E gli Usa ritornano «boia» di Aldo Cazzullo

E gli Usa ritornano «boia» A Roma il corteo pacifista riunisce anarchici e volontari, neocomunisti e femministe E gli Usa ritornano «boia» «No alla guerra» e Ingrao si commuove Aldo Cazzullo ROMA Ambiziosi: «Clinton Milosovic Nato c Cia/tutti quanti vi cacceremo via». Velleitari: «Alla vostra guerra non c'è soluzione/l'unica risposta è la rivoluzione». Utopisti: «Fuori la guerra dalla Storia». Sgrammaticati: «Washington vuole destabbilizzare l'Europa». Contraddittori: in testa al corteo cartelli «Milosevic boia», in coda bandiere jugoslave e scritte «W la Serbia». Minacciosi: «Contro il governo non basta una sfilata/azione diretta organizzata». Vagamente allusivi: «Per le bombe soltanto fischi/Blair e D'Alema come Monica Lcwinsky». Ma tanti, tantissimi: forse non i centomila proclamati dagli organizzatori, certo più dei quarantamila annunciati dalla questura. «La più grande manifestazione pacifista degli ultimi vent'anni», gridano altoparlanti montati su Ford Orion plurincidentate e Renault 4 scarburatissime. Applaudono, in ordine sparso: il verde Gianni Mattioli, che ha smesso il papillon per il girocollo; i suoi compagni di lotta e di governo Mauro Paissan e Carla Rocchi; Maura Cossutta; il presidente prodiano di Legambiente Ermete Rcalacci, venuto a dissociarsi dal collega Di Pietro; il grifagno Aldo Tortorella, leader della dissidenza diessina; il trotzkista in fumo di Londra Marco Ferrando, più elegante di Fausto Bertmotti, apparso per un rapido blitz. E poi una folla di foulard rossi - gli unici in kefiah fuori stagione sono gli infiltrati della questura, riconoscibili dal telefonino - e maglietta: di Marcos, del Che, di Tupac Amaro, del cinesino di Tsenanmen, di Bob Marley, del laziale Mihajlovic e ancho dei Chicago Bulls, che non impedirà al proprietario di unirsi al coro «Yankee go home». L'altoparlante sulla Ford Orion diffonde le note di Via dalla nato dei Gang, composto per la guerra del Golfo. Il coro dell'Arci-ragazzi intona Generale di De Gre^ori, quello dei Comunisti italiani, sbertucciatissimi dai bertinottiani, Bandiera rossa. Dn anziano signora, netturbino in pensione di Padova, scandisce senza sosta nel suo megafono «co-mu-ni- smo». Nei due chilometri del corteo scorrono tutti i filoni del movimentismo gauchiste, le femministe che solidarizzano con le «sorelle kosovare stuprate», i cattolici della Caritas con gli slogan del Vietnam (Stop war, Why?, Peace now), i volontari con zaino e sacco a pelo. Il vento agita gli striscioni rossi dei comunisti, quelli neri degli anarchici, quelli cosparsi di fiorellini degli ambientalisti, c tutte le icone della sinistra, dal noto pacifista Guevara alla barba di Marx, dai simboli della protesta antinucleare all'ultima immagine, un D'Alema con i baffetti da Hitler. «Ma quale Ulivo, ma che centrosinistra/questa è la borghesia imperialista»: il corteo di oggi sancisce il divorzio della sinistra antagonista non solo da D'Alema (raffigurato a cavalcioni di una bomba come nel «Dottor Stranamore» di Kubrick), da Cossutta («politico nato»), da qualsiasi idea di governo («potere di destra, potere di sinistra/ogni potere è fascista»), ma anche dal sogno veltroniano di fa¬ re dei Ds (prontamente ribattezzati «Democratici sinistri») un partito radicale di massa, che non si capisce su quali masse potrà contare visto che gran parte delle associazioni che fanno politica di strada sono qui, comprese quelle dai nomi immaginifici, come i baresi di «Coppola rossa», i napoletani di «0' pappece» e i burloni del «Baffo della gioconda». Il più vituperato, ovviamente, è Clinton, definito «boia», «bastardo» (da un groppo di serbi i quali assicurano che «Nato uccide con bombe a uranio»), «assassino», «dan-Nato», «puttaniere» e, incoerentemente, «frodo», nonostante le proteste dei «gay, lesbian and trans» del groppo Mario Mieli. Un cartello suggerisce al Presidente «pomps, not bomba», un altro supplica Monica di distrarlo; chi chiede di «cacciare il soldato Kyan», chi di «non salvare il soldato Gonzales». Altri citano Einstein e Ungaretti, Goebbels - «volete la guerra totale?» - e Guerini - «come può un uomo uccidere un suo fratello?» -. Un gruppo contrappone «le vo¬ stre bombe» ai «nostri cannoni», e l'odore dolciastro dell'hashish chiarisce a quale artiglieria si allude. Le telecamere Rai attizzano lo slogan «Basta Carrà/vogliamo notizie e verità». Venditori insistenti bruciano le tirature dell'editoria rivoluzionaria, rifilando ai più engagés Falce e martello, La nostra lotta, Lotta e unità, Che fare, Altra sinistra, Battaglia comunista, oltre ovviamente a Manifesto (i cui padri storici latitano) e Liberazione. L'ala dura attacca «Bonino, president of Kazzovo» e grida «forza Rugo va», dimentica dei figli sotto protezione della polizia serba. Quella italiana veglia invece sulla sede Mediaset. Gli autonomi non danno tregua alle divise: «Brutti brutti brutti, neri neri neri», per lo sgomento dei numerosi immigrati, che scandiscono nei loro accenti incerti «sanatoria, li¬ bertà» («pace e contratto» è invece il vasto programma della Fiom Piemonte). Davanti a Santa Maria degli Angeli un gruppo di cattolici innalza U disegno di un Cristo inchiodato a un fungo atomico. Dietro l'abside di Santa Maria Maggiore l'altoparlante della Orion chiede un applauso per monsignor Bettazzi, «che marcia assieme a noi». In vista di San Paolo cominciano i comizi, chiusi da don Ciotti che chiede tregua, negoziati e una forza di interposizione in Kosovo. L'altoparlante sulla Renault 4 invoca la «qu erida presencia» del comandante Che Guevara. Il coro dell'Arci è passato a C'era un ragazzo, quello comunista a Bella ciao (e Ingrao prima di salire sul palco si commuove). Il netturbino di Padova sacrifica l'ultimo filo di voce al co-mu-ni-smo. Il più vituperato, ovviamente, è Clinton «dan-Nato», seguito da D'Alema con i baffetti da Hitler Wm ' Momenti e personaggi della manifestazione di ieri a Roma A sinistra: Ermete Realacci, presidente di Legambiente Qui accanto: il presidente del deputati Verdi Mauro Paissan Sotto: Niki Vendola, deputato di Rifondazione comunista In basso: Aldo Tortorella che appena giovedì scorso si è dimesso dal direttivo Ds