La Caritas: stop agli aitili inutili

La Caritas: stop agli aitili inutili ARMADI» La Caritas: stop agli aitili inutili Anche costumi da bagno é medicine scadute inchiesta Maria Carisi ROMA SERVIRÀ' un kit per preparare la fonduta ai profughi del Kosovo? Qualcuno pensa di sì, visto che l'ha donata alla Caritas. Nelle montagne di vestiti e oggetti arrivati ai centri di raccolta Caritas e della Croce Rossa c'è di tutto: dai costumi da bagno alle scarpe col tacco a spillo, ai vestiti da sera, agli scrittoi da bambino. La generosità degli italiani sta mettendo a dura prova pazienza e impegno dei volontari che devono preparare e smistare tutta questa beneficenza. Alla Caritas della Stazione Termini di Roma il responsabile Gennaro Di Cicco ha dato lo stop. «Sto dicendo da ieri che non accettiamo più pacchi per il Kosovo, ma la gente continua ad arrivare. Abbiamo tutte le stanze e i corridoi pieni fino al soffitto». E ieri a lamentarsi di questa situazione sono stati anche gli ospiti dell'ostello per barboni che non hanno potuto nemmeno vedere la partita perché la sala era sommersa di cartoni. Enormi montagne di pacchi e scatole anche alla Croce Rossa che ha, soltanto a Roma, più di 50 persone impegnate nello smistare e controllare gli aiuti. Nel deposito di via Ramazzini centinaia di scatoloni sono già pronti per essere caricati sui Tir e portati all'imbarco di Bari. Accanto c'è un altro enorme ammasso di «doni» tra cui golf macchiati e bucati, giacche lise, scarpe vecchie. Già, perché molti hanno confuso generosità con pulizia degli armadi. E alla Croce Rossa di Roma sono arrabbiati. «Di tutta questa roba recupereremo sì e no il dieci per cento», dice il presidente del comitato provinciale, Giuseppe Ungaro. «Del resto decideremo cosa fare, certo non la butteremo». Forse andrà ai barboni. «Noi come Croce Rossa dobbiamo mandare ai profughi solo cose nuove» spiega ancora Ungaro. «Tra l'altro è anche un problema di correttezza verso persone che stanno vivendo una tale tragedia. Io di- co a chi vuole fare qualcosa che basta donare anche un paio di calzini, ma che sia nuovo». C'è imbarazzo a rifiutare i pacchi. «Non lo si fa mai - assicurano alla Cri - perché comunque chi arriva tino qui ha buone intenzioni e ha perso del tempo. Ma per noi è un vero problema». Alla Caritas c'è la stessa si- tuazione. «Non ci aspettavamo che la gente rispondesse in questo modo», dice Gennaro Di Cicco, responsabile dell'ostello della Stazione. «Se arriva qualcuno con i pacchi non lo mandiamo via, ma al telefono diciamo che la raccolta per l'emergenza Kosovo è conclusa, almeno per ora». E di gente all'ostello ne arriva ancora. Certo non come il n r l lunedì di Pasquetta quando la strada, via Marsala, è stata bloccata dalle macchine. Altro problema i farmaci. Su questo il responsabile del deposito farmaceutico centrale della Croce Rossa italiana, il: dottor Giuseppe Giani co, è a dire poco infuriato. Mostra con rabbia cesti dell'immondizia pieni di farmaci: «Ci portano medicine scadute, scatole dove magari è rimasta una sola fiala. Migliaia di scatolette che prese singolarmente non servono a nulla». E bruciare tutti questi medicinali scaduti costerà alla Croce Rossa circa 50mila lire a cartone. «Per questo - spiega Gianico - dobbiamo continuare a spiegare alla gente di non portare farmaci, di non svuotare la farmacia di casa, perché non serve. I medicinali li devono donare solo le aziende, seguendo certi criteri. Gli altri è meglio che versino dei soldi nei conti correnti aperti per l'emergenza». Ma il capitolo «farmaci», anche quando provengono dalle ditte farmaceutiche, è sempre delicato in un'emergenza. Spesso l'invio è risultato inappropriato. O peggio: sciagurato, come osserva uno studio sulle donazioni internazionali di farmaci. Un esempio è quello che è avvenuto in Bosnia Erzegovina, dal 1992 all'estate del 1996, dove più della metà dei farmaci inviati (30 mila tonnellate) è stato distrutto con uno spreco di circa 250 milioni di dollari. Ma ad ogni emergenza è stato lo stesso. Nel Sudan devastato dalla guerra, nel 1990, alle popolazioni affamate arrivano stimolanti dell'appetito mentre in Eritrea, l'anno prima, sette camion carichi di aspirina scaduta richiesero sei mesi per lo smaltimento. Per questo alla Croce Rossa si raccomandano di seguire le linee guide stabilite per la donazione dei farmaci. E' fondamentale, innanzi tutto, che all'arrivo nel Paese da aiutare le medicine abbiano una validità non inferiore ad un anno. Sabato mattina i5 camion della Croce Rossa porteranno le donazioni selezionate a Bari per caricarle sulle navi San Giusto e San Marco. Da Falconara, invece, partiranno lunedì alcuni carichi di generi alimentari. Soprattutto donazioni di aziende alimentari e di distribuzione. Ma anche beni donati da famiglie che sabato avranno l'occasione, in una grande catena di super mercati, ricorda il responsabile provinciale per Rona del la Croce Rossa, di fare qualcosa di veramente utile riem piendo i carrelli della spesa per i profughi. UdpscfUNrc Nei centri di raccolta di Roma volontari infuriati: «Di questa roba recupereremo il dieci per cento» Militari italiani sbarcano a Durazzo dalla nave San Giorgio con aiuti umanitari per i profughi kosovari

Persone citate: Gennaro Di Cicco, Giuseppe Giani, Giuseppe Ungaro, Maria Carisi, Rona, Ungaro