L'UOMO CHE INSEGNO' A PARLARE ALLE SCIMMIE

L'UOMO CHE INSEGNO' A PARLARE ALLE SCIMMIE L'UOMO CHE INSEGNO' A PARLARE ALLE SCIMMIE Uamore tra un etologo e il suo scimpanzé ICE Jane Goodall: «Se guardi fisso uno scimpanzé, hai l'impressione che i suoi occhi siano le finestre aperte sulla sua mente. E invece ti accorgi che i vetri sono opachi e non lasciano trasparire nulla del mistero che si cela là dentro». Ebbene l'etologo Roger Fouts, famoso in tutto il mondo per la sua appassionata crociata in favore degli scimpanzé, é riuscito a svelarlo questo mistero. La storia delle scimmie racconta una meravigliosa avventura, racconta come sia nata l'amicizia tra un essere umano e uno scimpanzé, che riescono a comunicare tra loro usando un linguaggio gestuale inventato dall'uomo. Il boom delle scimmie «parlanti» scoppia prima degli Anni Settanta. Uno coppia di psicologi americani, Alien e Beatrix Gardner, dell'Università di Reno, nel Nevada, adotta nel 1966 una scimpanzé femmina di dieci mesi, Washoe, che presto diventerà una star nel firmamento delle scimmie «parlanti». Non parla come gli umani. I suoi organi vocali, diversi dai nostri, non glielo consentono. Sono loro, i Gardner, che hanno l'idea geniale d'insegnare alla scimmietta il linguaggio gestuale che si usa in America per parlare con i sordomuti, il cosiddetto Ameslan (abbreviazione di American Sign Language). Washoe si dimostra subito una scolara eccezionale. A tre anni ha già imparato 87 segni, a cinque ne conosce 132. Vive in una roulotte dove nessun umano parla. Tutti si esprimono a gesti. Washoe ò vestita e porta i pannolini come i bambini. Impara a mangiare con le posate, a giocare con le bambole, a disegnare, perfino a lavarsi i denti dopo i pasti. I Gardner vogliono darle un'infanzia «umana» per mettere a confronto lo sviluppo di uno scimpanzé con quello di un bambino. Roger Pouts viene assunto dai Gardner come babysitter di Washoe, quando la scimmietta ha un anno. E' uno studente povero in canna che stenta a mettere insieme il pranzo con la cena. Ma poco alla volta si affeziona a quella biricchina che gliene combina di tutti i colon. Con lei dialoga meravigliosamente (a gesti naturalmente). Quando la mette per la prima volta sul vasino, la implora: «Cerca di fare pipi» e lei di rimando «Non ci riesco». Proprio come un bambino. Giorno dopo giorno Washoe sviluppa una capacità straordinaria di comunicazione simile a quella degli esseri umani e, usando i gesti mentre parla da sola o con le sue bambole, dà prova di possedere una vera e propria intelligenza creativa. In questo libro affascinante, Pouts ci fa seguire passo passo i progrossi della sua scolara, che oggi ha 33 anni ed è la veterana delle scimmie «parlanti». Quando Washoe compie cinque anni, i Gardner passano la consegna proprio a lui, Roger Fouts e il Progetto Washoe si trasferisce nell'Istituto per gli Studi sui Primati di Oklahoma. Qui la scimmietta prodigio non vive più in una roulotte, ma in un'isola abitata da quat- Ito scimpanzé più piccoli di lei. Fouts teme le reazioni della sua amichetta a quella compagnia per lei insolita. Ma le cose vanno molto meglio del previsto. Washoe si comporta come una mammina nei confronti delle scimmiette tutte più giovani di lei. E Fouts insegna anche a loro l'Ameslan. Col passar del tempo lo studioso incontra decine di altri scimpanzé e si accorge che ciascuno è dotato di una propria individualità e di una propria espressività. Per amor di Washoe, per salvarla dalla prigionìa, Fouts sacrifica persino le prospettive della sua carriera. Tra lui e la sua allieva nasce un legame indissolubile. Roger non l'abbandonerà mai. E quando le muore il primo figlio, non c'è nulla di più umano della disperazione di Washoe. Gli scimpanzé, è più che evidente, hanno la consapevolezza della morte. Fouts riesce a procurarle un figlioletto adottivo, e scopre con gioia che la mamma trasmette al piccolo quello che ha imparato, parlandogli in Ameslan. Le ricerche di Roger Fouts non solo su Washoe, ma su molti altri scimpanzé dimostrano in modo inequivocabile che queste scimmie sono capaci di prodezze intellettuali una volta ritenute prerogativa dei soli uomini. Dialogando con gli scimpanzé, Fouts scopre quanto questi nostri pelosi parenti ci assomi- S;lino nel comportamento, nole passioni, nelle emozioni, nei sentimenti. La cosa del resto non dovrebbe sorprenderci. Dopo tut- to queste scimmie hanno il 98,4 dei geni in comune con l'uomo. Sono più affini alla specie umana che non alle altre scimmie antropoidi, cioè al gorilla e all'orango. Per cui non è tanto paradossale lo psicologo Jared Diamond quando suggerisce di chiamare lo scimpanzé «Homo troglodytes» e di considerare l'uomo come una terza specie di scimpanzé: lo scimpanzé umano. Un libro come questo ci induce a riflettere. E insieme con Roger Fouts ci chiediamo anche noi: è moralmente accettabile usare come cavie negli esperimenti scientifici animali intelligenti e sensibili come gli scimpanzé? Isabella Lattea Colf mann Uogrr Fouts, l'etologo che ho insegnato agli scimpanzé un linguaggio gestuale /ter comunicare con gli uomini La storia di Roger Fotus che mane) il linguaggio gestuale dei sordomuti incominciò a dialogare con la piccola Washoe SCIENZA ÌWM LA STORIA DELLE SCIMMIE Roger l( me. Mondadori pp. 478 L 34.000

Luoghi citati: America, Nevada, Oklahoma