa» «Era meglio archiviare 5 anni fa» Pellegrino: ma le responsabilità politiche sono gravi ROMA «Sei anni fa io sostenni che il materiale raccolto dall'accusa contro Andreotti rendeva doverosa un'indagine, ma non era sufficiente per una condanna; oggi la mia impressione è che dal punto di vista qualitativo non si siano fatti molti passi avanti rispetto ad allora». Il senatore diessino Giovanni Pellegrino, presidente della commissione stragi, nella primavera del '93 guidava la Giunta per le autorizzazioni a procedere che chiese e ottenne dal Senato il via libera al processo contro Giulio Andreotti. Oggi non è affatto pentito di quella scelta, anche se mostra qualche perplessità sull'esito del procedimento. Quindi come giudica la richiesta di condanna a 15 anni di carcere? «Coerente con l'impostazione dell'accusa: vedremo se il tribunale considererà sufficienti i riscontri effettuati». Secondo lei la procura di Pa¬ lermo doveva chiedere l'assoluzione? «Non lo so, bisogna aspettare la sentenza per capire se c'è una vera sostanza dietro la richiesta di condanna oppure ci si è adagiati su una naturale affezione alle proprie tesi. Forse sarebbe stato meglio chiedere l'archiviazione al termine delle indagini preliminari, che avrebbe consentito una riapertura dell'inchiesta in qualsiasi momento, ma una volta che s'è scelto di affrontare il processo la richiesta di condanna non mi sorprende. Mi preoccupa, invece, un'altra possibilità». Quale? «Che l'opinione pubblica abbia già pronunciato un verdetto di assoluzione per Andreotti, senza troppe distinzioni tra reponsabilità penali e responsabilità politiche. Col clima che s'è creato oggi, dal telegramma del Papa per gli 80 anni ai festeggiamenti ufficiali in Senato, c'è il rischio che qualunque sia l'esito giudiziario finisca per cancellare le respon¬ sabilità politiche di Andreotti anche nel campo dei rapporti con la mafia, che invece secondo me sono oggettive e molto gravi. E epiesta sarebbe un'ingiustizia». Veramente Andreotti non ammette nemmeno le responsabilità polii ielle... «Perché lui ha un modo minimalista di affrontare i problemi, sminuzza la storia in una serie di episodi insignificanti fino a negare ogni responabilità politica. L'ha fatto anche davanti alla commissione stragi, per sostenere che non esiste quell'aspetto occulto del potere che invece secondo me c'è eccome. Inoltre la sua difesa è stata molto furba e intelligente». In che senso? «Negando la conoscenza con i cugini Salvo, per esempio, ha fatto spendere un sacco di energie per provare a dimostrare qualcosa che, se pure si fosse accertato, non avrebbe significato granché. E poi col suo lavoro politico ha voluto far intendere che uno statista del suo calibro non poteva essersi perso dietro alle beghe di mafia Una volta Corrado Statano, al quale facevo notare la dedizione assoluta di Andreotti al mestiere di senatore, mi disse che in questo modo ci voleva trasformare tutti nella sua scorta, in testimoni della sua innocenza. Aveva ragione Anche la sua originale posizione sulla guerra, oggi, hi qualche modo fa parte della sua difesa». Il processo Andreotti è cominciato con l'arrivo di Caselli a Palermo e finisce mentre se ne sta per andare: qua! è secondo lei il bilancio di Caselli procuratore di Palermo? «Molto positivo. Lui ha dimostrato di non volersi fermare di fronte a nessun santuario, e questo per quell'ufficio è stato un fatto importantissmo, fondamentale. Indipendentemente dall'esito del processo Andreotti, Caselli ha svolto un ottimo lavoro, restituendo fiducia e credibilità a un'istituzione dello Stato che l'aveva perduta», (gio. bia.l

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