La morte dal cielo sfigura Pristina

La morte dal cielo sfigura Pristina La morte dal cielo sfigura Pristina Belgrado: 11 civili morti, Bruxelles non conferma PRISTINA «Un forte fruscio e poi il palazzo delle poste dove mi trovavo ieri notte con altri due colleghi è crollato come un castello di carte». Così Lana Jovanovic ha descritto il pesante bombardamento della Nato che la notte scorsa ha messo a ferro e fuoco Pristina, capoluogo del martoriato Kosovo. Ma Bruxelles non ha confermato il raid. Il fruscio udito da Lana è quello dei missili di crociera lanciati dalle navi alleate in navigazione nell'Adriatico meridionale. La quattordicesima notte di bombardamenti consecutivi da parte dell'Alleanza atlantica è stata la più pesante dall'inizio dei raid aerei sulla Jugoslavia ed ha lanciato le sue lingue di fuoco dal Nord al Sud della Serbia ed anche sull'aeroporto della minuscola città di Podgorica, capitale del Montenegro. La Nato ha chiesto il ritiro completo delle forze serbe dal Kosovo ed il presidente jugoslavo Slobodan Milosevic ha risposto, continuando il suo atteggiamento di sfida contro il resto del mondo, che ciò avverrà solo dopo il ritiro delle forze dell'Alleanza dalla Macedonia e dall'Albania, dove invece ieri ò stata annunciata la creazione di un comando operativo del contingente interna- zionale per gli aiuti umanitari. «Stavo parlando con un collega quando il missile ha colpito l'ufficio postale nel centro di Pristina... Sono sicura che è morto», ha detto Lana Jovanovic. Un altro impiegato, coperto di sangue e di polvere, ha superato le fiamme dell'incendio sviluppatosi nell'edificio ed ha raggiunto le squadre di soccorso che hanno salvato la donna, ricoverata in ospedale, dove si trovano almeno 30 feriti. Secondo dati non ufficiali il raid di ieri notte ha provocato la morte di almeno 11 civili. L'attacco Nato ha colpito altri edifici in centro e nel sobborgo di Devet Jugovica, alla periferia «serba» di Pristina. Un deposito di carburante che, secondo quanto si è visto, levava verso il cielo ancora ieri una densa colonna di fumo nero che rendeva l'aria irrespirabile. Le bombe di ieri notte hanno devastato anche un cimitero ortodosso di Pristina, distrai;- Sendo 50 tombe e danneggianone altre 80, oltre alla cappella funeraria. Le lapidi sventrate dall'esplosione recavano i nomi «Dimic, Jakovljevic, Filipovic ed altri.... Questi presunti democratici non lasciano riposare nemmeno i morti», ha detto ai giornalisti Vladislav Dimic, che ha avuto la tomba dei suoi parenti demolita. Il governatore serbo del Kosovo, Zoran Andjelkovic, ha scavato con le sue mani per tutta la notte tra le macerie. Bombe Nato sono cadute anche vicino al monastero serbo ortodosso di Gracanica, a 11 chilometri da Pristina, considerato uno dei santuari più riveriti dai serbi: una struttura in stile bizantino del XIII secolo costruite per un voto dal re serbo Milutin. Contadini che lavorano vicino al monastero hanno raccolto manifestini, probabilmente lanciati dagli aerei e hanno chiesto cosa era scritto sopra: in inglese si diceva «alzate gli occhi al cielo perché domani probabilmente non lo vedrete più». (e. st.] I testimoni dicono di aver sentito un fruscio e poi si è scatenato l'inferno in terra I missili sarebbero caduti anche vicino al monastero di Gracanica, il più sacro per i serbi

Persone citate: Filipovic, Jakovljevic, Lana Jovanovic, Slobodan Milosevic, Vladislav Dimic