Lockerbie, Gheddafi mantiene la promessa di Francesco Manacorda

Lockerbie, Gheddafi mantiene la promessa L'Onu sospende subito le sanzioni, ma gli Stati Uniti non si allineano alla decisione Lockerbie, Gheddafi mantiene la promessa Consegnati in Olanda i due libici accusati dell'attentato Francesco Manacorda corrispondente da BRUXELLES^ Oltre dieci anni dopo la strage di Lockerbie i due libici accusati da Usa e Gran Bretagna sbarcano in Olanda per sottoporsi al processo di una corte scozzese. E il Consiglio di sicurezza Onu annuncia l'cùnmediata» sospensione delle misure economiche in vigore da sette anni contro la Libia, mentre gli Stati Uniti mantengono le loro sanzioni. Sono le tre meno un quarto di ieri pomerìggio, quando un aereo con le insegne delle Nazioni Unite messo a disposizione dall'Italia atterra all'aeroporto dell'Aia. A bordo, provenienti da Tripoli e accompagnati da alti funzionari dell'Orni, ci sono Abdel Basset Ah al-Megrahi e Al-Amin Khalifa Fahima. Gran Bretagna e Stati Uniti sostengono che sono agenti segreti Ubici e li accusano formalmente di aver messo la valigetta con l'esplosivo a bordo del volo Pan Am 103 da Londra a New York il 21 dicembre 1988. Lo scoppio dell'aereo uccise tutti i 259 passeggeri e altre 11 persone a terra, colpite dalla carcassa che precipitò nella cittadina scozzese di Lockerbie. Loro si professano innocenti e le autorità di Tripoli dichiarano che si sono consegnati «spontaneamente» all'Orni e che quindi la Libia non ha deciso alcuna estradizione. Appena arrivati all'Aia i due sospetti vengono consegnati dalll'Onu alle autorità olandesi. E' il primo passo di un complesso iter giuridico-diplomatico che il leader libico Gheddafi ha accettato anche grazie alla mediazione del presidente sudafricano Nelson Mandela. Già ieri sera i due libici vengono estradati verso la Gran Bretagna, ma l'estradizione avviene senza uscire dai confini olandesi. L'accordo raggiunto prevede infatti che grazie a un apposito trattato internazionale Camp Zeist - l'ex base Nato che sorge vicino a Utrecht dove si svolgerà il processo - diventi territorio britannico, dove la corte scozzese potrà quindi esercitare la sua giurisdizione, per tutta la durata del procedimento. La Libia ha sempre rifiutato l'estradizione verso la Gran Bretagna il Paese nei cui cieli è accaduta la strage - o gli Stati Uniti - che vantano il maggior numero di vittime nell'attentato - ed ha accettato invece che il processo si svolgesse in un Paese considerato neutrale come l'Olanda, sebbene di fronte a un tribunale scozzese. Parla di successo diplomatico, il presidente degli Stati Uniti Bil Clinton: «La risolutezza ha pagato, davanti a noi c'è la prospettiva di fare giustizia». Anche Kofi Annan, segretario generale delle Nazioni Unite, si dice «sollevato e gratificato da queste notizie. Questo sviluppo segna un passo fondamentale in quella che è stata una lunga tragedia per tutti» e chiede che «adesso giustizia sia fatta». Nelson Mandela, vero motore della trattativa, inneggia al «fratello Gheddafi» e dice: «Ero sicuro fin dall'inizio che il presidente Gheddafi avrebbe mantenuto la sua parola». Ma anche Tripoli ha ottimi motivi per festeggiare, tanto che sono state proprio le autorità libiche a trasformare in uno spettacolo pubblico - con molti diplomatici stranieri invitati la partenza dei sue accusati ver¬ so l'Olanda, che nei piani dell'Orni doveva invece restare segreta. Con la consegna degli accusati vengono infatti immediatamente sospese - come ha annunciato lo stesso Annan - le sanzioni decretate dall'Onu nell'aprile del 1992 e rafforzate nel novembre '93. Da oggi la Libia può tornare a fare affari con l'estero, mentre viene eliminato il «congelamento» dei suoi beni in terra straniera. Entro novanta giorni il Consiglio di Sicurezza Onu può eliminare definitivamente le sanzioni. Restano invece per il momento in vigore le sanzioni messe in atto contro Tripoli dagli Stati Uniti, e distinte da quelle dell'Onu. Il portavoce del Dipartimento di Stato Usa, James Rubin, ha detto ieri che le misure statunitensi sono dirette a «impedire l'acces¬ so del Libano a fondi e materiali per attività terroristiche, programmi per armi di distruzione di massa e altre azioni militari destabilizzanti» e che il problema di queste sanzioni «non può essere affrontato, con il processo che deve ancora iniziare». Rubin parla anche di «altri punti caldi che si devono raffreddare», prima che gli Usa cambino idea. Il portavoce del Dipartimento di Stato: l'embargo serve a impedire aiuti al terrorismo |iiHii^»diiMBS| Il muso dell'aereo caduto a Lockerbie. Nelle foto piccole i due presunti attentatori: sopra. Abdel Basset Ali al-Megrahi, e sotto. Al Amin Khalifa Fahima