«Milosevic, lasciami andare all' estero»
«Milosevic, lasciami andare all' estero» Il leader moderato kosovaro ripete di fermare i raid. «La polizia serba mi protegge, siamo qui tutte e due» «Milosevic, lasciami andare all' estero» Rugova incontra a Pristina l'ambasciatore russo Fernando Mazzetti rnviatoaBELGrWÈÒ-" Spiragli sembrano potersi aprire nel conflitto in atto, col ritorno in scena di Ibrahim Rugova, il leader moderato degli albanesi del Kosovo messo in ombra negli ultimi tempi dall'ala militare e riportato in primo piano la settimana scorsa da Milosevic con un incontro in cui hanno firmato il comune impegno per la ricerca di una soluzione politica. Rugova ha incontrato ieri in casa propria, a Pristina, l'ambasciatore russo a Belgrado, Yuri Kotov. Dopo il colloquio, Rugova ha rinnovato gli appelli perché cessino i raid Nato sulla Serbia, e ha rivelato di aver chiesto alle autorità di Belgrado il permesso di potersi recare all'estero, restando in attesa di una risposta. Da Mosca, l'agenzia Itar-Tass scrive che egli potrebbe recarsi nella capitale russa, per lanciare un'iniziativa che fermi i bombardamenti e rilanci la ricerca di una soluzione politica, riavviando il processo negoziale tallito a Rarnbouillet, Fonti governative russe hanno smentito - dicendo che a questo stadio la notizia è prematura -, ma che la Russia si stia in qualche modo muovendo assecondando la linea di Milosevic per ripescare Rugova è confermato proprio dall incontro di questi con l'ambasciatore Kotov. E' andato a trovarlo a Pristina, centro poco piacevole in questi giorni, e certo non solo por chiedergli come sta. Ed è andato a trovarlo col pieno appoggio di Milosevic, tanto che immagini dell'incontro, al cui inizio e termine hanno assistito anche alcuni giornalisti, sono state diffusi; dalla televisione di Stato. Oggi, inoltre, arriva a Belgrado il presidente della Duma. Alla fine del colloquio con Kotov è stato Rugova stesso a rive- lare di aver chiesto di andare all'estero e di aspettare l'autorizzazione. Kotov, da parte sua, ha detto di aver chiesto alle autorità jugoslave notizie sulla possibilità di muoversi per Rugova, e che il vicepremier Nikola Saynovic gli avrebbe risposto che il leader degli albanesi del Kosovo «è libero nei suoi movimenti, ma le autorità di Belgrado sono preoccupate per la sua sicurezza». L'ambasciatore russo ritiene che le autorità jugoslave non stiano facendo alcuna pressione su Rugova, e che anzi «lo proteggono dagli estremisti», intendendo con ciò che il pericolo per lui viene dall'ala dura dell'Uck, i guerriglieri del Kosovo contrari a intese per l'autonomia, puntando alla piena indipendenza. Rugova, nella sua prima apparizione alla Tv la settimana scorsa dopo che non si avevano sue notizie, aveva detto di essere con la famiglia «sotto la protezione della polizia serba», lasciandoci >n ciò intendere una situazione di costrizione. Ieri ha ripetuto: «La polizia serba mi protegge, siamo qui tutti e due, io e loro». Da Bonn, un portavoce del Ldk, Lega democratica del Kosovo, partito di cui Rugova con la sua linea della non violenza è il leader, ribadisce che egli è «ostaggio» delle forze serbe. Secondo l'agenzia ufficiale Tanjug, Rugova avrebbe colto l'opportunità dell'incontro con Kotov per respingere le speculazioni avutesi in Europa sul suo colloquio con Milosevic la settimana scorsa: era stato detto che l'incontro era tutto una messa in scena propagandistica, e che le immagmi della Tv serba si riferivano a uno di due anni fa. A queste voci ha dato domenica corpo lo stesso portavoce della Nato, Jamie Shen, ribadendole. Rugova ha respinto queste illazioni, confermando di essere stato a Belgrado incontrando Milosevic. Siamo nei Balcani, in un regime autoritario di lunga scuola comunista, e tutto può essere. Anche il non accaduto spacciato per avvenuto, l'irrealtà che copre la realtà diventando tale. Ma proprio per questo tutto ciò è importante in termini politici. Avvenuto o no l'incontro Milosevic-Rugova, se lo si esalta è perché si vuol far tornare in primo piano il leader moderato finora emarginato dalla sua ala militarista e al tempo stesso dal potere di Belgrado. E questo sì, è un segnale politico. Mosca: potrebbe venire proprio nella capitale russa per una nuova iniziativa di pace Un portavoce dei suo partito insiste: non è libero ma ostaggio dei militari serbi Ibrahim Rugova a colloquio con l'ambasciatore russo Yuri Kotov nella sua casa di Prìstina. Al muro una foto con il Papa Nella foto in arto, il presidente sudafricano Nelson Mandela
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