Addio a Giulio Einaudi editore delle nuove idee
Addio a Giulio Einaudi editore delle nuove idee Colpito da infarto a Roma, aveva 87 anni. I suoi libri hanno seguito e stimolato la crescita del Paese Addio a Giulio Einaudi editore delle nuove idee TORINO E UN GRANDE ITALIANO Marcello Sorgi GIULIO Einaudi l'ho conosciuto tardi, era già un uomo anziano. Gli chiesi un'intervista sulla prima manifestazione della Lega Nord lungo il Po per la secessione. Lui prese posizione contro, duramente. E nel titolo, mi venne di scrivere: «Einaudi, un grande italiano...». Appena usci l'intervista, Einaudi mi telefonò. E mi chiese: «Lei è sicuro che io sia un grande italiano?». LI per lì rimasi sorpreso. Un titolo è sempre un titolo, ma non mi sembrava di aver esagerato. Ci scherzammo su, deridemmo di incontrarci. E qualche sera dopo venne a pranzo a casa. Ricordo che rimase per un po' in piedi a guardare gli scaffali della librerìa. Poi si fermò su una vecchia edizione Einaudi del '56, intitolata «Processo all'articolo 4». Era una raccolta di articoli, lettere, interventi, dedicati al «caso Dolci». Il 2 febbraio del 1956, il sociologo Danilo Dolci aveva organizzato a Panini co una manifestazione di contadini che chiedevano lavoro. Furono arrestati per occupazione abusiva del suolo e resistenza a pubblico ufficiale. In una Sicilia che i giornali del tempo definivano eloquentemente «Africa in casa» la condotta di Dolci fu considerata «indizio manifesto di spiccata capacità a delinquere». Di lì nacquero il caso e il libro che raccoglieva gli interventi di intellet¬ tuali, politici e giornalisti che si mobilitarono: Norberto Bobbio, Piero Calamandrei, Vittorio Gorresio, Lucio Lombardo Radice, Elio Vittorini, nonché mio padre, Nino Sorgi, che fu l'avvocato di Dolci al processo che ne seguì. Bobbio, Gorresio, La Sicilia, La Stampa, e il modo particolare della famiglia Einaudi, della casa editrice e in definitiva di Torino di prender parte e avere un ruolo civile nella comunità italiana: con Einaudi, quella sera parlammo di questo. Non credo di aver sbagliato titolo, gli dissi salutandolo. E lui ne sorrìse. L'editore Giulio Einaudi
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