Pasqua d'oro a Wall Street

Pasqua d'oro a Wall Street Ma la classifica di «Fortune» segnala per le aziende Usa il primo calo di utili in 7 anni Pasqua d'oro a Wall Street Due recordper Dow Jones e Nasdaq MILANO La Pasquetta ha riavviato le Borse con lo sprint delle piazze finanziarie che ieri non erano chiuse per la festività. Doppio record in America: l'indice Dow Jones ha superato un'altra volta quota 10000 e stabilito il nuovo primato in chiusura 10007,33 punti pari a un + 1,78%, mentre il Nasdaq (che è il mercato dei titoli tecnologici) ha toccato il suo massimo storico a quota 2560,10 +2,68%). Benino anche Tokyo che ha chiuso le contrattazioni in rialzo dello 0,27%. Dal mercato Usa arriva anche un segnale di cautela, il calo dei profitti registrato da «Fortune» nel suo studio annuale sulle maggiori imprese i cui risultati sono stati diffusi ieri. Un fatto è certo: il mercato borsistico americano continua la sua corsa. Dall'inizio dell'anno il progresso a Wall Street è di circa l'8,6% e quello del Nasdaq di oltre il 15%, a conferma del ruolo trainante che l'economia Usa vive in questo momento. L'Europa, invece, segna il passo. Andamenti di mercato altalenanti (condizionati nelle ultime settimane dalla guerra in Jugoslavia) e deprezzamento dell'euro rispetto al dollaro deprimono gli indici azionari. In termini reali comparabili - cioè con il valore degli indici di Borsa tradotti in dollari - solo Lon- dra e Stoccolma, nel primo trimestre, registrano segni positivi: + 3,81%l'Ftse 100 e +4,10% l'Omx. Francoforte cede il 10,01%, Madrid l'8,99% e Amsterdam l'8,90. Parigi, che dall'inizio dell'anno registra una crescita del 7,28%, passa in territorio negativo se la capitalizzazione dell'indice Cac-40 è espressa in moneta Usa (-1,40%) e lo stesso accade per Milano, con l'indice Mib-30 che «scivola» da +4,15% a -4,28% se così calcolato. Forti invece gli altri mercati. Tokyo dall'inizio dell'anno recupera il 9,99%, e meglio ancora fanno San Paolo (+10,50%) e la Borsa messicana (+31,45%). Segno che la crisi internazionale, nata e sviluppatasi soprat¬ tutto in Asia e America Latina, sembra in via di superamento. Nonostante la corsa al rialzo di Wall Street continui, per la prima volta in sette anni i profitti delle grandi imprese americane risultano in calo. Nel 1998 gli utili dei primi 500 gruppi statunitensi sono scesi dell'1,8% rispetto al '97, quando erano saliti dell'8%. E' quanto risulta dall'edizione 1999 di «Fortune 500», che ogni anno sforna decine di classifiche sulla salute delle grandi aziende. Il calo dei profitti riflette la minor crescita dei fatturati, che lo scorso anno è ammontata al 4% contro l'8,7% registrato nel '97. Secondo i ricercatori di Fortune, la colpa è tutta delle crisi in Asia e in America Latina, che ha tarpato le ali all'esportazioni dei prodotti «made in Usa». Tra le singole aziende Usa, per l'undicesimo anno consecutivo General Motors ottiene la palma della società che fattura di più con ricavi per oltre 160 mihardi di dollari (290.000 miliardi di lire circa), sempre tallonata dalla Ford e dalla grande distribuzione di Wal-Mart. Nella classifica degli utili, Ford sorpassa General Electric, grazie a poste straordinarie. Se invece si guarda alla capitalizzazione di mercato, Microsoft batte tutti con oltre 400 miliardi di dollari, nonostante occupi solo la posizione numero 109 per fatturato. (r. e. s.] Alan Greenspan In ripresa l'Asia e il Sud America Europa ancora debole

Persone citate: Alan Greenspan, Fortune