CHE COLPO DON DELILLO di Claudio Gorlier
CHE COLPO DON DELILLO CHE COLPO DON DELILLO «Underworld»: palla e bomba UNDER WORLD Don DeLillo Einaudi pp. 885 L. 38.000 TABILISCI il tuo diritto al mistero; documentalo proteggilo»; ecco il consiglio allo scrittore offerto in un suo saggio teorico da Don DeLillo. Potrebbe essere lecitamente posto come epigrafe al romanzo che sicuramente segna fin qui il vertice dell'opera del narratore americano di origine italiana, nato nel Bronx nel '36, e che reca un titolo a suo modo misterioso, Underworld, al punto che si è preferito non tradurlo in italiano nella ammirevole versione di Delfina Viezzoli. Cominciamo proprio dal titolo, che a prima vista suggerisce, non del tutto a torto, l'idea dell'oltretomba, degli inferi, nonché del crimine, ma che, nella sostanza, comunica l'immagine del rovescio del mondo, che, appunto, si colloca all'opposto di quello reale, un mondo capovolto, quale potrebbe essere forse la resa più prossima all'originale. Per una singolare d l ggcoincidenza, Underworld esce a ridosso di L'arcobaleno della gravità di Thomas Pynchon, autore quasi dichiaratamente vicino a DeLillo; due romanzi poderosi. Qui viaggiamo sulle quasi novecento pagine, e poco più di ottocento in inglese. DeLillo e Pynchon rappresentano indubbiamente la fase più estrema della narrativa postmoderna negli Stati Uniti, sia nell'esplorazione, appunto, del mistero, sia nella rappresentazione dell'universo mediatico e delle sue stringenti connessioni con il potere, («connessioni» è parola chiave in Underworld). Ma DeLillo rifugge da una struttura concettuale, speculativa, para-scientifica che è proprio di Pynchon, il che implica, e gliene sia dato merito, uno specifico ben maggiore di leggibilità e di godibilità. Underworld inizia con un episodio apparentemente futile, ma che per gli americani, scrittori compresi, fa storia: la leggendaria partita di baseball tra Giants e Dodgers a New York, nel '51, vinta all'ultimo momento dai primi grazie a un fuoricampo di Bobby Thomson definito in prima pagina dal 'New York Times' «un colpo sentito in tutto il mondo». Alla metafora sportiva DeLillo era già ricorso in precedenza, riferendosi al football americano; qui, però, poco dopo l'evento sportivo un altro colpo risuona in tutto il mondo, e si tratta del primo esperimento nucleare sovietico. Tutto questo fa parte del «rovescio del mondo», e il romanzo corre, balzando fino quasi ai giorni nostri con progressiva accelerazione, mescolando con raro virtuosismo cronaca e immaginario. Si dà infatti il caso che alla partita assista un ragazzotto nero che entra in possesso della palla fatale, e che essa passi poi, in circostanze spesso avventurose, attraverso varie mani. Il possessore per così dire chiave, visto che si tratta virtualmente del protagonsta e occasionalmente narratore del romanzo, si chiama Nick Say, è un altro ragazzo, questa volta del Bronx come DeLillo, e lo troveremo presto, considerando i balzi spazio-temporali continui del libro, agli inizi degli anni Novanta, affermato dirigente in Arizona in una società di riciclaggio dei rifiuti, tanto realistica quanto irrealisticamente simbolica, peculiarità questa cruciale in Underworld. Nick, giovane un tempo violento e frustrato, con un delitto sia pure accidentale sulla coscienza e tre anni di riformatorio, ormai sposato e imborghesito, vive una banale maturità, sopportando un tradimento della moglie. Ricompare a questo punto Klara Sax, un'artista concettuale con la quale il giovane Nick aveva a sua volta intrattenuto una relazione adulterina; si sussegue una schiera di personaggi minori, dal collega nero di Nick, Big Sims, al sospettoso e maniacale Detwiler, al paranoico tifoso di baseball Marvin Lundy. Un elemento fondamentale del romanzo risiede comunque nella commistione quasi frenetica di vicende immaginarie e di eventi concreti. Già in un romanzo precedente, Libra, DeLillo aveva portato in scena addirittura l'assassino di John Kennedy, Oswald. Qui il balletto dei personaggi storici si sussegue senza tregua, e comprende Frank Sinatra, il potente capo dell'Fbi J. Edgar Hoover, il dissacrante attore-improvvisatore Lenny Bruce, mentre si intrecciano episodi quotidiani e scene cupamente drammatiche, come un bombardamento in Vietnam effettuato da un B-52. Tutto sembra invischiato o risucchiato nella tela inesorabile del mondo rovesciato o capovolto. In esso, allora tutto diventa inquietantemente, ambiguamente speculare. Il fratello di Shay, Matt, uno scienziato che lavora in New Mexico alla fabbricazione della bomba nucleare, rammenta che l'ossidante delle bombe è di colore arancione, proprio come le lattine delle spremute e della minestra surgelata Minute Maid. A questo punto, non si riesce più a cogliere la differenza tra una bomba e il cibo in scatola, prodotte dalle stesse persone nello stesso modo. Il sistema - termine caro ai giovani della protesta studentesca - omologa tutto. Se lo scrittore sembra prendere le distanze, in effetti affonda le mani in questa materia ribollente; volutamente, secondo la normativa del mondo capovolto, informa e disinforma. La cultura, secondo la giusta osservazione del recensore di «The Nation», sta diventando una specie di romanziere degradato, e il romanziere deve necessariamente stare al gioco, raccontare una realtà paranoica senza lasciarsene contaminare. Alla fine, ironicamente, grottescamente, ci troviamo alle soglie del cyberspazio, che è poi la versione tecnologica del paradiso, ove approda il «doppie» di Hoover, suor Edgar. «Tutto il sapere umano raccolto e collegato, ipercollegato, questo sito porta a un altro, questo fatto rimanda a un altro, un tasto, una cliccata di mouse, una parola di idei itificazione-mondo senza fine, amen». Ciò che davvero conta è il linguaggio, lo strumento dell'esplorazione del mistero, e qui risiede la ipnotica maestria di DeLillo. Forse, nel cyberspazio, o in un sito appropriato, l'ombra di James Joyce annuisce. Claudio Gorlier UNDER WORLD Don DeLillo Einaudi pp. 885 L. 38.000
Luoghi citati: Arizona, New Mexico, New York, Stati Uniti, Vietnam
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