«Costruì la casa dell'antifascismo»

«Costruì la casa dell'antifascismo» Il ricordo di Norberto Bobbio: «Ci sentivamo spesso, sono sconvolto» «Costruì la casa dell'antifascismo» ONO sconvolto», dichiara al telefono Norberto Bobbio. «Non ci vedevamo da un certo tempo a causa delle mie malferme condizioni di salute. Non avevo potuto partecipare alla cerimonia per il conferimento della laurea honoris causa all'Università di Torino. Se non ricordo male, ci eravamo visti l'ultima volta il 18 ottobre 1996, quando Giulio volle festeggiare il mio compleanno con la presentazione del De senectute: fu un incontro molto simpatico, in cui ricordò i nostri trascorsi, a partire dalla fondazione della casa editrice. In realta ci eravamo conosciuti prima, perché anche lui aveva fatto parte dei famosi allievi di Augusto Monti al Liceo D'Azeglio, anche se - essendo un po' più giovane di me e frequentando l'altra sezione - non era nella mia stessa classe. «Giulio Einaudi ha avuto innanzi tutto il grande merito di aver fondato e impostato una casa editrice cripto antifascista, che continuava la tradizione torinese che aveva avuto por capostipite le edizioni gobettiane. Com'è noto, la casa editrice nacque acquistando la testata di una rivista accademica, La Cultura, che venne trasformata in un agile organo di cultura militante. Ma l'esperienza era destinata a durare pochissimo, perché l'intera redazione fu arrestata il 15 maggio 1935, in occasione dell'arresto del gruppo torinese clandestino di Giustizia e Libertà: non solo i maggiori responsabili di GL come Vittorio Foa e Massimo Mila, ma anche semplici fiancheggiatori come eravamo Giulio e io. D'altronde il fondatore della casa editrice dal punto di vista culturale è stato Leone Ginzburg, che noi abbiamo sempre considerato come l'erede spirituale e politico di Piero Gobetti, continuatore della gobettiana Rivoluzione liberale. Dunque durante il periodo fascista la casa editrice ha avuto il compito, cui ha mantenuto fede nei limiti concessi dalla censura, di tener fermi i principi di una libera cultura in Italia. Non bisogna mai dimenticare che uno dei principali autori, in quel periodo, fu lo storico Luigi Salvatorelli, maggiore rappresentante a Torino dì un antifascismo liberale democratico. D'altronde Giulio aveva alle spalle Luigi Einaudi, amico di Croce: fra i primi libri che pubbhcò c'erano i testi di politica economica sug¬ geritigli dal padre. «Dopo la caduta del fascismo e durante la guerra fredda l'esperienza culturale della casa editrice si orientò su due grandi filoni: il comunismo e l'azioniamo. Al primo si deve la pubblicazione da Einaudi delle Lettere di Antonio Gramsci e dei Quaderni nell'edizione per argomenti. Mentre l'indirizzo azionista si concretò nel! opera filosofica di Guido Calogero e nella collaborazione di un personaggio essenziale come Franco Venturi, che impostò la «Storica», una delle tre grandi collane che sono fin dalle origini il simbolo della vicenda einaudiana, insieme con ì «Saggi», la prima collana in assoluto, i «Narratori stranieri», affidata al la cura particolare di Ginzburg, e la «Cultura scientifica», di cui il maggiore consulente fu Ludovico Geymo nat. A questi due indirizzi di fondo, comunista e azio nista, bisogna far risalire la cosiddetta, e tanto vituperata, cultura di sinistra. Quando si parla spregiativamente di egemonia della cultura di sinistra, i bersaglio è sempre Giulio Einaudi». Una pausa. E poi «Sì, non ci vedevamo da un paio d'anni. Ma mi cercava spesso. L'ultima cosa che mi ha mandato è stato il testo della sua lectio universitaria. Del gruppo dei vegliardi che aveva partecipato alla fondazione della casa editrice eravamo rimasti soltanto lui e io. E lui si vantava sempre di essere il più in gamba». [a. p.) «Del gruppo di vegliardi che fondò l'editrice eravamo rimasti in due: lui si vantava d'essere il più in gamba»

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