Tesori della Difesa, vendita bloccata

Tesori della Difesa, vendita bloccata limiti anche nella cessione di altri 240 immobili: l'acquirente deve garantirne la tutela Tesori della Difesa, vendita bloccata Vincolo culturale per palazzi, forti e poligoni ROMA Il ministero della Difesa non potrà vendere tutti i trecento beni immobili previsti (caserme e forti, ville e palazzi, depositi e ospedali, poligoni, isole e fari, valore mille miliardi, elencati sulla Gazzetta Ufficiale): il ministero per i Beni e le Attività culturali ne ha vincolati venti e altri quarantuno li ha dichiarati di interesse storico-artistico-paesaggistico. Questi 61 beni non possono essere ceduti. La messa in vendita del Palazzo Ducale di Sassuolo fu un errore dell'amministrazione della Difesa, risolto con uno scambio di lettere degli allora ministri Veltroni e Andreatta. Altri 68 beni sono stati dichiarati di nessun valore (una valutazione che interessa la maggior parte dei trecento) e per un'altra quota il ministero ha chiesto un supplemento di istruttoria. I beni vendibili possono essere ceduti a patto che l'acquirente sia affidabile, il bene sia tutelato e ne sia assicurato il godimento pubblico. Dei venti vincolati il ministero di Giovanna Melandri ha già chiesto l'uso del Palazzo Ducale di Sassuolo (lasciato libero dall'Accademia militare di Modena), nel quale ha già investito dieci miliardi, per farne un museo. E' possibile che il ministero valuti altre possibilità di utilizzo. I beni vincolati, non vendibili e che in ogni caso saranno «dismessi» dalla Difesa, passeranno al ministero delle Finanze, che prende in carico il patrimonio non utilizzato dello Stato e provvede al relativo mantenimento. L'elenco dei beni è stato comunicato dal ministro Melandri ai ministeri della Difesa e dello Finanze il 1" aprile, che coincideva col termine ultimo per presentare le osservazioni sulla «lista di vendita» della Difesa. Ma la consegna ha anche un'altra coincidenza, importante per la tutela del patrimonio culturale e ambientale ita- liano: l'insediamento della «Commissione per la redazione del regolamento recante la disciplina delle alienazioni di beni immobili del demanio storico-artistico», che dovrà mettere ordine nelle varie situazioni degli immobili di Stato, Regioni, Province e Comuni. E' la commissione che la Melandri istituì quando, con un emendamento leghista in un collegato alla Finanziaria, si previde la possibilità di vendita dei beni di interesse storico-artistico degli enti locali (sia pure con un parere delle soprintendenze) con grande allarme delle associazioni ambientaliste e delle persone di cultura. Questa possibilità venne poi sottoposta al futuro regolamento che deve essere approvato entro un anno dall'emissione della legge (e cioè entro il 29 dicembre '99). «Ho voluto una commissione ad altissimo livello tecnico - ha dichiarato Giovanna Melandri - che tenga conto delle esigenze degli enti locali. Ne fanno parte i presidenti della conferenza delle Regioni e Province, il sindaco di Venezia Massimo Cacciari, il vicepresidente di Coni industria. Di fronte a quella iniziativa improvvida e spericolata^ della vendita dei beni di interesse, storico e artistico degli enti locali, in una sede impropria come la Finanziaria, ho voluto una sede più pacata per una disciplina delle vendite non ispirata soltanto dalle "esigenze di cassa" e che sappia tutelare il patrimonio culturale». «Di fronte a un immenso patrimonio, a risorse sempre insufficienti, a oggettive difficoltà di tutela - ha aggiunto Giovanna Melandri - non sono da escludere casi definiti di trasferimento anche del titolo di proprietà dei beni. Credo, però, che prima di arrivare a questa soluzione ci sia una grande area per cercare strumenti innovativi come la concessione del bene in uso a società, fondazioni con enti locali, privati». Della commissione fanno parte anche i presidenti delle più importanti associazioni ambientaliste. Il regolamento indicherà in cinque anni - ha detto Luca Odevaine, consigliere del ministro per le politiche ambientali - il tempo per il censimento delle migliaia di immobili di Stato ed enti locali. [r. cri.] Una commissione deciderà entro 5 anni quale parte del patrimonio pubblico potrà diventare proprietà privata Una comdecideràquale papatrimopotrà divproprietLa Caserma Mcentro di Alesabbandonata dera sede del PE' l'antico Palacostruito nel podestà. Più v(l'attuale faccia1535, con gli spalazzo del gorimase anche 1824 vi risiedeGabriele Gain persecutore da Melandri lle esigenze fanno parte conferenza vince, il sinassimo Cacnte di onte a imolata^ , plina spira"esigenze di a tutelare il le». mmenso pa sempre inettive diffiha aggiunto Giovanna Mda escludetrasferimendi proprietperò, che pquesta solugrandstrumzioniregolin cinque aOdevaine, cstro per le p- il tempodelle migliStato ed en La Caserma Maggi (a sinistra), nel centro di Alessandria, fu abbandonata dai militari 4 anni fa: era sede del Presidio e del Distretto. E' l'antico Palatium Vetus, costruito nel 1170, come sede del podestà. Più volte rimaneggiato (l'attuale facciata è del 1806) dal 1535, con gli spagnoli, diventò il palazzo del governatore e tale rimase anche sotto i Savoia. Dal 1824 vi risiedette il generale Gabriele Gain te ri di Genola, persecutore di mazziniani

Luoghi citati: Alessandria, Genola, Modena, Roma, Sassuolo, Venezia