D'Alema: la tregua? Un passo insufficiente di Antonella Rampino
D'Alema: la tregua? Un passo insufficiente Palazzo Chigi chiede la convocazione del Consiglio Atlantico. Dini: la mossa di Milosevic era attesa D'Alema: la tregua? Un passo insufficiente E Cossutta andrà da Milosevic Antonella Rampino ROMA Conoscere i contenuti, per poter valutare. Messo di fronte all'imprevista tregua unilaterale di Milosevic, D'Alema convoca una conferenza stampa piena di dubbi e prese di posizione di specchiata fede atlantica. «La mossa di Milosevic era attesa, ma nella forma in cui è arrivata non basta, perché non contiene nessuna indicazione sul ritiro delle truppe dal Kosovo», per dirla col ministro Dini, ieri a Tripoli. Ma insieme.il governo dà mandato all'ambasciatore De Francois di proporre, per parte dell'Italia, che giovedì si riunisca il Consiglio Atlantico, come dire il luogo in cui si potrebbe anche prendere una decisione sui bombardamenti. D'Alema tiene dritta la barra, timoniere di un governo che non può non dirsi amante della pace, così come Wojtyla e Cossutta auspicano, ma che comprende le ragioni dell'Occidente, di cui è fido alleato. La posizione del governo italiano, resa pubblica alle otto passate di ieri sera con una conferenza stampa, così come fa quasi quotidianamente sui temi della guerra lo stesso Clinton, è che l'annuncio della tregua unilaterale da parte di Milosevic «è solo un primo passo». Segue dettagliato elenco di «impegni e scelte più rilevanti e più significative nella direzione che io ho indicato». Esse, «in accordo con la posizione dei nostri alleati», sono: inizio di ritiro delle truppe serbe dal Kosovo; verifica già nelle prossime ore che la tregua sia un fatto reale; disponibilità da parte del governo di Belgrado di accettare a tutela dei profughi una presenza internazionale (leggi: truppe). E, infine, «l'annuncio di tregua dato oggi da Milosevic è il primo segnale dell' ef- ficacia dell'azione Nato». Per dirla con la Sueddeutsche Zeitung di ieri, l'atteggiamento del premier è quello di chi «non solo riesce a rendere più facile la permanenza nel governo ai partner di coalizione, dal Pedi ai Verdi», ma anche quello di chi «si sforza molto attivamente di riannodare il dialogo tra i serbi e la Nato», restando beninteso fedele a quest'ultima. Se n'è accorto anche Cossutta che, ascoltata in tv la conferenza stampa di D'Alema, lo ha invitato «ad avere il coraggio di dire di no a Clinton», la posizione del governo per il presidente pdei è «troppo incerta». Un fatto, questo, che Cossutta deve aver rilevato personalmente, nel colloquio a quattr'occhi avuto ieri all'ora di pranzo con l'mq^iilino di Palazzo Chigi. D'Alema ha ricevuto Cossutta che l'andava a informare della missione diplomatica lampo, che in meno di tre giorni lo porterà a Parigi a consulto con Robert Hue, il leader comunista francese, poi a Mosca da Zjuganov, il comunista che è azionista di maggioranza della Camera bassa russa, e infine, «dopo un viaggio un po' periglioso», ovvero in automobile da Budapest a Belgrado, da Milosevic. Un viaggio tessuto in giorni e giorni di febbrili consultazioni, orchestrato e materialmente organizzato da Carlo Benedetti, grande esperto di cose russe, noto a Mosca come «il signor Krusciova», avendo sposato la figlia del famoso leader riformista. Al viaggio, parteciperà anche Lucio Manisco, noto invece tra i comunisti come «il signor Cnn», da quando, all'ultimo comitato centrale, ha votato contro Cossutta, e in favore di una immediata uscita del partito dal governo, perché aveva visto sul famoso network americano le immagini dei bombardamenti di Belgrado. Cossutta ha annunciato la missione a D'Alema, D'Alema ha preso atto e dato la sua benedizione: e come si potrebbe fare diversamente, con chi va in missione di pace? Ma intanto, ieri, la tregua an¬ nunciata dall'ideologo della Grande Serbia, si è abbattuta sul Transatlantico come un missile Cruise. Se Veltroni, giocando d'anticipo su D'Alema, ha subito commentato «spetta alla Nato valutare», la sinistra ds, i Verdi, tutte le forze insomma la cui posizione è del tipo «né con la Nato, né con Milosevic», invitavano a non lasciar cadere lo spiraglio aperto. Mentre i cossighiani e il Polo tutto sembrano non credere affatto alla buona fede di quello che considerano, in due parole, un despota che viene dalla notte della storia. Le valutazioni sono trasversali alle posizioni politiche. Il leghista Maroni e Bertinotti, per esempio, pensano entrambi che è la volta buona per togliersi dalla «sudditanza» Usa, e dicono che la tregua unilaterale basta di per sé a far cessare la guerra. Dal Polo, richieste di cautela vengono da Casini del Ccd, ovvero non bisogna abbassare la guardia prima che le deportazio- ili abbiano line, mentre Fini consiglia di verificare le reali intenzioni dei serbi, e intanto continuare i bombardamenti. Quello che è certo, però, è che la tregua unilaterale apre nuovi scenari. Può davvero essere l'inizio di una nuova fase, se è vero, come dice Veltroni, che l'Italia è impegnata sul fronte della diplomazia lungo la strada indicata dal Vaticano. Una linea che, nelle prossime ore, verrà percorsa in giro per l'Europa da Cossutta. Piccoli profughi kosovari accolti e ristorati al loro arrivo in Turchia dopo la fuga in Macedonia
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