SHOSTAKOVIC E SIBEUUS di Leonardo Osella
SHOSTAKOVIC E SIBEUUS CONCERTI RAI SHOSTAKOVIC E SIBEUUS Varga dirige anche Beethoven Il solista è Zimmermann LA programmazione concertistica Rai propone tre «puntate» consecutive con la presenza di Shostakovic. Dopo la «Decima Sinfonia» che è stata diretta da Rostropovic e prima della «Undicesima» che vedrà sul podio Eliahu Inbal, ecco in questi giorni (giovedì 8 alle 20,30 e venerdì 9 alle 21) apparire al Lingotto il «Concerto n. 1 in la minore per violino e orchestra, op. 77». Il lavoro nacque fra il luglio del 1947 e il marzo del 1948. Ma quello fu proprio l'anno in cui Andrej Zdanov, censore musicale per conto di Stalin, rese noto il famigerato manifesto che attaccava i compositori sovietici, più di tutti Shostakovic, che perse addirittura il posto al Conservatorio di Leningrado. Così David Oistrach, al quale il Concerto è dedicato, lo potè eseguire soltanto nel 1955, e nel frattempo il compositore dovette adattarsi a scrivere musiche celebrative e di circostanza, come «Il Canto delle Foreste» che inneggia ai rimboschimenti promossi dal regime. Il Concerto alterna momenti tetri e seriosi, tra cui una classica passacaglia, ad altri in cui il virtuosismo si fa serrato. Ed è in questo contrasto espressivo che si dovrà estrinsecare la bravura di FrankPeter Zimmermann, il violinista chiamato ad eseguirlo accanto al direttore Gilbert Varga. Il «Concerto» shostakoviciano avrà come breve ma intenso preludio la «Valse triste» di Jean Sibelius. E' la più famosa delle musiche che il compositore finlande- se scrisse nel 1903 per il dramma teatrale «Kuolema» (La morte). Essa accompagna una scena di delirio: la madre morente del protagonista sogna di danzare con uno sconosciuto vestito di bianco e armato di falce. L'assoluta mancanza di allusioni ironiche, come sottolinea Ferruccio Tammaro, non ne fa una «Danse macabre», bensì «una "Valse noble et sentimentale" non lontana da quella concezione borghesemente aulica che aveva determinato l'ingresso del genere anche nella sinfonia». Sia pure in modo meno dichiarato, per quanto addirittura più esplicito nella sostanza, si rifà alle movenze della danza anche la pagina scelta per chiudere la serata, la «Sinfonia n. 7 in la maggiore op. 92» di Beethoven. Fu Wagner, come si sa, a definire «apoteosi della danza» questa stupenda e trascinante opera. Fanno eccezione, in un simile tripudio del ritmo, l'introduzione lenta e il secondo tempo che, pur mostrando un'accentuazione funebre o quanto meno di compunto raccoglimento, va eseguito in tempo di «Allegretto». La vena dionisiaca riprende nel «Presto», che non disdegna addirittura pennellate di arguto umorismo nel cicaleccio responsoriale fra gruppi di strumenti e nelle interiezioni dei timpani; e la Sinfonia giunge a perfetta destinazione con lo scatenamento delr«Allegro con brio». Leonardo Osella
Luoghi citati: Leningrado
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