FUGGE SU UN BATTELLO LA GIOVENTÙ DI DORIS

FUGGE SU UN BATTELLO LA GIOVENTÙ DI DORIS FUGGE SU UN BATTELLO LA GIOVENTÙ DI DORIS APRILE PORTE ALL'ALBA Elena Gianini Beloni Feltrinelli pp.252 L 30.000 IO' che colpisce immediatamente nell'ultimo romanzo di Elena Gianini Beloni, Apri le porte all'alba, appena pubblicato da Feltrinelli, e la capacità di entrare nella psicologia di una donna alle soglie della vecchiaia con sonde esperte. E' il ritmo di una narrazione che ama il tempo degli adagi. E' l'esattezza di fatti e di gesti che senza perdere in realismo e concretezza si fanno avviso d'altro, invito ad una loro più nascosta natura metaforica. E' la capacità di rimescolare l'umorismo fino a voltarlo in grottesco, il dramma fino a virarlo in patetico. La storia di Doris, la protagonista che si narra, sta incastonata tra due eventi di grande valore simbolico. l iidi di gAll'inizio il presunto suicidio di un corvo che non si. rassegna alla morte del compagno investito da un'auto su una strada del Viterbese. Alla fine l'immagine di una Venezia autunnale e la riva di Malamocco da cui guardare un battello che si allontana carico di gioventù chiassosa e sbracciante. In mezzo tutto un itinerario di «formazione», di accettazione di sé, un lungo apprendistato di cose e pensieri per imparare a vincere i trucchi della contraffazione del proprio io, i rischi della nostalgia dell'impossibile («una malattia che dura dall'infanzia alla morte»), lo trappole dell'autocommiserazione. Un apprendimento non lineare, un tracciato senza illusioni, ma anche senza preclusioni. Un percorso che allena al distacco senza togliere né gusto né senso della vita. Un itinerario che sarebbe anche «troppo umano» e sicura¬ mente catechistico se non s'incarnasse in episodi e figure, in un andirivieni di memone proprie e altrui, in un puzzle di accadimenti legati a piste sottili, prese, lasciate, riprese. Intanto c'è Doris, sessantaquatiro anni, alla ricerca (improbabile) di luoghi ancora intatti (Bomarzo? Farla? Caprarola?) per una guida turistica del Lazio più segreto. C'è il suo passato di donna sposata e abbandonata. C'è un padre contadino in cui specchi are un infinito bisogno di tenerezza. C'è un nuovo uomo che diventa la cartina di tornasole di una nuova maturità. Ci sono la rabbia, l'insofferenza, la delusione, la frustazione, la difficoltà di accettare le svolte «che mettono in subbugi io una vita». Ma anche il gusto della scoperta. Ma anche una più profonda sensazione di appartenenza. Ci sono le amiche a loro volta con le loro storie, Irene l'intrepida, Marta l'apocalittica, Anna la «pazza», e poi Margarida la capoverdiana, e Moam l'egizio, i due giovani immi¬ grati che compensano un'identità diventata precaria con un'alterità rimasta fantasiosa. In tutto questo incrociarsi di personaggi, che non a caso alla fine si ritrovano insieme in una sorta di festa campestre, c'è il tentativo di dare fiato al bisogno, nonostante tutto, di sperare. Giunti al termine del viaggio di Doris, colpisce che la proposta romanzata della Gianini Beloni non sia stata attinta alle lontane suggestioni di uno spiritualismo troppo spesso turistico. Nessun viaggio orientale in cerca della saggezza sublime, di una grazia zen. C'è una riva anche qui. Ma «la riva di Doris» (un titolo che sarebbe suonato meno programmatico e meno virtuoso del titolo che il romanzo porta di fatto) è la riva di una saggezza che ha imparato a commisurarsi con le cose in una equilibrata intelligenza del mondo e di sé. Per fortuna senza miracoli e soprattutto senza scorciatoie. Giovanni Testo APRILE PORTE ALL'ALBA Elena Gianini Beloni Feltrinelli pp.252 L 30.000

Persone citate: Doris Aprile, Elena Gianini, Feltrinelli, Gianini, Giovanni Testo

Luoghi citati: Bomarzo, Caprarola, Lazio