Il nuovo terrore di Blace di Giuseppe Zaccaria

Il nuovo terrore di Blace Il nuovo terrore di Blace Epidemie tra i profughi in Macedonia Giuseppe Zaccaria JnvTatoTsKOPJE "~ Se mai ad un popolo di disperati è accaduto di passare da un «lager» all'altro, questo è il caso, questo il momento. Le tv di tutto il mondo bombardano le nostre case con le notizie di un «ponte aereo», con le immagini di noi buoni che salviamo i diseredati, offriamo loro pane e biscotti e ci lasciamo scappare anche qualche lacrima. Ma il popolo di Blace resta lì, sospinto dai serbi, bloccato dai macedoni, ostaggio delle paure europee, immagine della generale vergogna. I soldati italiani distribuiscono le proprie «razioni Kappa», gli inglesi piangono porgendo ai disperati della valle pacco e salsicce. Non basta. E non sarà sufficiente neanche tra sette o dieci giorni, gli uomini e le donne che hanno trasformato la valle in una gigantesca distesa di rifiuti resteranno qui ancora a lungo e nelle medesime condizioni. Sempre più disperati, sempre più offesi per la nostra sensibilità occidentale, forse convinta di poter mettere i piedi nei Balcani senza neanche sporcarsi gli stivai:. I primi due voli che devono portare all'estero i rifugiati kosovari (la Turchia è stato il primo Paese ad accoglierne una parte) sono partiti ieri sera, ma avevano a bordo non più di 400 persone. Altri aerei militari dovrebbero decollare oggi, compatibilmente con l'emergenza. Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia, Canada si sono detti disponibili ad accogliere «temporaneamente» una parte di questi disperati, ma ad un impegno umanitario tardivo ed un po' colpevole comincia a fare da contraltare un problema nuovo e terrificante. Quello delle infezioni. Nella sterminata cloaca di Blace hanno cominciato a diffondersi malattie delle quali da noi si è quasi perduto il ricordo. Colera, difterite, forse anche epidemie più terribili, come la meningite. I medici della Croce Rossa Intemazionale - i pochi che si aggirino nel campo - evitano di lanciare aliarmi più gravi in attesa che le prime analisi diano qualche risultato. Dall'Europa giungono però i primi «altolà». Sono sempre più numerosi i Paesi disposti ad offrire accoglienza, però soltanto alle persone sane. «Qui bisognerebbe sottoporre decine di migliaia di uomini a "screening" accurati, e considerare una simile ipotesi è semplicemente pazzesco», diceva ieri mattina alla frontiera di General Jankovic il medico ticinese Jean-Marie Deminetti. Questa mattina valutano che la «discarica umana» contenga 44 mila persone. Chissà in che modo, posto che qualsiasi stima venga compiuta da lontano, a distanza di sicurezza. Sulla stra¬ da che da Pristina raggiunge la frontiera c'è una fila di auto in attesa che si snoda per 30 chilometri. Centinaia di soldati dell'esercito macedone circondano ormai l'area come e più che in un'azione di guerra. Quelli che tentano di contenere l'invasione da ieri calzano maschere antigas che paiono trasformarli in altrettanti «robot», ma in realtà esprimono essenzialmente la paura del contagio. Se uno dei «paria» si avvicina agli uomini dell'esercito, quelli lo respingono con il calcio dei fucili, quasi a tenerlo lontano, come temendo l'espandersi di un «virus» mortale. Fino a ieri, tutto questo esprimeva soprattutto il timore di un contagio sociale che potrebbe rivelarsi incurabile in un Paese, come la Macedonia, fondato su così fragili equilibri di etnie. Da oggi però si sta facendo strada anche la paura di un contagio più concreto. Questa gente, scacciala dai serbi e terrorizzata dai nostri bombardamenti, sta tramutando la valle del Blace in una sorta di sterminato lazzaretto dove noialtri fatichiamo ad entrare, respinti anche da antiche paure. I pochi funzionari delle organizzazioni umanitarie continuano ad affannarsi Dell'allestire campi profughi. Ce n'è uno, a 30 chilometri da Skopie, che sarebbe pronto ad accogliere 100 mila rifugiati se solo i kosovari volessero accedervi. «Tutti i profughi invece - raccontava ieri una funzionarla italiana - rifiutano di essere accolti in una tenda. Vogliono essere ospitati presso una famiglia albanese, magari, oppure chiedono di essere immediatamente trasferiti all'estero. In Germania, soprattutto». Sulla tragedia di questa gente, sul sabba che ogni giorno le immagini televisive trasmettono al mondo continua a spandersi anche l'ombra di ima gigantesca truffa. Di una promessa di sistemazione ed assistenza che i kosovari devono essersi trasmessi Fini l'altro, e sulla frontiera macedone sta trovando una feroce smentita. L'«emergenza umanitaria» nella valle del Blace non è affatto in via di risoluzione, dunque, anzi se è possibile continua ad acuirsi. Stritolati fra reazione serba e paura macedone, «pulizia etnica» e sostanziale insensibilità umanitaria, questi «dannati della terra» continuano a bestemmiare, a morire in attesa che qualcuno trovi il coraggio di arrivare fino a loro. Due immagini del campo di Blace, in Macedonia: si parla di dieci morti al giorno

Persone citate: Jankovic

Luoghi citati: Australia, Canada, Europa, Germania, Gran Bretagna, Macedonia, Stati Uniti, Turchia