SHAW, SCHIZZI DI UN VULCANO di Osvaldo Guerrieri

SHAW, SCHIZZI DI UN VULCANO SHAW, SCHIZZI DI UN VULCANO Autobiografia di un irregolare VEVA già superato i novantanni George Bernard Shaw quando scrisse le pagine finali di Schizzi autobiografici (ora proposti da Archinto, pp. 202, L.26.000 a cura di Elisabetta Stefanini e Antonia Tessitore: pubblichiamo in anteprima alcuni passi del capitolo "A Frank Harris sul sesso delle biografie"). Ma non crediate che l'età ne avesse fatto un uomo stanco né, meno che mai, un vecchio spento. «Il mio spirito, come un vulcano, è ancora in attività e pronto a nuove esplosioni». Esiste modo più vitalistico per congedarsi dai propri lettori? Fino all'ultimo, l'autore di tanto teatro gradevole e sgradevole, il socialista umanitario che ha voluto insinuarsi come un dinamitardo nell'inamidato classismo dell'Inghilterra post vittoriana, dà fuoco ai suoi bengala. Del resto, per tutta la sua lunga vita, Bernard Shaw non sembra aver fatto altro. Il bambino, lo scolaro, l'adolescente, il giovane impiegato nelle società immobiliari, il ilit il fi il l'adolescente, il giovane impiegatgiornalista, il conferenziere, il critico musicale e drammatico, lo scrittore, il commediografo hanno sempre trovato una spada da sguainare, una corrente a cui opporsi, un dileggio con cui fare a pezzi tradizioni civili, morali, religiose. Ma non crediate che Schizzi autobiografici racconti per fdo e per segno una vita poco ordinaria. Il volume è quanto mai lontano dalle autobiografie comunemente intese. Lo stesso Shaw avverte che a lui non importa affatto raccontare se stesso nei particolari, poiché, per il novantanove per cento, ha vissuto come chiunque altro. «Io non ho vissuto vicende eroiche. Non mi sono successe delle cose: al contrario, sono io che gli sono successo; e tutto quello che mi è accaduto ha preso la forma di libri e di commedie». Ecco perché racconterà «ciò che è stato tralasciato o frainteso», ecco perché si soffermerà sull'uno per cento di se stesso. Ma anche questo risibile uno per cento si condenserà soprattutto intorno a ciò che è più lontano, e perciò meno verificabile. Capite, allora, la particolare natura di questa autobiografia? Capite perché siamo al limite del depistaggio? Non vogliamo diro che Shaw inventi se stesso. Ma eh sicuro, ricordando o fingendo di ricordare gli anni più distanti, si comporta da autore. L'indole dei suoi primi passi è affidata alle lettere che il padre scriveva alla moglie; i terremoti infantili sono dedotti dai turbamenti e dagli svenimenti delle bambinaie; la composizione familiare sembra estratta da un romanzo di Dickens. Lo zio Walter, per esempio. «Aveva studiato al Kilkenny College, ai suoi tempi l'Eton d'Irlanda. E laggiù, essendo il più piccolo e l'unico che poteva sgusciare tra le sbarre dei cancelli chiusi del college, di notte veniva spedito in città dai ragazzi più grandi a prendere appuntamento per loro con le donne di strada, e come ricompensa riceveva tanto whisky da ubriacarsi fino a perdere i sensi. (A questo proposito, mio zio era sconvolto e orripilato dall'omosessualità nelle scuole private inglesi...)». Decoro di classe non sempre sostenuto da adeguate finanze, steccati religiosi, il denaro che rende accettabili matrimoni altrimenti impensabili, carriere amministrative modeste ma intrise di snobismo... Se cercate un trattato sociologico sull'Inghilterra che abbordava impassibile il Novecento, lasciatevi guidare da Shaw. Se volete sapere come le nuove idee socialiste cominciarono a corrodere marsine e cappelli a cilindro, seguite il racconto di Shaw, la sua adesione alla società fabiana, la sua attività di conferenziere autodidatta. Qui sta la parte che allo scrittore interessa di più. Vi si applica con passione. Estrae le armi dello storico, del polemista, del satirico per spiegare e per spiegarsi. Riproduce interviste, lettere spedite in risposta a quesiti, interviene sui grandi temi della religione e del matrimonio, spiega perché non poteva credere in un Dio onnipotente e antropomorfico. Di sfuggita, cita qualche sua ope ni, collegandola ai dibattiti che andava sostenendo o ai silenzi nei quali si rifugiava. Insomma, l'uno per cento di una vita irrintracciabile in qualunque altra vita. Osvaldo Guerrieri Oscar Wilde. Accanto: G. B. Shaw visto da Levine

Luoghi citati: Inghilterra, Irlanda