QUANDO GLI «SCAFISTI» PORTAVANO A VALONA di Oreste Del BuonoGiorgio Boatti

QUANDO GLI «SCAFISTI» PORTAVANO A VALONA QUANDO GLI «SCAFISTI» PORTAVANO A VALONA Erano gli 007di Sua Maestà poi traditi da Philby j I covavano una serpe in seno e ff \y non lo sapevano i giovani albanesi / j ^ che, cinquant'anni fa, solcavano j 1 | nottetempo il tratto dell'Adriatico HL che separa la costa italiana di WHtakMg^^ Otranto dalla città albanese di n$| fete»_ Valona e dall'isola di Saseno ^^^Sa| Superavano quella fascia di ma- ^^^^Hi re comi' clandestini, ospiti di vaI scelli fantasma che sembravano ri ■ voler approfittare delle notti sen- \ W za luna per sfuggire alla vigilanza \ M delle forze italiane. E tuttavia, a f differenza dagli scafi, carichi di dolente umanità, che in questi ttano dalla penisola di Saseno diretti verso l'Italia, quelle steriose di mezzo secolo fa seguivano la rotta opposta. ano l'Albania ma - a partire dall'autunno del 1949 - vi si bordo di golette che facevano di tutto per sembrare yacht a bordo ricchi inglesi attardatisi a veleggiare tra lo Ionio e te era la «Stormie Seas» - uno schoonerda 43 tonnellate prietari, Sani Barclay e John Leatham, avevano cosi ngendo ai versi di un polita preelisabettiano capace, con d ii ttti nostri anni scattano dalla penisola dinavigazioni misteriose di mezzo secoNon lasciavano l'Albania ma - a pdirigevano. A bordo di golette che facda diporto con a bordo ricchi inglesi al'Adriatico. Una di queste era la «Stormie Seasche i due proprietari, Sani Barclaybattezzato attingendo ai versi di un poche battute, di sintetizzare tutti i godimenti che si possono trarre dall'esistenza: «Rest after toyle, pori/ After stormie seas/ Death after life, these/ Things do greatlie please». In realtà se qualcuno dalle coste della Puglia non si fosse accontentato di ammirare la bella imbarcazione - blu e oro, quattro vele di un abbagliante arancione - che dopo aver fatto vela da Malta alla Sicilia e da lì, lungo Ionio, sostava solitamente al largo di Otranto, quasi indecisa sulla rotta da prendere - avrebbe fatto scoperte interessanti. Ad esempio avrebbe notato come la barca disponesse di un potente apparato motore abbastanza anomalo per un'imbarcazione da diporto e avesse serbatoi supplementari di combustibile ed acqua difficili da spiegare per quella che pareva una crociera che coinvolgeva i due ex ufficiali inglesi, le loro mogli e un cane - «Lean to» - ubbidientissimo nel farsi vedere sempre in coperta mentre giocava con i suoi padroni. Tutti impegnati a recitare la parte dei ricchi villeggianti portati a spasso da un comandante greco, Dino Mavros, e serviti da due uomini di equipaggio, Derby e l.ofty, così silenziosi da sembrare muti e che tuttavia in ogni loro gesto dimostravano di essere qualcosa di più che degli sperimentati professionisti del mare. E infatti Derby e Lofty erano anch'essi, come Sani Barclay e John Leatham, membri delle forze speciali inglesi e ben conoscevano quella terra d'Albania dove - complice il buio della notte avrebbero sbarcato i «folletti», vale a dire le squadre di commandos albanesi ospitati clandestinamente a bordo dello «Stormir: Seas». Tutti e quattro gli inglesi, infatti, avevano fatto parte delle missioni delle Soe (Special Operations Executive) che nel corso del secondo conflitto mondiale avevano affiancato le unità partigiane albanesi contro i nazisti. Poi da quando, nel novembre del 1944, il governo di Hoxha si era insediato a Tirana, su tutta l'Albania - entrata a far parte, nel frattempo, del Cominform stalini- sta - era sceso il buio di una dittatura ottusa, violenta, imposta ad un Paese assolutamente allo stremo e che aveva potuto contare solo con la confinante Jugoslavia di Tito per ottenere aiuti di viveri e missioni tecniche capaci di contribuire, in qualche modo, all'immane lavoro di ricostruzione del Paese. Quando nel giugno del 1948 la Jugoslavia di Tito rompe con Stalin e viene espulsa dal Cominform, l'Albania si era trovata totalmente isolata. E' il momento che gli inglesi hanno atteso per sistemare i conti con Hoxha e il suo regime. L'Albania, in quell'avvio dei ruggenti anni della Guerra fredda, può essere - ai loro occhi - la prima ma significativa pedina che - fragile e isolata - viene distaccata dal blocco stalinista. Attingendo a contatti avviati negli anni della guerriglia e reclutando combattenti albanesi ospitati nei campi por reduci ancora disseminati per l'Italia gli inglesi cominciano così a tonnare squadre di commandos che, sbarcati al di la dell'Adriatico, daranno inizio alla guerriglia contro Hoxha. In Italia, oltre a reclutare gli operativi, gli inglesi provvedono a costituire il comitato politico che dovrà dare voce all'azione: un lavoro - narra Nicholas Bethell ne La missioni tradita - che esige una pazienza pressoché infinita. Allo scopo si fanno interminabili riunioni in un ristorante di Villa Borghese e poi meeting separati coi vari gruppi di albanesi che, seduti a gambe incrociate, sull'erba nei giardini pubblici dei vari parchi di Roma, discutono animatamente per ore, per giorni. Si dovettero superare - sintetizza Bethell - «rivalità e diffidenze tra monarchici e repubblicani, cristiani e musulmani, gente nel Nord e gente del Sud. Bisognava risolvere anche i problemi di molti albanesi che avevano collaborato con il governo italiano». Quello fascista, per intenderci, che aveva occupato l'Albania detronizzando re Zog. Ma alla fine l'accordo si trova e gli inglesi partono con i loro «folletti». Non sono i soli però. Celando i propri piani gli uni agli altri anche americani e italiani, jugoslavi e greci stanno attizzando il fuoco sotto il pentolone albanese. Se gli americani portano in Germania centinaia di albanesi, selezionati in Italia, addestrandoli a Dachau in quella «Compagnia 4000» che dovrebbe essere il futuro esercito di liberazione anticomunista i servizi italiani si muovono in proprio reclutando e formando a Napoli e a Bari agenti impiegati soprattutto per tener d'occhio, come infiltrati, le mosse degli alleati occidentali. Per tre anni la guerra silenziosa contro Hoxha prosegue testarda, coinvolgendo centinaia di uomini e tuttavia non produce alcun risultato di destabilizzazione verso Tirana. Anzi, la Sicurimi, vale a dire la spietata polizia segreta albanese, sembra aspettare al varco i nuovi arrivati. Anni dopo si saprà che è proprio così. Kim Philby, uno dei capoccioni del Sis nonché, dal 1949, contatto di Londra con la Cia di Washin gton, ha voluto sempre essere informato minuziosamente dei piani anti-albanesi dei suoi sotto posti. E, micidiale talpa piazzata dai servizi di Mosca nel cuore dell'intelligence occidentale, ha provveduto a segnalare con assoluta tempestività agli agenti del Cominform ogni progetto di sbar co. Così i «folletti» partiti dall'Italia per liberare l'Albania finiscono, tranne pochissime eccezioni, davanti ai plotoni d'esecuzione della Sicurimi. Traditi da Kim Philby, la vipera che i servizi occidentali si erano allevati in seno. Oreste del Buono Giorgio Boatti gboatti@venus.it Il dittatore albanese Enver Hoxha: contro di lui i servizi segreti inglesi organizzarono un commando di fuoriusciti anticomunisti, traditi poi da Philby