Il boss Greco è tornato in libertà

Il boss Greco è tornato in libertà L'Audiencia National ritiene non valida la sua condanna al maxiprocesso Il boss Greco è tornato in libertà No all'Italia sull'estradizione Antonio Ravidà corrispondente da PALERMO E' stato di nuovo scarcerato in Spagna Giovannello Greco, 43 anni, il più pericoloso dei boss siciliani espatriati nei primi Anni Ottanta per sfuggire alla morte decretata dalla cosca vincente dei corleonesi nella guerra di mafia che insanguinò Palermo. Ormai quello di Greco è un vero e proprio caso giudiziario internazionale, che rischia di compromettere i buoni rapporti tra Italia e Spagna. Il 27 febbraio, dopo un precedente ritorno in libertà del superboss, il Guardasigilli italiano Oliviero Diliberto aveva inoltrato formale protesta a Madrid, tornando a chiedere l'immediata estradizione di Greco (che è soltanto omonimo dell'ex capo della mafia, Michele, detto «il Papa»), Il caso Greco rivela le diversità delle rispettive norme del diritto penale nei due Paesi. I difensori del boss, gli avvocati Carmelo Franco, di Palermo, e Graziano Masselli, di Torino, infatti si sono più volte appellati alla disposizione in vigore in Spagna secondo cui un processo non ha valore se è celebrato in assenza del reo. E quando a Palermo fu giudicato nel primo maxi-processo - concluso nel 1987 con la sua condanna a 26 anni di reclusione - (pena ormai definitiva dopo il verdetto della Cassazione), Giovannello Greco era latitante da quattro anni. Ouella sentenza, dunque, per gli spagnoli è in qualche modo «irregolare». Arrestato una prima volta, dopo vent'anni di ricerche infruttuose, il 4 ottobre del 1997 a Ibiza dove viveva sotto falsa identità dal 1981 (lo stanarono nel porto peschereccio poliziotti spagnoli e agenti dello Sco, il Servizio centrale operativo della polizia italiana), Greco il 18 febbraio scorso aveva ottenuto la liberta in attesa del pronunciamento infine emesso a Madrid in suo favore dal tribunale costituzionale. Il boss aveva continuato a starsene ben protetto, avendo ragionevoli motivi per ritenersi tuttora in pericolo. Per uscir di prigione gli era bastato pagare una cauzione di 18 milioni di lire. Ma la vacanza era finita all'inizio di marzo quando era stato ancora arrestato per non essere andato ogni quindici giorni negli uffici del commissariato a firmare il registro riser¬ vato alle persone pericolose che la polizia vuol tener d'occhio. Adesso la nuova scarcerazione, e il sollievo del boss, confermato dai difensori secondo i quali «è stato riaffermato un diritto acquisito dal nostro cliente». «L'ultimo arresto era stato frutto di un errore - hanno aggiunto - di una valutazione de- stituita da ogni fondamento». Stavolta è stata l'Audiencia National ad accogliere l'istanza degli avvocati Franco e Masselli. Eppure non senza imbarazzo, appena ricevuta il 27 febbraio la protesta di Diliberto tramite l'ambasciatore d'Italia a Madrid Paolo Pucci di Benisichi, il ministro spagnolo della Giustizia Margarita Mariscal aveva fatto presente che la Spagna «si è vista obbligata» a sospendere la consegna di Greco all'Italia. Il «caso Greco» ripropone certamente l'esigenza di una convergenza giuridica internazionale che consenta un'efficace lotta alla mafia. Un tema, questo, più volte evidenziato dal procuratore di Palermo Gian Carlo Caselli, e in passato indicato con grande preoccupazione da Giovanni. Tanto più che, secondo alcune fonti, Giovannello Greco potrebbe aver progettato un rientro alla grande in Italia per infliggere il colpo mortale al clan dei corleonesi: messo alle corde da pentiti, arresti e condanne, è attualmente retto dall'anziano e introvabile Bernardo Provenzano. Il passato di Greco, spietato killer agli ordini del numero uno di Cosa Nostra Stefano Bontade, assassinato da Totò Riina che si insediò al suo posto, lascia intendere che ne sarebbe capace. A sinistra Toto Riina ex capo dei corleonesi A sinistra Giovannello Greco da anni rifugiato in Spagna