Missione rifornimento nei cieli dei Balconi di Renato Rizzo

Missione rifornimento nei cieli dei Balconi SU UN 707 ITALIANO CHE FA DA APPOGGIO Al BOMBARDIERI NATO Missione rifornimento nei cieli dei Balconi reportage Renato Rizzo In volo SUll'ALBANIA IL primo a presentarsi all'appuntamento ha un nome in codice dal forte potere evocativo: Luger. (1 Tornado della Luftwaffe mostra un profilo netto come un taglio di rasoio, appena appesantito da missili e bombe annidate sotto le ali. Sfila a 35 metri dal nostro oblò, poi regola la velocità su quella del grande velivolo che lo sta aspettando: 550 chilometri all'ora, ma sembra fermo mentre il sole fa luccicare le nove tacche rosse dipinte sulla carlinga a testimoniare il numero di missioni compiute. E' cielo d'Albania. Di qui il Tornado incomincerà la corsa per bombardare la Serbia. Ma, prima, la «mamma» devi; occuparsi dei suo «pargolo». E di quell'altro, battezzato Mace, che sta bucando in questo momento le nuvole con le luci lampeggianti sul dorso grigio. La «mamma» fa galleggiare nell'aria le sue 100 tonnellate. E' un Boeing 707 italiano riconvertito al ruolo di tanker col compito di rifornire in volo i cacciabombardieri Nato ai limiti della zona di missione. Incarico precipuo, non unico. Il giorno di Pasquetta proprio dove ora siamo seduti noi erano accomodali i due libici accusati della strage di Lockerbie. Il 707, utilizzato come cellulare con congrua scorta di carabinieri armati, li aveva prelevati a Tripoli per portarli a Rotterdam su incarico dell'Orni. Un «lavoro» di routine. Non quello difficile e pericoloso d'alimentare a 5 mila metri il braccio armato dell'Alleanza Atlantica. Quel «lavoro» che fa sfoderare l'orgoglio di piloti ed equipaggi. Perchè, come chiosa il maggioro Vincenzo Zarro, portavoce della nona brigata aerea: «Se viene abbattuto un caccia, c'è un caccia in meno in volo. Se viene abbattuto un aereo-cisterna i caccia in meno possono essere una dozzina: tutti quelli che partecipano all'azione e, restando senza carburante, rischiano di cadere o devono smettere di combattere». Ore 7,40, aeroporto di Pratica di Mare. Parto la missione Penny 46. Ultimo atto d'una procedura iniziata sei ore prima con la lettura del dispaccio cifrato attraverso cui il comando Nato ordina il come, il dove, il quando dell'operazione di rifornimento. Rotta: Ponza-Sorrento, Brindisi per agganciare, poi, quel quadrilatero di cielo a cavallo fra Albania ed Adriatico che ha il lato superiore a Sud di Durazzo e scende lambendo la città di Pier. Pioggia, nuvole. Ore 8,25 la torre di controllo di Brindisi gracchia lo stop al volo: manca il contatto radio con l'aereo radar Awacs che, da 10 mila metri, è incaricato di spiare gli aeroporti di Milosevic e attivare la caccia per l'eventuale partenza di un Mig o di un missile. Il Boeing gonfio di carburante è bersaglio privo di difese: «Avventurarsi senza ombrello di protezione sarebbe silicici,!. Come lasciare in balia dei falchi una mucca», ironizzano i piloti, con sguardo però molto serio. Quindici minuti di stand by: la zona è intasata dalle voci della guerra, non si trovano frequenze in cui inserirsi per comunicare. Poi, ecco il contatto con l'Awacs chiamato Magic che domina su questo spicchio d'Europa. Ed ecco il via libera. Velocità 750 chilometri all'ora, gran sole. Sotto di noi, adesso, un presepe piatto con fiume che si stende in placido anse. Nella cabina ci sono il comandante (lo chiameremo Vincenzo, con il solo nome di battesimo), il suo secondo Giuseppe ed il navigatore Mauro. Il radar spazzola il cielo. La schiena del pilota si irrigidisce quando lo schermo rileva, lontana, la presenza di un aereo. Frazioni di secondo. Mentre l'Awucs tranquillizza, il punto si trasforma in una piccola bandiera tedesca. L'occhio elettronico ha riconosciuto il velivolo amico. E a ulteriore conferma giunge la parola d'ordine di «Luger», seguita, poi, da quella di Mace. Così, in pochi minuti, il Boeing italiano scorta, ed anzi concretamente aiuta, due caccia della Luftwaffe. In qualche modo, unu cartolina di storia. I Tornado, che hanno consumato per decollare e portarsi in quota quasi un quarto del loro carburante, si agganciano ai tubi che fuoriescono dalle ali della «mamma»: una manciata di minuti per succhiare rispettivamente 6 tonnellate di speciale kerosene JP8. Quindi virano dentro questo spettacolare azzurro e, giù, verso la guerra imitati, un ora dopo, da altri due caccia che hanno appena concluso la stessa operazione. Per il 707 è il tempo del rientro: quasi affannato, «tagliando» gli angoli della rotta. Si è praticamente svenato. La sua riserva di propellente è a livello «bingo»: il minimo indispen sabile per garantire il rientro a casa.

Persone citate: Mace, Milosevic, Pioggia, Vincenzo Zarro

Luoghi citati: Albania, Brindisi, Durazzo, Europa, Rotterdam, Serbia, Sorrento