I BANCHIERI IN SOCCORSO DEI GENERALI di Mario Deaglio
I BANCHIERI IN SOCCORSO DEI GENERALI I BANCHIERI IN SOCCORSO DEI GENERALI Mario Deaglio SE ci fosse razionalità in questo mondo, un conflitto come quello jugoslavo potrebbero condurlo meglio i banchieri che i generali. Non solo il costo in vite umane ma anche quello finanziario sarebbe inferiore. Un Paese come la Serbia, piccolo, montuoso, privo di grandi risorse naturali, può infatti risultare relativamente poco vulnerabile ai bombardamenti ma è invece vulnerabilissimo alla chiusura delle frontiere e al congelamento dei conti all'estero. In realtà, nel lungo periodo che va dalla crisi bosniaca alla crisi del Kosovo - durante il quale la comunità internazionale ha sovente visto in Milosevic un mediatore necessario - alla Serbia è stato consentito di avere rapporti finanziari e commerciali quasi normali con il resto del mondo. Attraverso i confini jugoslavi è passato tutto il necessario perché i leader serbi po tessero preparare un'econo mia di guerra, che hanno gestito complessivamente assai bene e i cui commerci hanno procurato qualche guadagno ai Paesi vicini. Il ministro degli Esteri ita liano, Lamberto Dini, ha invocato il «blocco totale» della Serbia in caso di fallimento dei bombardamenti alleati. In realtà, il blocco avrebbe dovuto precedere, e oggi forse potrebbe ancora sostituire, almeno in parte, le operazioni militari. Contemporaneamente a un'azione finanziaria e commerciale punitiva, come è appunto un blocco, l'Occidente dovrebbe varare un piano economico-finanziario per l'intera regione dei Balcani da attuarsi immediatamente dopo la fine delle ostilità. Esso non dovrebbe limitarsi alla ricostruzione del CONTINUA A MG. 13 ULTIMA COLONNA
Persone citate: Lamberto Dini, Milosevic
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