E IL SALADINO NON FU POI COSF FEROCE SE SI INNAMORO' DI UNA RELLA CRISTIANA di Giorgio Calcagno

E IL SALADINO NON FU POI COSF FEROCE SE SI INNAMORO' DI UNA RELLA CRISTIANA E IL SALADINO NON FU POI COSF FEROCE SE SI INNAMORO' DI UNA RELLA CRISTIANA ELL' inverno del 1935-36, mentre i nostri soldati arrancavano in Abissinia contro il Negus, l'Italia scoprì, tutte insieme, la radio, le figurine, la febbre dei concorsi a premi. Laggiù si combatteva, ma qui si contrattava. Alla radio andavano in onda «I quattro moschettieri» di Nizza e Morbelli, un successo mai più raggiunto da alcuna trasmissione; i cento personaggi, disegnati da Angelo Bioletto, erano diventati figurine nascoste nei prodotti Perugina; e bisognava presentarle tutte e cento per avere diritto al premio. Le prime 99, a forza di scambi, si riuscivano a mettere insieme. La centesima era introvabile: il Feroce Saladino. LA LEGGENDA DI SALADINO Gaston Paris Salerno pp. 100 L 15.000 L'Italia cantava, sull'uria del «Lodovico» di Mascheroni, «Saladino - col fez e lo spadino - gran Saracino - sei stato tu?»; le famiglie si dissanguavano a comperare cioccolata e il maledetto non veniva fuori. Per parecchi anni, nel nostro linguaggio, rimase sinonimo di oggetto misterioso, talismano dei sogni, Graal deba prima ricerca consumistica. Fu l'ultima icona, degradata ma non del tutto usurpante, di un mito tramandato per secoli, intorno alla figura del capo musulmano, che aveva saputo riconquistare Gerusalemme, sconfiggendo i cristiani. Con quell'aggettivo «Feroce» i due rivistaioli Anni 30 si rifacevano alle origini lontane deba leggenda: che l'immaginario europeo aveva assai presto modificato. Il malvagio delle prime cronache, giunto al potere attraverso sanguinose elimina¬ zioni di concorrenti, trascolorò a poco a poco in un eroe generoso, incarnante - duecento anni prima del poema ariosi esco - la gran bontà dei cavalieri antiqui. Già ai tempi di Dante, quando la memoria storica era ancora vicina e i cristiani avevano appena perduto l'ultimo lembo di Terrasanta, a San Giovanni d'Acri (1291), U Saladino doveva apparire un personaggio da additare a esempio. Il pronipote del crociato Cacciaguidà non ha esitazione a collocarlo fra gb spiriti magni del limbo, separato dagli altri, per dargli più ribevo: «e solo, in parte, vidi il Saladino». Sulla sua scia Boccaccio avrebbe fatto del Saladino il protagonista di due importanti novelle, la terza e la penultima del Decameron, per mostrare la sua saggezza. E già prima il Novellino gliene aveva dedicate tre, nello stesso spirito. «La leggenda di Saladino» correva l'Europa, arricchiva le po¬ che notizie storiche con molte sovrapposizioni romanzesche, in tutti i Paesi dove i crociati avevano fatto ritorno: come dimostrò il grande filologo francese Gaston Paris, in un saggio del 1893 che raccoglie i più rari, curiosi, spesso paradossali documenti. Il libro torna ora alla luce con una bella prefazione di Franco Cardini, che sottolinea il progressivo cambiamento di prospettiva nella visione del sultano medievale: divenuto, abe soglie dell'Illuminismo, il campione della tolleranza, politica e religiosa. In realtà Yusuf ibn Ayyub (Giuseppe figlio di Giobbe) volle trasformare d suo nome in Salab ad-Din (la santità deba religione) per indicare un programma di vita che non doveva lasciare troppi margini al dialogo con la.fede altrui. E le sue imprese contro i cristiani lo confermano. Ma la leggenda va in una direzione diversa. Parlano di un personaggio così magnanimo da mandare un cavallo al nemico in battaglia perché non debba combattere appiedato; gira l'Europa in incognito per conoscere i costumi - e i disegni - dei suoi avversari; si innamora di donne cristiane, fino a conquistare la regina Aliénor, mogbe di Luigi VII (che la ripudierà); e muore in odore di conversione al cristianesimo. Prendiamo la leggenda per il valore che oggi può ricordarci: il rispetto di una cultura diversa, contro le tentazioni di troppi fondamentalismi, non soltanto religiosi. Ma ricordiamo anche la storia, che la leggenda non è riuscita a nascondere. Il vincitore dei cristiani, definito paradossalmente per secoli il Turco, era nato sulle rive del Tigri, veniva da un popolo che proprio i Turchi avrebbero, in modo più feroce, perseguitato. Fu storicamente, e rimane ancora oggi, il più grande dei curdi. Giorgio Calcagno LA LEGGENDA DI SALADINO Gaston Paris Salerno pp. 100 L 15.000

Luoghi citati: Europa, Gerusalemme, Italia, Nizza, Salerno