SE IL BELGIO E'UN COLLEGIO

SE IL BELGIO E'UN COLLEGIO SE IL BELGIO E'UN COLLEGIO La "Sofferenza"di Claus SOFFERENZA DEL BELGIO Hugo Claus Feltrinelli pp. 672 L. 35.000 ON so se si possa, se sia lecito, cominciare una recensione dicendo che il romanzo a cui in essa si allude è un capolavoro. Però la tentazione è comunque troppo forte, con la Sofferenza del Belgio di Hugo Claus. Forse potrei attenuare la roboante dichiarazione alludendo alla mia identità di pedagogista che mi ha fatto leggere questa complessa, vibrante, poetica, straordinaria vicenda educativa, anche come il tracciato di una Bildung prorompente, come un romanzo di formazione da sistemare molto in alto, lassù, dove si trova, in solitudi Ei il d di Kll E ne, Enrico il verde di Keller. E poi collocherò, accanto al capolavoro di Claus, ben tre presenze in grado di irritare l'autore, anche se a me consentono di attrezzare una speciale cornice ermeneutica. Dirò dunque del pittore belga James Ensor, dell'autore di fumetti, belga, Hergé, creatore di Tintin, e del film belga Voto lehéros. Si tratta, nei tre casi, di autori «fransquilloni», come Claus, fiammingo, definisce i francofoni, ma a me consentono di definire lo stile di una cultura che mi appare raffinata, armonica, estremamente riconoscibile, proprio mentre si delinea il magma dell'interno ribollire, la tensione irrisolta delle contraddizioni, perfino la lacerazione di cui è pervasa, mentre si propone nella sua interezza. Il tragico carnevale di Ensor, la sgarbata, violenta poesia di Tintin, l'umore globalmente tanatologico del film di Joco Van Dormael, si ritrovano sempre nell'itinerario esistenziale di Louis Seynaeve, che, quando il libro comincia, nel 1939, ha dieci anni, e quando si conclude, in un anno imprecisato del dopoguerra, è il giovanissimo autore di un libro che si intitola La sofferenza del Belgio. C'è una prima parte in cui il vero protagonista è il collegio di suore cattoliche in cui Louis studia, e qui si avverte tutto il genio dell'autore nel trovare una propria assoluta specificità entro un territorio gremito di antecedenti. Claus riesce ad allontanarsi moltissimo dalle Amicizie particolari di Roger Peyrefitte, perché il suo collegio è tremebondo, corrusco, furioso proprio mentre ribadisce la deliziosa claustrofobia del collegio cattolico. Cosi, nessun Peyrefitte potrebbe mai consentirsi di creare il personaggio di Sorella Sint Gerolf, al secolo Georgina de Brouckère, reclusa da feuilleton, mostro felliniano che via via accede alla normalità e conquista una morte serena perché Louis cresce e un adolescente non vede gli stessi mostri che sa vedere un bambi- l'ori in di dipinto dMetamdi un rtravomille sno. Del resto c'è poi la guerra, arrivano i tedeschi, Louis conquista una lucente, meravigliosa divisa iscrivendosi alla National Socialistische Jeugd Vlaanderen, la Gioventù Nazista delle Fiandre. A Claus riesce benissimo di compiere un'impresa che, giustamente, atterrisce psicologi, pedagogisti, narratori: quella di raccontare le metamorfosi, addirittura quotidiane, di un adolescente assorbito da tutto, travolto da mille stimoli, attraversato da funamboliche contraddizioni. In un territorio così ristretto, del resto, c'è proprio di tutto, dalla contrapposizione rr rio un di Ensor morfosi agazzo lto da timoli fra valloni e fiamminghi, al rancore tra cattolici e protestanti, all'abbacinante tentazione di una grande patria neerlandese creata sotto le bandiere di Hitler. Louis ha molti zii a ognuno dei quali, data anche la notevole ampiezza del volume, è consentito di rappresentare un «carattere», all'uso antico o secondo i dettami della caratterologia ottonovecentesca. Così, tra la pazzia di zio Omer e l'ostinata sessualità insoddisfatta delle zie Violet e Berenice si insinua un programma di vita in cui domina la curiosità. Louis sa accettare ed accogliere perché prima o poi scriverà, quindi, soprattutto, prende nota. Padano, bolognese come sono, non posso evitare di cogliere una insidiosa fratellanza in queste pianure dove la civiltà del maiale, con infiniti pranzi, e sanguinacci, e pancette e tagli di lardo, si collega al ritratto, presente nel libro dall'inizio alla fi ne, ma arcano sfuggente, di una famosa prostituta, Madame Laura. E ci sono i cam pioni del ciclismo, capannelli radunati a discutere nelle piazze, i canti, le bevute, i film, le divisioni nelle famiglie: zio Florent corre in Inghilterra, ad arruolarsi per com battere contro i na zisti. In tanto carneva le dolente alla Ensor, la maschera più spesso evocata quella di Lord Lister, personaggio delle vecchiepulps, qu del tutto a casa propria, tra fughe, trasformazioni, cambia menti di divise. Del resto Louis è un lettore accanito e ostinato: a pagina 481, con: «La porta fu chiusa» comincia una delle più belle pagine di pedagogia della lettu ra che io abbia mai letto, e che ne colleziono da quaranta e più anni. Nel dopoguerra tutto è anco ra più labile, onirico, frastor nante, tra epurati e voltagabba na l'odio perenne dei fiammin ghi e dei valloni scorre secon do nuovi itinerari, senza ma dimenticare l'incubo di re Al berto che manda a morire un Flarnand, riassumendo, con to ni da aspra fiaba, un malessere fatto di occhiate e soprattutto di parole. Dicono che Hugo Claus è stato più volte candida to al Nobel. Non potrebbero anche darglielo, finalmente? S sa che Sartre, prima di ricever lo e di rifiutarlo, disse, quello assegnato a Camus «Ben gli stai». Del Nobel Claus gioirebbe, nella tomba Guido Gezelle, il poeta neerlan dese tanto citato in queste pagine. E Tintin farebbe «Bum!», come nella canzone guida di Toto le héros e come nell'invisibile ballon di una maschera tragica di Ensor. Antonio Faeti si Metamorfosi di un ragazzo travolto da mille stimoli l'ori in di irr rio un dipinto di Ensor SOFFERENZA DEL BELGIO Hugo Claus Feltrinelli pp. 672 L. 35.000

Luoghi citati: Belgio, Inghilterra