Belgrado: libereremo i tre soldati Usa di E. St.
Belgrado: libereremo i tre soldati Usa Milosevic: «La Nato vuole occupare la Jugoslavia, se ci proverà sarà un bagno di sangue» Belgrado: libereremo i tre soldati Usa L'ex presidente cipriota li prenderebbe in consegna oggi BELGRADO Buona parte della giornata di ieri a Belgrado, a parte gli ormai consueti tragici conti dei danni e delle vittime dei bombardamenti, si è svolta intorno alla vicenda dei tre soldati americani prigionieri di Milosevic. La volontà serba di liberarli ò stata annunciata per primo dal portavoce del governo greco, Dimitris Repas: «Il presidente Milosevic ha invitato a Belgrado il presidente del parlamento di Cipro, Spiros Kiprìanou, per discutere della situazione in Kosovo e por consegnagli i tre militari statunitonsi». Il governo greco avrebbe fornito l'aereo per portare i tre a Cipro e garantito la sicurezza di tutta l'operazione. In serata Kiprìanou ha detto che il viaggio a Belgrado era rinviato a oggi: «Spero che avrà successo e possa aprire la strada a sviluppi per una soluzione pacifica della crisi», ha detto, aggiungendo di aver richiesto un cessate il fuoco di 24 ore in Jugoslavia allo scopo di portare a termine la sua missione. Il presidente greco-cipriota ha passato la notte ad Atene per incontrare il viceministro degli Esteri greco Kranidiotis, che ieri ha visto un inviato russo, e l'ambasciatore jugoslavo in Grecia. Da Washington Sandy Berger, consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Bill Clinton, ha ammesso che era a conoscenza degli sforzi di Kiprianou. «Ovviamente gradiremmo il rilascio dei tre soldati americani ma non possiamo confermare che avverrà», ha detto alla Nbc. Ma poi la televisione cipriota ha detto che gli Usa avevano sconsigliato a Kiprianou di andare ieri sera a Belgrado. In ogni caso la Nato faceva sapere di non accettare nessuna condizione per la liberazione dei tre soldati. All'aeroporto internazionale di Atene c'è un Boeing 737-400 con a bordo due piloti esperti, già pronto a decollare per la capitale jugoslava. Secondo fonti della compagnia di bandiera greca, l'Olympic Airlines, la missione è stata rinviata perché non c'erano garanzie sulla sicurezza del volo e «nessuno poteva assicurare che al tramonto non fossero ripresi i bombardamenti della Nato contro l'aeroporto di Belgrado». Il programma iniziale prevedeva che l'aereo con a bordo Kiprianou sarebbe rimasto nella capitale jugoslava soltanto per qualche minuto, il tempo necessario a far salire a bordo i tre militari americani, che a Nicosia dovrebbero essere consegnati all'ambasciatore Usa, Kenneth Brill. Il regime di Belgrado ha bollato come «criminale» il rifiuto della tregua, e Milosevic ha accusato l'Alleanza di «volere occupare la Jugoslavia». E dalla Russia, Borislav, il fratello di Milosevic, continua a ribattere alle accuse della Nato: «L'Occidente attacca la Serbia anche con la propaganda, oltre che con le bombe». Per l'ambasciatore jugoslavo a Mosca, i racconti di deportazioni di massa, attacchi contro civili, pulizia etnica, non sarebbero altro che «fin¬ zioni». A proposito di finzioni, il segretario di Ibrahim Rugova avrebbe confermato che il leader ko80vo moderato è di fatto «agli arresti domiciliari» e non così felice di collaborare con i serbi come vorrebbe la tv di Stato. Alla Russia, Milosevic avrebbe chiesto carburante, a dirlo è il deputato comunista russo Nikolai Ryzhkov che si trova in Jugoslavia col presidente della Duma e collega di partito Ghennadi Selezniov, tutti favorevoli (a differenza di Eltsin) all'invio di armi a Belgrado. Ryzhkov ha sostenuto che le truppe jugoslave sono pronte a ritirarsi dal Kosovo se la Nato ritirerà le sue forze dalla Macedonia e dall'Albania. Lo stato maggiore dell'esercito jugoslavo ha ammonito ieri che la «variante della criminale aggressione della Nato contro la Jugoslavia mediante un eventuale utilizzo di truppe di terra, condurrà ad un colossale bagno di sangue in tutti i Balcani». Lo stato maggiore ha sostenuto che la Nato «si serve dei profughi albanesi che fuggono anche a causa dei bombardamenti alleati in Kosovo, per preparare un'aggressione terrestre della Jugoslavia». «L'idea del rientro dei profughi sotto la protezione della Nato e con i separatisti albanesi dell'esercito di liberazione del Kosovo (Uck) aiutati ed armati dagli americani ha soltanto lo scopo di risparmiare perdite a soldati statunitensi, britannici e di altri Paesi dell'Alleanza atlantica», si legge nel documento, [e. st.]
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