Re Giulio e i cavalieri della Tavola rotonda
Re Giulio e i cavalieri della Tavola rotonda Re Giulio e i cavalieri della Tavola rotonda Regole minute e scabre per chi era ammesso a corte Guido Davico Bonino H] O avuto il privilegio di entrare a far parte del clan Einaudi all'età di 23 anni, una fortuna sfacciata, non altro, Imi chiamò a succedere a Italo Calvino alla guida dell'ufficio stampa. A farmi l'esame d'ammissione, era stato non Giulio Einaudi, ma il Giulio, a tutti gli effetti, suo secondo, Bollati di Saint-Pierre. Ma a farmi il rituale discorso d'intronaziono era stato proprio lui, l'Editore in persona. Con una voce tagliente, che la timidezza costringeva a imprevedibili, singolarissime pause, tra il gemito e lo sbuffo, senza che i suoi occhi azzurro-gelidi tradissero mai la minima reazione, mi disse pressappoco che il principio cardine a cui tutti, «qui da noi», dovevano ispirarsi era la dedizione totale, sposata al massimo del rigore. Quella prima volta, a differenza di molte altre nei quasi vent'anni successivi, non mi mentì. Il lavoro era improntato a regole minute e scabre, di schietto stampo piemontese (doveva essere, a tutti i costi e a tutti i livelli, bin fait, come spiegò Primo Levi nella Chiave a stella). Einaudi era attentissimo, sino alla maniacaiità, alla forma esterna dei suoi libri: la caratura della carta, l'equilibrio del formato, la giustezza dei caratteri, la sobrietà di spazi linee nella grafica di copertina. Ma questo culto sorgivo dell'eleganza, che faceva dire allora a tutti i librai che i nostri libri erano «i più belli», non era che un aristocratico scrupolo di vestizione di un corpo che doveva essere «bello dentro». Il momento più terribile per ogni «editor» era quando la copietta di un libro, seguito per tre, quattro mesi giorno dopo giorno, arrivava sul tavolo dell'Editore. Allora, dallo studio d'angolo, che stava tra via Biancamano o corso He Umberto al piano primo, si sentiva di colpo partire un urlo che sembrava emesso a gote piene dalla disperata buccina di un Tritone: «Davicooo, Dovicoool». Si entrava nella camera sghemba già con le palpitazioni e sulle gambe malcerte: lui, dopo l'urlo, aveva preso un atteggiamento di immedicabile dolore, s'era fatto tetramente compunto come un pastore luterano alla Bergman (solo i piedi sulla scrivania, in eleganti calze lunghe, non venivano da Stoccolma, ma da RufI atti) e la voce, adesso, la modulava a bella posta come un ansito di disperazione: «E' tuo questo libro? Perché non va, questo non è un libro Einaudi». E poi mentre la voce gli saliva progressivamente di tono, ma con un puntiglio filologico che invece avrebbe voluto mantenerla sempre eguale, passava, con uno sdegno vero, ad elencare le pecche, una a una, di quel libro-non-libro, o libro «non suo», di quel neonato deforme che non poteva proprio essere accolto nel grande «tronco cavo del catalogo Einaudi». Nei casi peggiori, il mostriciattolo veniva esibito ai consulenti anziani, ai Bobbio, Mila, Venturi il pomeriggio del mercoledì successivo, nella celebre riunione. I senatori erano, o s'atteggiavano, altrimenti benevoli. E lui, in un crescendo di stizza, in cui vibrava un misto di vocazione didattica e di narcisismo attornia, sciorinava le relative improprietà. Ad una tornata fu eccezionalmente ospite di quella leggendaria Tavola Rotonda un grande «editor» di Casa Gallimard. Sarà stato un caso, ma Einaudi aveva bell'e pronto il suo capro espiatorio: e salì in cattedra, furibondo e splendido, incurante della privacy della sua vittima (quando voleva, era di una aggressività spaventosa). U nostro collega assistette alla Lumie raciniana a bocca aperta. All'uscita, mentre tutti tentavano di scusarsi disse: «Ma no, questa è la più bella lezione di editoria della mia vita! Avete già pensato a raccoglierle e a pubblicarle?». Forse perché sarebbero state piene di improperi nei nostri confronti, non ci abbiamo pausato. Era attentissimo fino alla maniacaiità alla forma esterna dei libri e guai se una copertina s'imbarcava: un grido marcava il suo dolore Ogni «neonato» veniva esibito ai consulenti anziani Bobbio, Mila e Venturi per il battesimo L'ALBERO I GENEALOGICO! LUIGI EHUUDI-IDA PELLEGRINI (1874-1961) MARK) EINAUDI (1904-1994) ROBERTO EINAUDI (1906) GIUUO EINAUDI-CLELIA G8IGN0U0 (WM99J) MramojJ» IDA —-RICCARDO HAJ80 RENATA ALDRQYAN DI Seconda mogte EIENA GIULIA LUDOVICO Giulio Einaudi con Natalia Ginzburg: è una delle ultime immagini della scrittrice
Luoghi citati: Saint-pierre, Stoccolma
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