Spot più efficaci con lo guerra
Spot più efficaci con lo guerra Spot più efficaci con lo guerra Indagine su 100 telespettatori L'attenzione cresce del 30% ROMA. La tensione dei telespettatori bombardati dalle notizie sulla guerra acuisce l'attenzione anche sulla pubblicità trasmessa fra un servizio e l'altro. Oltre 9 milioni e mezzo di telespettatori hanno seguito il discorso di D'Alema su Ramno, 6 su Canale 5; altrettanti hanno assistito alla puntata di «Porta a porta» sulla guerra e più di 4 milioni a «PinocchioTg2 Dossier». Anche per i telegiornali è aumentato l'indice di ascolto. La permanenza davanti allo schermo con un atteggiamento interessato diventa efficace anche per gli spot pubblicitari inseriti nelle trasmissioni sul «dramma kosovaro». Secondo una ricerca dell'agenzia di comunicazione Klaus Davi & Co. in collaborazione con un pool di 20 psicologi, condotta per un'azienda multinazionale (su 100 telespettatori), l'aumento di attenzionalità da parte del pubblico - e quindi efficacia del messaggio pubblicitario - infatti, segna +30%. «La causa più importante di questa dinamica - spiega Klaus Davi, curatore della ricerca - è la tensione emotiva provocata dal timore della guerra e dalla vicinanza geografica del conflitto (22%)». «Il coinvolgimento emotivo e la commozione provocata dagli eventi drammatici - continua Davi - indicati dal 21% degli psicologi intervistati, come motivo di una maggiore attenzione nei confronti di tutto ciò che passa sullo schermo». Per il 16% dei ricercatori - infatti - nel telespettatore scatta «il blocco dello zapping» per una sorta di dipendenza psicologica del dramma televisivo. «Tra le cause dell'incremento di efficacia degli spot - spiega Davi - abbiamo riscontrato (per 14% degli psicologi) la maggiore permanenza dei telespettatori davanti alla Tv e di conseguenza una maggiore possibilità di raggiungerli con il messaggio pubblicitario». Il continuo bombardamento di immagini a cui i telespettatori sono esposti, 24 ore al giorno, in ogni contesto e programma, hanno portato comunque - dopo 10 giorni di guerra - diversi telespettatori ad una certa disaffezione. Saturati da immagini di violenza e di distruzione il 30% degli spettatori tende ormai a subire passivamente e senza sbalzi emozionali i reportages dalle zone di guerra. «Ma il dato più rilevante è legato al sesso di appartenenza degli spettatori colpiti da questa sorta di "overdose" di guerra - continua Klaus Davi -: gli uomini, malgrado una minor esposizione in termini temporali alle immagini di guerra, sono quelli che si "abituano" prima alla violenza. E' il 73% degli uomini, contro il 27% di donne, a dichiarare una certa indifferenza anche di fronte alle scene più toccanti o alle immagini più sanguinose». [Agi]
Persone citate: D'alema, Klaus Davi
Luoghi citati: Roma
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