Un giorno di fuoco senza i «crociati» di Marco Zatterin
Un giorno di fuoco senza i «crociati» Tanti professionisti e pochi risparmiatori nel giorno cruciale per l'attacco di Ivrea Un giorno di fuoco senza i «crociati» Marco Zatterin Invialo a IVREA VESTITI di un grigio appena più scuro del cielo di Ivrea, gli azionisti invadono di buon mattino i saloni al piano terra del palazzo Olivetti. Hostess garbate li accolgono nella showroom e lì attendono l'inizio dell'assemblea da cui parte la madre di tutte le opa, sfogliando senza voglia riviste che fanno «ulta finanza», tutte rigorosamente in inglese, Fortune, Forbì», leader o Golf. Alle dieci e trenta comincia il rito. Il piatto forte dell'ordine del giorno ò la delega ad aumentare il capitale, mossa necessaria per dare il via a quella che gli ospiti definiscono «la più grande transazione per cassa mai fatta al mondo». Si parte con le schermaglie, i primi batti e ribatti. Poi prende la parola Colaninno che pronuncia un bel discorso, versione mantovana dei monologhi che chiudono i film americani dove Harrison Ford fa l'avvocato: promette un futuro migliore per tutti, per gli azionisti, por le telecomunicazioni e per l'Italia. Chiede allo sue truppe di seguirlo nella temeraria impresa, invita ad una Guerra Santa. Ma i crociati non ci sono. In sala è rappresentato meno del 27 per cento del capitale. La massima parte è nelle mani dei forti azionisti vicini al management, che senza sorprese votano la delega e l'attacco a via Flaminia. Il modesto residuo è intitolato ad una trentina di signori ben noti al pubblico delle assemblee la cui attenzione ò lontana dalla storicità del momento: essi han¬ no l'importante ruolo di far durare la riunione sei ore invece che due. Fanno domande, cavillano, si esibiscono in improbabili interpretazioni del nomo dell'amministratore delegato che diventa Collanino o Colannino a seconda dell'estro. La democrazia virtuale delle assemblee prevede che non li si possa interrompere e che abbiano diritto di parlare quanto desiderano. Loro ne approfittano e rendono interminabile la più ordinaria delle assemblee straordinarie. Nel momento in cui Olivetti scatena la carica da cento e passa mi- Sliaia di miliardi, il pubblico non à segni di entusiasmo. Gli amici tacciono pazientemente, consapevoli di avere il risultato in tasca. I contestatori sono assenti, e il sindacato deve essere ben stanco se non coglie l'occasione per ricordare il disperato caso Op Computerà. Alla chiamata alle armi rispondono quasi esclusivamente i pignoli professionisti degli incontri societari, e basta. Comunque vada a finire, questa offerta potrebbe dare uba mano di vernice fresca al capitalismo degli affari. Sarebbe bene se desse la sveglia ai piccoli azionisti, a quelli che recitano copioni frusti e antiquati, a quelli frenati dalla sfiducia nella democrazia del denaro, a quelli convinti che possa bastare una legge per fare il salto di qualità che l'evoluzione dei mercati finanziari richiede ormai da tempo. In realtà non hanno scelta, senza un cambiamento il loro destino sarà di restare sempre e solo dei numeri. Sabato all'adunata del popolo Telecom la prossima verifica.
Persone citate: Colaninno, Fortune, Harrison Ford
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