«Alba due» parie tra le polemiche di Francesco Grignetti

«Alba due» parie tra le polemiche La missione della Nato sarà di ottomila uomini. Veltroni: avrà soltanto scopi umanitari «Alba due» parie tra le polemiche Fa discutere l'idea di mandare a Tirana militari di leva Francesco Grignetti ROMA La missione dell'Alleanza atlantica in Albania ha ormai un'identità ben precisa, una pianificazione definitiva, un'approvazione da parte del consiglio degli ambasciatori. La missione ha anche un nome: si chiamerà «Alba 2» in onore di quella precedente tra militari europei, a guida italiana, comandata dal generale Forlani, che salvò Tirana dal caos e dalla guerra civile un paio di anni fa. Anche questa volta gli italiani avranno una parte più che consistente nel meccanismo militare. Il ministero della Difesa conferma che intende inviare la brigata alpina Taurinense (oltre duemila penne nere), dove convivono soldati professionisti e militari di leva. Sotto il comando Nato dell'Amfl, che verrà spostato rapidamente dalla sua sede in Germania a Tirana, ci saranno militari americani, italiani, e, anche se in aliquote minori, degli altri partner atlantici. In tutto, si conferma che andranno in Albania circa 8000 uomini. La scelta di inviare a Tirana una brigata mista di professionisti e coscritti, però, fa discutere. Ecco che il sottosegretario alla Difesa, Massimo Brutti, Ds, cerca di disinnescare la polemica: «Dovremo usare - dice a Telemontecarlo - quanto più possibile i volontari, anche perché di solito hanno un addestra- mento più completo. Possiamo mandare anche militari di leva, ma solo per attività di supporto logistico e in un secondo momento quando si renderà necessario l'avvicendamento. In ogni caso nessuno potrà obbligare i militari di leva a partire per l'Albania. Saranno loro a sceglierlo», E l'altro sottosegretario, Gianni Ri vera: «Scelta inevitabile. E' chiaro che con l'aumento delle necessità, aumenta anche il numero delle persone chiamate ad affrontarle». Più o meno con queste stesse parole, ieri mattina, erano stati informati privatamente i diversi leader politici. Che infatti tranquillizzano i loro interlocutori, ma allo stesso tempo ribadiscono che i soldati di leva andranno rigorosamente tenuti lontani dalle operazioni di guerra. Dice Gianfranco Fini: «Il nostro contingente in Albania è indispensabile per aiutare i profughi. Non c'è alcun nesso con un ipotesi di escalation». O Walter Veltroni: «Quelle truppe vanno per motivi umanitari e quindi non avranno altre finalità». E il leghista Francesco Tabladini: «Se i soldati di leva verranno utilizzati veramente per la missione umanitaria, non possiamo che essere d'accordo. Nessun accordo, invece, se questa operazione volesse essere una sorta di preparazione per un eventuale attacco terrestre». Qualcuno si è risentito, però, per aver scoperto solo dai giornali che la Taurinense era in procinto di partire per l'Albania. Il presidente diessino della commissione Difesa della Camera, Valdo Spini, ad esempio: «L'iniziativa si può anche condividere, ma a due condizioni: i soldati di leva vadano per operazioni umanitarie e su base volontaria. Il ministro, che abbiamo invitato in Parlamento, dove gradiremmo sapere le notizie di prima mano e non dai giornali, ci dovrà chiarire se la volontarietà verrà espressa su base personale o di corpo, come è il caso dei paracadutisti». E poi c'è chi è contrarissimo per principio. L'associazione nazionale genitori soldati di leva (Angesol) si oppone: «No ai nostri tigli in Albania, - dice la presidente, Amalia Trolio - neppure se vanno in quel Paese per una missione esclusivamente umanitaria. Quell'area è troppo pericolosa. Ha un bel din: il generale Arpino (capo di stato maggiore Difesa, ndr) che i soldati di leva non sono obbligati. Nelle caserme si sta già facendo propaganda a un intervento umanitario italiano, facendo leva sulle drammatiche immagini dei profughi in fuga dal Kosovo. Ma così si invogliano i nostri ragazzi ad andare incontro a un pericolo incontrollato e incontrollabile». Netta contrarietà anche della Lega obiettori non violenti: «Sono estremamente gravi le dichiarazioni sull'impiego di giovani di leva. Se questa operazione ha solo fini umanitari, si potrebbe prevedere l'impiego di militari non armati». Ma intanto i primi 180 uomini della Taurinense, con 80 mezzi, si stanno imbarcando su un traghetto a Bari. Sono i medici e gli infermieri della sanità militare, con appoggio di logistica e trasmissioni, che andranno ad allestire un ospedale da campo dalle parti di Durazzo. La loro partenza era prevista nell'ambito della missione Arcobaleno. Verranno raggiunti dai reggimenti operativi nei prossimi giorni. I genitori: «No ai nostri figli in Albania, quell'area è troppo pericolosa» Il ministero «Scelta inevitabile, con l'aumento delle difficoltà, aumenta la gente necessaria» Un gruppo di alpini della Brigata Taurinense in procinto di partire per l'Albania Un gruppo di alpini della Brigata Taurinense in procinto di partire per l'Albania

Persone citate: Amalia Trolio, Arpino, Forlani, Francesco Tabladini, Gianfranco Fini, Gianni Ri, Massimo Brutti, Valdo Spini, Veltroni, Walter Veltroni