Si rinnova la Pbe officina di saggi

Si rinnova la Pbe officina di saggi Si rinnova la Pbe officina di saggi /V MILANO ■ I UARTIER generale Elemond, via Tfe'rità'costé, tèrzo piano di I I tipo zen, ricco di spazi e di quadri astratti: si parla della II nuova Piccola Biblioteca Einaudi, la Pbe, sigla gloriosa, oltre —650 titoli in quasi quarant'anni, nove milioni di copie e un ^» nome sopra gb altri nella volata dei top 10, quello di Federico Chabod con la sua Italia contemporanea (400 milu copie). «La Pbe rischiava di diventare un monumento, noi vogliamo che sia ancora un'officina di proposte», dicono Vittorio Bo e di Carlo Bonadies: dell'Einaudi il primo è amministratore delegato e direttore generale, il secondo è responsabile di tutta la saggistica. Nuovo il formato, un po' più alto e largo, e nuova la faccia, la copertina, d'un grigio luminoso con due quadrati in alto a sinistra di uno stesso colore ma in gradazione. Dettagli non secondari, neba rinnovata Pbe, perché continuano con giudiziose varianti antichi segni caratteristici. Designer-róagisfe, Pier Luigi Cerri. E i colori sono otto, tanti quante le sezio¬ ni: filosofia, storia e geografia, saggistica letteraria e linguistica, psicologia, scienza, arte-teatro-cinema-musica, scienze umane, scienze religiose. Quattro titoli per il debutto: 7/ primo libro di filosofia di Nigel Warburton, un testo accessibilissimo nel linguaggio, una dote che Vittorio Bo vorrebbe fosse un po' la bandiera di tutta la Pbe. Seguono La predicazione del Cristo di Maurice Sachot, L'incertezza del clima di Robert Kandel e Cavalieri e cavalleria nel Medioevo di Jean Fiori. «Siamo in controtendenzn». commenta Bo, E spiega che «nell'attuale e generale raffreddamento delle vendite, credere nella saggistica è un gesto che sa di sfida». Ma è una scommessa «meditata, consapevole», perché di segni di un interesse diffuso ci sono: ad esempio il volume di Diamond Armi, acciaio e malat tic ha bruciato dodicimila copie in quattro mesi, e benissimo sono andati i due tascabili sul buddismo e sull'ebraismo. Scienza e religione sono due campi in cui la Pbe vorrebbe correre forte. Nelle scienze cognitive, soprat¬ tutto. E presto l'Einaudi terrà a battesimo una collana tutta nuova proprio di larga divulgazione scientifica. «In Italia siamo allineati con il resto d'Europa, il pubblico ha curiosità e cultura dice ancora Bo -. Il difficile è però da noi trovare testi ciliari, ben raccontati. L'accademia pesa ancora, eccome». E nella critica letteraria si vorrebbe che l'autore si esponesse di più, 'rischiasse con gusti e motivazioni più personali: «Le pretese d'obiettività scientifica tipo quelle dello strutturalismo sono ormai in crisi», nota Bonadies. La nuova Pbe vuol offrire libri di base, secondo l'idea che animava la collana alla nascita, nel '60. «Un libro per ogni voce di enciclopedia», diceva Franco Fortini, che contribuì non poco al progetto. Anche per questo hanno un prezzo contenuto. Una saggistica utile per i bilanci non meno della narrativa, la quale da noi «s'è sciolta», secondo Bo: i giovani scrittori, cannibali o no, hanno come rotto le dighe, fanno romanzi «più vicini, domestici». Bo, uomo rapido e sorridente, ha 45 anni, ò figlio di un primo cugino del grande Carlo Bo. Nel '76 è stato tra i fondatori della casa editrice II Melangolo, poi ha lavorato all'Ansaldo e in altre grandi industrie: «La managerialità nell'editoria - assicura - non è il malo che dicono. Anzi. Non divide più l'Olimpo delle ideo dal piano della gestione». Claudio Alta rocca

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