«L'usura fa chiudere i negozi»

«L'usura fa chiudere i negozi» A Napoli l'83 per cento dei commercianti in crisi, è migliore la situazione per gli esercizi nelle città del Nord «L'usura fa chiudere i negozi» La Confesercenti: lo scorso anno sono stati 27 mila ROMA Il cancro dell'usura è ancora ben lontano dall'essere vinto. Oltre la metà dei negozi che ogni anno chiudono in Italia sono costretti a farlo perché strozzati dai prestasoldi: su 53 mila chiusure totali, 27 mila sono legate a questo fenomeno. Di questi, 20 mila cessano definitivamente l'attività, mentre gli altri riescono a riaprire. Ma quasi sempre sono carichi di debiti e destinati a cadere, ancora, nelle mani degli usurai. Per contro, il numero di denunce è in continuo calo: nel '98 sono state 1185; nel '97 erano 1638; nel '94 furono, addirittura, 3955. E' quanto emerge dalle stime rese note da Confesercenti nel corso della presentazione del volume «Ambulatorio Antiusura» che ha fatto il punto sulla struttura di volontariato creata per aiutare le vittime degli strozzini. Concentrate al Sud le aree più a rischio: a Napoli l'82,7 percento dei commercianti che chiude lo fa a causa dell'usura. Valori alti anche a Catania e Palermo. A Roma la percentuale è del 30.6 per cento. Le cose vanno meglio al Nord: Torino scende al 14,5 per cento, Milano al 10,6, Genova all'8,8. Ma il valore più basso si registra a Cagliari con il 6,8 per cento. «Contro l'usura ci vuole un'azione più forte e meno burocratica - ha detto il presidente di Confesercenti, Marco Venturi -, anche perché spesso le vittime non denunciano per timore di perdere quello che paradossalmente è il loro unico e illusorio aiuto, e cioè proprio l'usuraio». In oltre due anni di attività, l'Ambulatorio antiusura ha aiutato circa mille persone. In prevalenza commercianti, anche se non mancano gli impiegati, i pensionati e i disoccupati. Secondo Tano Grasso, coordinatore nazionale delle associazio¬ ni antiracket, «sono a rischio soprattutto i piccoli negozi di periferia, specie di alimentari e frutta, che non possono reggere la concorrenza della grande distribuzione». Tano Grasso ha spiegato che l'Ambulatorio Antiusura di Roma mira «soprattutto a recuperare la vittime, perché non serve denaro per vincere l'usura. Serve invece un sostegno morale, professionale e scientifico che viene fornito da pe¬ nalisti, civilisti, consulenti economici e psicologi». E l'ambulatorio, per Grasso «deve servire come modello per tante altre esperienze che devono essere seguite dal volontariato». Ma secondo Lino Busa, presidente di Sos Impresa, la figura dell'usuraio sta cambiando: «A parte città ancora legate al vecchio modello come Napoli, Roma, e Bari, lo strozzino costituisce ormai società di in¬ termediazione e finanziarie e con false fatturazioni maschera la sua attività». A questo proposito, Busa ha denunciato che a tre anni dalla legge non è stato ancora costituito l'albo dei mediatori: «Sono 24 mila - ha detto - e sfuggono ad ogni controllo dell'ufficio italiano cambi e della Banca d'Italia. E' tra di loro che si nasconde la zona grigia tra usura e criminalità organizzata». [r. r.] Ma le denunce sono in continuo calo In due anni di attività l'associazione ha aiutato mille persone Una manifestazione contro l'usura, piaga che non è stata ancora debellata

Persone citate: Busa, Grasso, Lino Busa, Marco Venturi, Tano Grasso