La Nato vuol annientare Telemilosevic di Francesco Manacorda

La Nato vuol annientare Telemilosevic «In onda solo odio e menzogne». Belgrado beffarda: a noi bastano sei minuti sulle tv alleate La Nato vuol annientare Telemilosevic «Dateci 6 ore al giorno di trasmissioni o bombardiamo» Francesco Manacorda corrispondente da BRUXELLES La televisione serba entra nel mirino della Nato. Ieri il portavoce militare dell'Alleanza, il commodoro David Wilby, ha annunciato che le strutture della tv di Stato «hanno riempito l'etere con odio e menzogne negli ultimi anni e soprattutto adesso. Quindi sono ora un obiettivo legittimo in questa campagna». Un cambiamento di posizione nettissimo nella politica Nato, visto che solo una settimana fa il portavoce politico dell'Alleanza, Jamie Shea, aveva escluso categoricamente che i raid potessero essere diretti contro la tv di Milosevic. Ma adesso, dopo le immagini - false sostiene la Nato di danni provocati dagli Alleati a Pristina, i comandi militari alleali hanno chiesto con forza di spostare la minaccia di ostilità anche sulla «sofisticata macchina di propaganda serba», come la chiama Wilby. Certo, spiega una fonte Nato, il messaggio di ien e da considerar!! in parte un «avvertimento» perché i serbi cessino la loro propaganda, e per ora gli Alleati non pensano assolutamente di bombardare gli studi televisivi. Ma ritengono invece di avere mano libera con le antenne e i ripetitori della tv, che spesso sono in zone militari e che altrettanto spesso - si dice a Bruxelles - servono anche per trasmettere segnali diversi da quelli delle trasmissioni tv. Del resto lo stesso Shea spiega che le antenne e i ripetitori della tv «sono integrati nei nodi di controllo e di comunicazione delle forze armate jugoslave» e che alcuni di questi sono già stati «attaccati come obiettivi militari» nei giorni scorsi. La via d'uscita che l'Alleanza lascia a Milosevic per eviUtre gli uttacchi - trasmettere sei ore al giorno di programmi occidentali sulla guerra nel Kosovo «tre ore dalle dodici alle diciotto e altre tre dalle diciotlo a mezzanotte» - appare puramente formale. Tanto che poche ore dopo l'annuncio della Nato, Tatiana Lenart, caporedattore della Tv di Stato serba replica in modo beffardo, accettando la proposta occidentale, ma a patto che le tv dei Paesi alleati trasmettano lo stesso numero di ore di programmi serbi: «Anzi - aggiunge - a noi non occor¬ rono sei ore, ma basterebbero sei minuti». Nella guerra per immagini e dichiarazioni che si fa sempre più forte accanto alle ostilità sul campo, la Nato ieri ha smentito in modo categorico che le immagini di distruzione degli edifici a Pristina, mostrate appunto dalla tv serba, siano la causa dei suoi raid. Anzi, ha accusato Wilby, «crediamo che tutto questo sia stato orchestrato dalle forze serbe». Gli attacchi aerei - ha spiegato ancora il portavoce militare - sono stati ben diretti verso i loro obiettivi e in particolare contro il quartier generale della polizia speciale a Pristina. Allo stesso modo, mentre il governo jugoslavo ha emesso un comunicato per dire che ormai la pace regna in Kosovo, la Nato sostiene che non c'è alcuna prova che lo forze serbe abbiano smesso di attaccare i kosovari e che quindi la campagna di attacchi aerei continua a ritmo ancor più intenso. Nell'arco delle ventiquattr'ore gli aerei alleati hanno compiuto circa 400 missioni, anche grazie a! tempo che si mantiene buono sulla zona. «Tutti gli obiettivi erano di valore militare e le nostre preoc- • cupazioni per i danni collaterali e la perdita di vite civili rimane assoluta», ha assicurato Wilby. Ma assieme alle armi, sottotraccia, parla anche la diplomazia. I bombardamenti continuano, insomma, ma il tentativo di dialogo non si ferma. Sebbene il prossimo incontro Nato-Russia, previsto il 15 aprile, sia stato annullato i Paesi dell'Alleanza si starebbero muovendo intensamente per riallacciare i rapporti con Mosca in vista della riunione dei ministri Nato di lunedì e grazie al suo apporto trovare una soluzione diplomatica con la Serbia. In particolare, sostiene il «New York Times», si stanno svolgendo in questi giorni numerosi contatti informali tra Usa, Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia con esponenti russi. Sul fronte umanitario, intanto, prosegue l'organizzazione dell'«Operazione rifugio alleato» per assistere le organizzazioni umanitarie che si occupano dei profughi in Albania. I piani dell'Alleanza, lia detto Shea, sono di inviare ottomila uomini in Albania e le prime truppe saranno sul posto alla fine della prossima settimana.

Persone citate: David Wilby, Jamie Shea, Milosevic, Tatiana Lenart, Wilby