Per i profughi è un inferno Nolo, minacce alla tv serba

Per i profughi è un inferno Nolo, minacce alla tv serba Ancora bombe su Belgrado. Minata la frontiera con l'Albania. Dini: soluzione negoziata, non imposta Per i profughi è un inferno Nolo, minacce alla tv serba Dalla bolgia di Blace i profughi sono stati mandati in gran parte in Albania, a Korcia. Una parte è stata spostata invece in altri campi macedoni, ma all'appello mancano almeno diecimila rifugiati che, si teme, potrebbero essere stati rispediti in Kosovo, alla mercè delle bande di Milosevic. I serbi hanno per la prima volta dopo molti giorni consentito ad alcuni giornalisti occidentali di visitare Pristina. La città è apparsa deserta, popolata solo dai cani e dai serbi: militari, poliziotti e civili in armi. E gli albanesi? «Stanno nascosti in casa per paura delle bombe». La Nato ha però smentito di aver colpito obiettivi civili a Pristina e, denunciando le immagini della tv serba come «una montatura», ha chiesto a Milosevic di mandare in onda sei ore al giorno di programmi occidentali sulla guerra. In caso contrario i ripetitori tv della Jugoslavia saranno presi di mira dai jet. Mentre a Belgrado, colpita ancora ieri notte da sei forti esplosioni, ci si prepara alle processioni del venerdì santo ortodosso sotto le bombe, la diplomazia sembra ripartire. Dini ha chiesto una soluzione «non imposta» e, mentre si parla di una nuova iniziativa russa, a Belgrado è arrivata una delegazione della comunità di Sant'Egidio, sperando di portare a Roma il leader moderato albanese Rugova. SERVIZI DA PAG. 2 A PAG 7 Il timbro per lo salvezza Questo marchio impresso sul dorso della mano di una profuga kosovara vale un passaggio aereo per la Germania, cioè per la libertà. Nel campo di Petrovic, Macedonia, i tedeschi hanno aperto un posto di raccolta con un cartello che dice: «Se volete andare in Germania venite qua». Una via d'uscita, sia pure momentanea, dall'inferno della precarietà, dalla coda per il rancio, dalla scabbia, dal tutto che si è perso. Ma il significato di quel timbro resta: è un passaporto per la salvezza, però certifica la condizione disperata di un deportato. Una diaspora che sarà difficile curare.

Persone citate: Dini, Milosevic, Nolo, Petrovic, Rugova