La scelta di Isabella dai Vanzina a Baitz di Simonetta Robiony

La scelta di Isabella dai Vanzina a Baitz La Ferrari impegnata in teatro accanto a Luca Zingaretti La scelta di Isabella dai Vanzina a Baitz Simonetta Robiony ROMA Pianti e lamentele non ne vuol fare, ma certo Isabella Ferrari comincia a non poterne più di un certo cinema italiano. «E' un laghetto pieno di alghe. Vorrei che qualcuno ne smuovesse le acque, ma non so chi». Attrice dal percorso singolare, esplosa più di quindici anni fa con le commedie al sapore di mare dei Vanzina, riconvertita negli Anni Novanta al piccolo cinema italiano d'autore da Marco Tullio Giordana a Massimo Guglielmi, da Battiato a Renato De Maria, adesso, dopo due figli e tanti film, di cui uno solo, «Romanzo di un giovane povoro» di Ettore Scola, le ha dato una Coppa Volpi a Venezia, ha scelto di fare teatro. «Ma non è un ripiego salire in palcoscenico. E' una decisione dettata da bisogni personali, dalla voglia di misurarmi con un testo difficile che può essere utile a farmi fare qualche passo avanti, dal bisogno di restarmene ferma a Roma, vicino ai figli, soprattutto all'ultima che ha appena cinque mesi. Il fatto che molto cinema da articolo 28 (quello finanziato dallo Stato, NdR), che pure ho fatto, credendoci profondamente, ha finito con il non esser visto dalla gente. C'è stata poi la delusione per le mancate o inutili scelte operate nello spettacolo da questo governo di sinistra». Dunque teatro. E teatro contemporaneo, duro, non consolatorio. Al «Due», di via Due Macelli, in coppia con Luca Zingaretti e sotto la guida di Toni Bertorelli, Isabella Ferrari, recita «Tre alberghi» di Baitz, una crisi familiare in tre monologhi: lui, lei, di nuovo lui. «Ho accettato subito la proposta di Zingarctti n della società "Fascino" perché questo ò un testo intelligente che parla della vita di oggi o lo fa in una forma inusuale, il monologo drammatico, costruito in modo che, pur nella solitudine sconfortante di tre stanze d'albergo, le paralo dell'uno sembrano intrecciarsi con quello dell'altro». Presentato a New York e poi a Londra con enorme successo nel '93, tradotto subito da ivi asolino d'Amico, il testo ha stentato a trovare una messa in scena perché nessun produttore italiano aveva il coraggio di rischiare. Il tema è quello di una coppia che si scioglie. Lui, ex militante pacifista, s'è riciclato come manager in una multinazionale che vende nel terzo mondo latte avariato, diventando un altro uomo. Lei, straziata dalla morte del figlio ucciso in Brasile da un ladro che voleva rubargli l'orologio, decide di troncare il rapporto con la confessione pubblica delle malefatte dell'azienda, una denuncia tremenda che costringerà il marito a perdere il posto ma anche a guardarsi dentro. «Non so se avrà successo - dice Isabella Ferrari - ma a questo punto mi sembrava la scelta più giusta. Purtroppo ormai so giudicare un copione al primo sguardo e in giro non vedo cose per il cinema di particolare qualità». E la televisione? «Provincia segreta», che ha fatto con Andrea Giordana, è andato benissimo. «Lo so e non ho niente contro la tv. Un tempo mi pareva producesse film di serie B, oggi la distanza con il cinema s'è accorciata. Eppure, quando mi hanno proposto la seconda serie di «Provincia segreta» ho rifiutato: meglio un film-tv di una sola sera che una serie troppo lunga. Non sono pronta. Voglio proteggermi». Nonostante tutto, come a smentire il suo desiderio di ritirarsi dal cinema, Isabella Ferrari racconta che, tra poco, sarà di nuovo nelle sale con un nuovo film, «Dolce far niente», una produzione franco-italiana ambientata nell'Ottocento, una sorta di balletto amoroso tra coppie con Fracois Clouzot che fa il romanziere Stendhal, Giannini, barone napoletano, Stefano Dionisi, il musicista Rossini, lei nei panni di una giovane vedova e Margherita Buy in quelli di una allegra nobildonna sempre disposta a innamorarsi. «Ma l'ho girato due anni fa - si giustifica - e non si trovava mai il momento giusto per farlo uscire». «Il cinema italiano ormai è un lagne pieno di alghe: meglio misurarsi col palcoscenico) ccanto a Luca ella aitz«Il cinema italiano ormai è un lagne pieno di alghe: meglio misurarsi col palcoscenico) Zingaretti L'attrice Isabella Ferrari protagonista di «Tre alberghi» al teatro Due di Roma: storia d'una crisi familiare in tre quadri L'attrice Isabella Ferrari protagonista di «Tre alberghi» al teatro Due di Roma: storia d'una crisi familiare in tre quadri

Luoghi citati: Brasile, Londra, New York, Roma, Venezia