E VITTORIO EMANUELE SPOSO' IL MONTENEGRO di Oreste Del BuonoGiorgio Boatti

E VITTORIO EMANUELE SPOSO' IL MONTENEGRO E VITTORIO EMANUELE SPOSO' IL MONTENEGRO Come si giunse alle nozze con la regina E lena LE astuzie? Levantine, ovviamente. E le procedure troppo complesse? Bizantine, perdiq. Ma quanto a guerre, a intrighi e violenze, non scherziamo: è tutta roba che i luoghi comuni assegnano ai Balcani. Balcanico: aggettivo che - spiega il dizionario Sabatini Coletti entra nel linguaggio comune italiano nel 1886. Derivando, etimologicamente, da «balkan» che in turco significa monte. E nella terra della Montagna Nera, vale a dire quel Montenegro che costituisce uno dei cuori pulsanti dei Balcani, approda nel 1896 l'erede al trono d'Italia Vittorio Emanuele. Va a chiedere a Nicola I, gospodaro del Montenegro, la mano della figlia Elena, la futura regina d'Italia che il rampollo dei Savoia ha avuto modo di conoscere a Pietroburgo durante i festeggiamenti per l'incoronazione dello zar Nicola II. Tra un ballo e 1 altro pare sia scoccato un colpo di fulmine: perlomeno da parte di Vittorio Emanuele. Il gospodaro montenegrino ha sempre avuto grandi progetti: nonostante la ridotta popolazione (230.000 abitanti) del suo Paese e il modesto aspetto della capitale (Cettigne, a quel tempo, non supera i 2500 abitanti), la povertà e l'estremo isolamento della nazione che si è 2500 abitanti), la povertà e l'estremtrovato a governare dopo l'assassinio a Cattaro di suo zio Danilo. Nicola Petrovic di Montenegro nutre l'ambizione, neppure troppo segreta, di ampliare i confini del suo piccolo Stato. Sino a pensare di includervi, se la fortuna sarà dalla sua, buona parte dei Balcani. Intelligente e ambizioso, Nicola Petrovic ha inserito anche le figlie nel dispiegarsi del suo ambizioso disegno. Educate presso il Collegio delle Fanciulle Nobili di Pietroburgo, ospitato presso il grande edifìcio dello Smolnij che tutto il mondo conoscerà nel 1917 come principale palcoscenico della Rivoluzione d'Ottobre, le ragazze Petrovic, sotto la regia di papà Nicola, puntano a sposarsi bene. Una, la principessa Zorska, sposa il principe Pietro Karadjor- djevic diventato successivamente re di Serbia. Un'altra, Milica, va a nozze con il granduca Pietro Niko- laevic. E finalmente, mentre il gospodaro Nicola, dal suo konak di Cettigne continua a tessere acrobatici contatti che riescono a tenerlo in buoni rapporti sia con la corte di Vienna che con la Sublime Porta di Istanbul, va in porto l'alleanza nuziale coi Savoia che consente al Montenegro di avere un decisivo alleato anche ad Occidente. La stampa italiana, al seguito della missione ufficiale con cui il giovane Savoia raggiunge Cettigne per l'annuncio del fidanzamento con Elena, si delizia nel raccontare il folklore e il colore del Montenegro. Lasciando trasparire in molte corrispondenze la segreta soddi- sfazione di chi, pur appartenendo all'ultima tra le potenze europee, scopre - appena al di là dell'Adriatico - un Paese al quale anche l'Italietta può guardare con sufficiente paternalismo e malcelata ironia. E così se Edoardo Scarfoglio, dalle colonne del Mattino di Napoli fa notare assai poco amichevolmente come «il Principe ereditario di uno Stato che ha trenta milioni di abitanti scegliesse a sua compagna la figliola del capo del più piccolo monarcato d'Europa, il quale conta appena 200 mila abitanti», Matilde Serao - sullo stesso quotidiano - dispiega altre vivaci punzecchiature rispetto alla scelta montenegrina di casa Savoia. Uno dei punti focali della polemica - apparentemente condotta in toni assai mondani e svagati ma che va dritta dritta ad arpionare una delle questioni politiche e finanziarie più delicate del momento - è costituito dalla dote della futura regina: «La Principessa non porterà alcuna dote scrive Matilde Serao -. Quale dote l'arcaico Montenegro (arcaico, cioè molto semplice e molto povero) può dare ad una ragazza? La finanza del piccolo Stato non oltrepassa i 600 mila fiorini; il debito pubblico è di un milione di fiorini austriaci, la lista civile del principe Nicola non oltrepassa i 100.000 fiorini, cioè le 250 mila lire di moneta italiana». Insomma, degli spiantati, questi Petrovic, secondo la scrittrice che, inoltre, precisa: «Occorre aggiungere che Nicola ha visto benedette le sue nozze da9 figlioli...». . Pochi soldi e troppi figli, forse. Ma non mancano certo - nei sudditi di Nicola Petrovic - fierezza guerriera e combattiva durezza: ingredienti che sono stati capaci di incutere rispetto a tutti i popoli, e sono stati molti, che hanno avuto modo di venire alle mani con il Montenegro. Giunto a Cettigne il giovane Vittorio Emanuele - già colpito dal carisma soldatesco del gospodaro, gigantesco e tonante, conosciuto dai suoi soldati come il miglior tiratore del Montenegro - deve essere stato impressionato anche dall'omaggio reso ad una specie di monumento nazionale all'indipendenza del piccolo Stato. Da lontano - questo monumento - sembra una vecchia costruzione costruita da antiche pietre, levigate e rese tonde dal vento e dalla pioggia, ammucchiate sino a formare una specie di torre. Giunto a pochi passi - raccontano sempre i giornali italiani al seguito del promesso sposo della principessa Elena - Vittorio Emanuele si è reso conto che quella che a Cettigne è indicata come la Torre dei Teschi è costituita proprio da teschi. Di teste che i guerrieri montenegrini hanno tagliato ai loro nemici nel corso di innumerevoli battaglie. Premurandosi poi di riportare a casa quei mortiferi trofei. Il Montenegro - ma immediatamente connèssi ad esso la Serbia e l'Albania e la Macedonia e il Kosovo - anche dopo quel lontano viaggio del 1896 di Vittorio Emanuele a Cettigne, avranno modo di prendersi, nei decenni successivi, pagine e pagine della stampa italiana. Eventi bellici e legami dinastici, speculazioni affaristiche, cospirazioni politiche e massacri ferocissimi: tutte le possibili tonalità della «balcanità» - secondo i più scontati stereotipi - vengono ad accostarsi alla storia italiana. E chi volesse immergersi nei gorghi balcanici tra le due guerre mondiali potrebbe smarrirsi tra mille ricostruzioni storiografiche, l'una opposta all'altra. Cominciando ad esempio dalle memorie montenegrine redatte all'indomani della Prima Guerra mondiale ILe responsabilità del Conte Sforza nella Questione Montenegrina, Il comm. Volpi impostore: il baratto di un popò lo). L'altra scelta è guardare il tutto attraverso La maschera di Dimitrios, un classico dello spio naggio scritto da Eric Ambler nel 1939. Pagine dove questo insupe rato maestro delle spy stories attraversa il doloroso puzzle dei Balcani reduci da sanguinose guerre. E prossimi a nuovi disastrosi conflitti. Oreste del Buono Giorgio Boatti gboatti@venus.it Elena del Montenegro, regina d'iln/ia, moglie di I ilIorio Emanuele e figlia di Nicola Petrovic