In Puglia ripresi gli sbarchi

In Puglia ripresi gli sbarchi In Puglia ripresi gli sbarchi Gli scafisti non temono le navi da guerra Sandro Tarantino LECCE Nel mare di guerra pattugliato dalle navi della Nato i gommoni passano tranquillamente carichi di profughi e approdano alla Puglia. Dei 275 immigrati che hanno toccato le coste del Salento nelle ultime ore, 31 hanno rischiato di finire in fondo all'Adriatico. Imbarcati su un gommone che è semiaffondato a dieci miglia da Torre Sant'Andrea, sono stati salvati dagli uomini della Finanza. Due di essi si sono tuffati e hanno ripescato, portandoli sulla motovedetta che poi li ha trasportati a riva, 18 albanesi e 13 kosovari. Dieci i bambini. Arrestati i tre scafisti, albanesi, salvati anche loro dal naufragio e poi accompagnati nel carcere di Lecce. La folla di profughi che si ammassa sull'altra sponda dell'Adriatico non ha cancellato le traversate della speranza. Questo ultimo viaggio partito da Valona dimostra che dall'Albania sono ancora attive le organizzazioni di traghettatori. Dei 275 immigrati arrivati nel Salento, la gran parte sono kosovari: 180. Ventitré gli iracheni, 18 i turchi, tutti di etnìa curda. Sono alloggiati nei centri di accoglienza. Per 30 albanesi ci sarà invece il rimpatrio. In ospedale sono ricoverati per accertamenti tre bambini e una donna, imbarcati sul gommone che ha fatto naufragio. Intercettato alle 2, nella notte tra domenica e ieri, il gommone è stato recuperato e messo sotto sequestro. Verrà rottamato. Non è uno dei mezzi più grandi usati dagli scafisti, che ormai adottano gommoni oceanici da 15 metri. Questo, lungo solo sette metri, era equipaggiato con due motori da 225 cavalli. Per salirci, gli immigrati hanno pagato a Valona 800 mila lire. Il loro viaggio in un mare forza quattro è finito a dieci miglia dalla costa, dove i finanzieri li hanno recuperati. Quando sono stati portati sulla motovedetta, i bimbi, alcuni piccolissimi, piangevano e vomitavano. Erano bagnati e infreddoliti, avevano fame ed erano spaventati. Solo guardando i loro occhi si può capire perché un militare commenti: «A questi scafisti bisognerebbe dare 20 anni di carcere». Dopotutto la Puglia che osserva questo esodo infinito cominciato nel '90 e non attenuato neppure da un Adriatico zeppo di navi da guerra, è in prima linea 24 ore al giorno. Insieme nel fronte umanitario che accoglie i profughi ci sono i militari Guardia di Finanza, carabinieri, Capitaneria di Porto, polizia - i volontari che lavorano nei centri di accoglienza, la gente comune impegnata nella raccolta di viveri e indumenti. Nel centro Regina Pacis di San Foca, gestito dalla Curia leccese, i bambini hanno festeggiato la Pasqua aprendo uova di cioc colato. Per monsignor Cosmo Francesco Ruppi, arcivescovo di Lecce, questa è comunque una Pasqua di speranza: «Spe riamo in una tregua e in un aiuto concreto e sollecito questa moltitudine di poveri» Accanto alle navi San Marco e San Giusto della Marina Militare, che nel porto di Bari imbarcano gli aiuti umanitari, ci sono gli aliscafi che portano in Albania cittadini dèi Kosovo pronti a prendere le armi dell'Uck contro i serbi. E intanto si muove silenziosa la solidarietà dei pugliesi, che ammassano nelle scuole, nelle sedi di Caritas e Croce Rossa viveri, pasta, latte, zucchero, omogeinizzati, indumenti, coperte. Nel porto di Otranto c'è il solito clima di attesa. In serata il mare è calmo, all'alba si ricominceranno a vedere in lontanze le alture dell'Albania. E in nottata, probabilmente, già altri gommoni. «Gli scafisti dice il tenente Pietro Spanò, comandante delle unità navali della Guardia di finanza - non hanno paura neanche delle navi da guerra».

Persone citate: Foca, Francesco Ruppi, Pietro Spanò, Sandro Tarantino, Torre Sant'andrea