Sul Kosovo assedio a Eltsin
Sul Kosovo assedio a Eltsin Sul Kosovo assedio a Eltsin La Duma decisa a votare l'impeachment Giuliano Chiesa corrispondenti! da MOSCA «Non ci faremo trascinare in guerra noi Balcani. Non invieremo materiale bellico in Jugoslavia». Boris Eltsin lancia messaggi tranquillizzanti senza rinunciare a criticare aspramente la Nato, i cui bombardamenti ha definito ieri «sogno di assenza di un elementare coscienza civile». Ma non è chiaro fino a che punto, e per quanto tempo, potrà sostenere questa posizione. Anche perché è stato ieri smentito platealmente dal presidente della Duma, Gennadij Selezniov, di ritorno da Belgrado. «Se l'escalation della guerra continuerà - ha dotto ai giornalisti Selezniov - so non si vorranno ascoltare lo proposte di pace della Jugoslavia, allora saremo costretti ad aiutare con mezzi tecnico-militari la Federazione Jugoslava». Per misurare la serietà della minaccia occorre tenere conto che la Duma si appresta a votare l'impeachment contro Eltsin, il 15 aprile. Ed è ormai altissima la probabilità di un esito positivo della votazione, dopo che la frazione di Javlinskij ha fatto sapere che voterà a favore dell'impeachment per uno dei cinque capi d'accusa, quello della guerra di Cecenia. Dunque la posizione del Presidente russo si è fatta improvvisamente molto debole e la crisi balcanica potrebbe diventare uno dei punti dello scontro con i deputati. Il che a sua volta potrebbe portare a drammatici sviluppi interni russi, come lo scioglimento del Parlamento e le dimissioni del governo. Selezniov, considerato un moderato tra i comunisti, ha usato toni drammatici dopo i suoi colloqui belgradesi: «La Nato non si illuda - ha detto - i serbi si batteranno fino alla fine. Ce ne siamo convinti di persona. Se cominceranno operazioni di terra scorrerà un mare di sangue». Poi ha aggiunto che la Russia «si offre come garante che la Jugoslavia siederà al tavolo negoziale non appena cesseranno i bombardamenti» E, in una doccia scozzese di buone e cattive notizie, ha definito come «la più grossa delle panzane quella secondo cui Milosevic si appresterebbe a consegnare i tre prigionieri americani al presidente di Cipro». «Me l'ha detto.di persona Milosevic - ha esclamato Selezniov - cadendo dalle nuvole quando ha sentito che qualcuno di sarebbe accinto a rilasciare i militari americani». L'altra buona notizia - ma non è chiaro quanto solida portata a Mosca da Selezniov, è che Ibrahim Rugova sarebbe pronto a guidare un governo del Kosovo su base di un'alleanza di diverse organizzazioni moderate albanesi. Il brutto tempo si è invece accentuato con la notizia dell'annullamento dell'incontro Russia-Nato che avrebbe dovuto tenersi giovedì prossimo. Fonti diplomatiche russe hanno precisato che la Nato ha violato l'Atto Fondamentale firmato a Parigi con la Russia nel 1997, hi base al quale si prevedevano «consultazioni obbligatorie» e «azioni concordate», mentre gli occidentali «si sono messi d'accordo, alle spalle della Russia, di inserire nel progetto di pace di Rambouillet l'articolo 7, che includeva nell'accordo politico l'in¬ gresso delle truppe nel Kosovo». Ma, sullo sfondo di un clima turbolento e del montare di una violenta e generale ondata di sentimenti anti-americani, si coglie la preoccupazione del presidente Eltsin e di una parte dell'elite politica moscovita di non perdere il contatto con gli occidentali e di mantenere l'iniziativa diplomatica. Il problema è tuttavia che gli umori popolari e di una parte maggioritaria e influente del mondo politico si vanno facendo sempre più radicali. Perfino il popolare sindaco di Mosca, Jurij Luzhkov, candidato oggi meglio piazzato per la corsa presidenziale, assume toni di aspra polemica antiamericana. Se vincerà lui, la musica russa diventerà molto poco melodiosa per Washington. Ma le elezioni sono molto lontane.
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