E L'ECONOMIA SARA GLOBALE di Aldo Rizzo

E L'ECONOMIA SARA GLOBALE E L'ECONOMIA SARA GLOBALE Rambouillet storico 1975 RAMBOUILLET 15 novembre 1975 Harold James // Mulino pp. 276 L. 3S.000 L 15 novembre 1975, nell'antico castello di Rambouillet, a 50 chilometri da Parigi, si riunirono i capi di Stato o di governo dei sei maggiori Paesi industrializzati: Gerald Ford per gli Stati Uniti, Valéry Giscard d'Estaing per la Francia, Helmut Schmidt per la Repubblica Federale Tedesca, Harold Wilson per la Gran Bretagna, Takeo Miki per il Giappone e Aldo Moro per l'Italia. L'idea era stata del padrone di casa, Giscard, d'accordo con Schmidt, l'americano e il giapponese vi avevano aderito non senza riluttanza. L'idea era di discutere, anzi di riflettere, su come l'Occidente (includendovi il capitalista Giappone) potesse fronteggiare quella che sembrava una sfida epocale: lo spostamento dei rapporti di forza economici e indirettamente politici in favore dei Paesi produttori di petrolio, che avevano reagito alla guerra arabo-israeli ana del Kippur (1973) facendo del greggio (del suo prezzo e della sua disponibilità) un formidabile strumento di pressione e anche di ricatto. A parte questo, c'era un sentimento diffuso di sfiducia, e quasi di paura, in Occidente: non sembravano meno temibili del petrolio il disordine monetario seguito alla decisione di Nixon del 1971 di porre fine al regime dei cambi fissi, aprendo l'era delle fluttuazioni delle valute; di quel Nixon che, tre anni dopo, sarebbe stato travolto dallo scandalo Watergate, provocando una sconvolgente crisi politica nella massima potenza mondiale. Fattori vari di disagio erano presenti anche in altri Paesi, specialmente in Gran Bretagna e in Italia. Dato il suo carattere informale, il vertice di Rambouillet non prese decisioni specifiche, ma diede il segnale di una forte inversione di tendenza, sia nel senso di una ripresa di controllo del sistema monetario, sia in quello più ampio di un ritorno alla fiducia nella forza delle democrazie. Tant'è che quel tipo di riunione, allargato al Canada, divenne un appuntamento annuale, che dura tuttora. Stiamo parlando, è chiaro, del cosiddetto G-7, ora più propriamente G-8, per la sua estensione, anche se non in misura totale, alla Russia postcomunista. Nella serie «Giorni del XX secolo», della Biblioteca storica del Mulino, Harold James, della Princeton University, ha scelto il 15 novembre 1975 per avviare un complesso saggio sulla globalizzazione dell'economia, sulle sue origini e sulle sue prospettive, sui suoi benefici e sui suoi rischi. Il saggio non arriva, se non per accenni finali, ai fatti più recenti, fra i quali, fondamentale per noi europei, la nascita di una moneta comune. Tende piuttosto a raccontare (in maniera dettagliata e col linguaggio piano dei buoni storici anglosassoni) la genesi e il lungo percorso della globalizzazione, intesa come processo altalenante ma sostanzialmente irreversibile, nel segno di un'interdipendenza di fatto, ormai, delle economie di tutto il mondo. In un quadro così vasto, che comprende la storia di questo secolo, da quando la caduta dei costi dei trasporti e delle comunicazioni, con i primi progressi della tecnica, reso possibili aperture e scambi commerciali prima impensabili, il 15 novembre 1975 diventa una data simbolica, non certo decisiva o esauriente. Però non ce n'è un'altra, nell'ultimo quarto di secolo, altrettanto valida, come riferimento a una volontà internazionale di tenere sotto controllo, per quanto possibile, le incognite e le prospettive dei mercati, e la loro ricaduta politica. Sia pure «in misura limitata», i Sei (poi Sette e ora quasi Otto) diedero «l'avvio alla dinamica di un mercato globale», capace all'occorrenza di autocorreggersi, naturalmente con l'ausilio di strumenti come il Fondo monetario internazionale c la Banca mondiali', nati in un'altra data storica, ormai davvero lontana, il 3 luglio 1944, a Bretton Woods. L'ultimo avvertimento (condivisibile) di James è di accompagnare la globalizzazione, che può comunque fare le sue vittime, a una «battaglia per l'equità», però «nell'ambito di un sistema che, anziché procedere a restrizioni e obblighi, offra incentivi» alla «diffusione di prosperità o democrazia». Aldo Rizzo / na riunione che dura tuttora: è il vertice (j-Z esteso (in parie) anche alla Russia sì Valéry Giscard d'Estaing presidente francese nel '75 RAMBOUILLET 15 novembre 1975 Harold James // Mulino pp. 276 L. 3S.000