«lo, ragazza di Belgrado così vivo con le bombe»

«lo, ragazza di Belgrado così vivo con le bombe» «lo, ragazza di Belgrado così vivo con le bombe» IL 24 marzo, alle otto di sera, la città di Novi Sad e i villaggi vicini hanno cominciato a tremare. Siamo usciti e abbiamo visto cadere grosse palle di fuoco. Tutta la città sembrava illuminata, I vetri volavano in pezzi e le case oscillavano. L'indomani ab- ' biamo potuto vedere il risultato: finestre rotte, una fabbrica distrutta, una scuola elementare gravemente danneggiata. Quanti feriti? Nessuno poteva saperlo. Vi racconto semplicemente quello che ho visto o che i miei vicini mi hanno raccontato. Nessuno riusciva a credere che il mondo democratico e civ ili zzato ci mandasse davvero delle bombe. Tutti erano sotto choc. I primi due giorni, i negozi sono stati presi d'assalto. Tutti si preparavano a una situazione di guerra. Ognuno comprava quello che poteva, dieci filoni di pane, cento eh ili di farina, dieci litri di olio. Si allestivano dei rifugi dove correre durante gli allarmi. Ma lo choc dei primi giorni è rapidamente passato. Ognuno ha cercato di adattarsi alla nuova situazione, quantunque insopportabile. I rifugi sono addirittura diventati luoghi d'incontro, dove i vicini prendono il caffé insieme, dividono i dolci e discutono gli avvenimenti, senza angosciarsi troppo, almeno a Novi Sad. Così, due giorni dopo l'inizio di questa foiba, la vita è sembrata riprendere un suo corso quasi nor- male. I negozi hanno ritrovato il loro ritmo e continuano a essere decentemente riforniti. La gente non è più nel panico, non ammassa più provviste. I bus circolano regolarmente: tutti dobbiamo andare a lavorare! E poi la gente ha cominciato a uscire dai rifugi, senza preoccuparsi troppo delle bombe, consapevole che, a ben pensare, ogni minuto della giornata costituisce un pericolo potenziale, e restare sotto terra equivarrebbe ad asfissiare. Meglio fare qualcosa perché la vita continui. Dovevamo unirci (tutti per uno, uno per tutti) per conservare il nostro spirito. Le bombe possono distruggere gli edifici, ma non lo spirito serbo. Le autorità hanno organizzato dei concerti rock, prima a Belgrado, poi a Novi Sad e adesso nelle altre grandi città. Tutti i giorni, a mezzogiorno. Un trionfo. Tra le 15 e le 20 mila persone si riuniscono noi centro dello città, giovani, vecchi, tutti usciti dai rifugi per protestare contro i raid della Nato, cantanto all'unisono folk, rock, per tenere alto il morale. Tutti portiamo un badge che rappresenta un piccolo bersaglio, con un punto interrogativo che vuol dire: «Sarò io il prossimo?» Quello ohe ci tiene in vita è l'umorismo. Mi piacerebbe che un giorno qualcuno raccogliesse in un libro gli slogan e il delirio creativo che viviamo tutti insieme. Per esempio: «Clinton, salta addosso a Monica, non a noil» oppure «Invisibile non è il suo aereo, ma il suo cervello». I teatri e i cinema hanno aperto le porte e offrono ogni giorno, a partire dalle 12, spettacoli gratuiti, senza preoccuparsi di quanta gente c'è in sala. Per diffondere la verità e spezzare il blocco delle informazioni fornite dai media occidentali, viene incoraggiato l'uso di Internet. Ogni giorno guardiamo la CNN. Le testimonianze dei rifugiati m'intrigano moltissimo. Curiosamente, tutti gli intervistati, presi per così dire a caso, parlano perfettamente l'inglese. Ora io posso dirvi che in questo Paese quelli che parlano inglese non sono così numerosi. Se La Nato sperava di dividere i serbi, o di suscitare un'opposizione al governo di Belgrado, ha completamente fallito: ì serbi non sono mai stati più uniti di adesso. Per illustrare questo slancio, parlerò della fabbrica di automobili Za stava di Kragujevac, le famose macchine Yugo. Tutti i dipendenti hanno deciso di occupare gli edifici giorno e notte, fino alla fine dell'aggressione Nato. Tremano, ma difenderanno la fabbrica con i loro corpi per salvare il loro futuro, sperando di sfuggire al destino dei dipendenti della Sloboda a Cacale. Quella fabbrica, che produceva elettrodomestici, è stata completamente distrutta. Cinquemila persone si sono ritrovate senza mezzi di sostentamento. Non e anche questa una catastrofe umanitaria? I risultati attuali degli attacci definiti «intelligenti e giustificati» della Nato sono i seguenti: 120 scuole danneggiate (tre a Novi Sad), la facoltà di filosofia e il pohtecnico fuori uso. Fabbriche distrutte in tutta la Jugoslavia, abitazioni civili danneggiate, ospedali pieni di feriti. Lo so perché le ambulanze vanno su e giù tutto il giorno. E' molto difficile avere un'idea precisa del numero di morti e di feriti perché non si vuole provocare il panico tra la popolazione. Ma ci sono così tanti danni materiali che è impossibile immaginare che non ci siano anche danni umani. E poi, ci sono i bambini. Ovviamente sono traumatizzati, come d'altra parte molti adulti La gente ha paura, pur mostrandosi spavalda. Per i bambini è terribile. Fa freddo, la notte, nei rifugi. I bambini non riescono a dormire. Alcuni sono silenziosi, altri hanno lo sguardo fisso, altri cercano di giocare, altri ancora piangono tutto il tempo. I genitori dicono che i piccoli non mangiano. Ogni giorno la radio offre consigli per non farsi prendere dal panico. I doposcuola sono aperti giorno e notte per i bambini al di sotto dei dieci anni, e gratuitamente. Una delle reti televisive indipendenti diffonde tutto il giorno cartoni animati. Le scuole sono chiuse. Per ragioni di sicurezza ma anche perché molti edifici devono essere riparati. Le scuole riprenderanno quando la situazione si sarà stabilizzata e allora si penserà se prolungare l'anno scolastico o ridurre il programma. Speriamo che la Nato non preveda di allungare le sue fasi mdefmitamente... Le Monde-La Stampa Questo è il racconto della vita quotidiana sotto le bombe fatto da una studentessa universitaria di 28 anni che vive a Novi Sad, a Nord-Ovest di Belgrado. Ogni giorno a mezzogiorno nelle maggiori città della Jugoslavia si tiene un concerto rock. Ci vanno a migliala, perché «le bombe possono distruggere gli edifici, non lo spirito serbo». Anche I cinema e i teatri sono aperti e offrono spettacoli gratuiti tutti i pomeriggi

Persone citate: Clinton

Luoghi citati: Belgrado, Jugoslavia, Kragujevac