Il gen. Clark: possiamo andare avanti per mesi

Il gen. Clark: possiamo andare avanti per mesi IL COMANDANTE DELLE FORZE NATO IN EUROPA Il gen. Clark: possiamo andare avanti per mesi inviato a MONS «La campagna aerea prosegue e aumenterà la sua intensità e la sua ampiezza. La continueremo in modo sistematico per degradare sempre più la capacità militare serba e dimostrare a chi lo sostiene che il presidente Milosevic è sempre più vulnerabile alla forza della Nato». Wesley Clark, il Comandante supremo di tutte le forze alleate in Europa, ci parla nel suo ufficio al secondo piano del quartier generale di Shape - il Comando Nato per l'Europa - in uno dei giorni più tesi dall'inizio della campagna aerea in Kosovo. Una campagna che continuerà ad aumentare di intensità assicura - nonostante il nuovo fronte umanitario aperto dalla Nato in Albania. Una campagna che, come spiegano alte fonti militari dell'Alleanza, «potrà durare ancora giorni, settimane o mesi». Generale, a dieci giorni dal primo attacco in Kosovo come sta cambiando la situazione? «Dal nostro punto di vista la novità è vedere come Milosevic abbia organizzato la deportazione di massa della popolazione del Kosovo. E' una catastrofe umanitaria calcolata, eseguita, organizzata e pianificata e che ha due obiettivi». Ouali sono? «C'è l'obiettivo di cambiare la situazione demografica in Kosovo, ma c'è anche la strategia dì creare difficoltà alle democrazie in quell'area, come la Macedonia». E la Nato come reagisce a questa crisi che ormai minaccia dì diventare globale, di estendersi a tutti i Balcani? «Lavoreremo con l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i profughi e con le altre organizzazioni umanitarie per dare aiuto in questa tragedia umanitaria, ma allo stesso tempo la nostra campagna aerea continua». Generale Clark, la missione umanitaria appena decisa dalla Nato in Albania può essere anche un modo per ricreare un legame con la Russia, che è ancora membro della «Partnership for Peace»? Si augurerebbe che anche le forze dì Mosca partecipassero a questa missione? «E' normale in un caso come questo che tutte le nazioni partner siano invitate a partecipare. Ma sotto la guida della Nato». E l'utilizzo di truppe di terra in Kosovo, come lo valuta? Clark preferisce non dare un giudìzio che ri- tiene di competenza dei politici, ma la sua opinione «tecnica» non potrebbe essere più chiara: «Le forze aeree da sole non possono mettere fine al tipo di attività militari sul suolo che Milosevic sta eseguendo». Anche la Russia, conferma quindi il generale Clark, sarebbe benvenuta, nella corsa contro il tempo per fermare quello che ormai - secondo la percezione dei comandi militari Nato - non è più uno scontro tra Belgrado e l'Occidente, non è nemmeno solo un disastro umanitario, ma è ormai un virus che rischia di propagarsi, attravero i movimenti di profughi, in tutta l'area dei Balcani con effetti gravissimi. «Milosevic ha minacciato l'Ungheria e la Croazia - spiega un alto ufficiale dell'Alleanza, - contro la Macedonia ha lanciato questa "bomba demografica", ha minacciato l'Albania, sparando con l'artiglieria e penetrando nel suo territorio; sta facendo del suo meglio per destabilizzare anche la Bosnia». Non si sbottona più di tanto, il generale Clark. Inutile chiedergli perché i bombardamenti contro le forze serbe non sembrino ancora avere raggiunto una piena efficacia, o cercare di strappargli un parere polìtico. Nel giorno in cui la Nato ha deciso di mandare migliaia di uomini in Albania e Macedonia e mentre l'Alleanza si prepara a dare il via libera a un intervento delle forze di terra in Kosovo, prima che qualsiasi accordo di pace possa essere firmato, l'uomo che ha sulle spalle la responsabibtà di tutte le operazioni militari appare freddo e cortese come al solito. In camicia, con le quattro stellette sulle spalle, ci riceve al tavolo delle riunioni del suo ufficio, pesanti mobili in mogano, poltrone in finta pelle e una moquette verde prato che sembra essere l'unico tocco di colore in tutto l'edificio di Shape. Ma certo, l'uomo che negli ultimi anni ha passato più tempo con Milosevic che qualsiasi altro militare occidentale, quello che ha studialo il suo nemico fino a conoscerlo alla perfezione, è conscio di essere ormai impegnato nella fase più difficile della battaglia aerea più dura mai combattuta dopo la Seconda guerra mondiale. «Affrontiamo sfide che non sono mai state affrontate a questo livello da nessuna campagna aerea moderna - spiega un'alta fonte militare dell'Alleanza -, c'è la natura del terreno, la presenza di un grande numero di civili utilizzati dal nemico e anche condizioni meteorologiche molto difficili». Inoltre, il sistema di difesa serbo è ancora attivo, sebbene la stessa fonte sostenga che la forza «sovrastante» dell'aviazione alleata sta riuscendo giorno per giorno a smantellare il sistema antiaereo jugoslavo. Con una posta in gioco che si fa sempre più alta, con difficoltà logistiche maggiori del previsto e che non accennano per ora a diminuire in modo sensibile, la strategia di Clark e dei suoi uomini sta virando verso un aumento dei bombarda¬ menti che mantenga limitalo il fattore rischio per i piloti, ma che potrebbe non prestare più l'attenzione riservala fino a ora ai civili nelle zone sottoposte ad attacco, specie per quel che riguarda Belgrado. «La conseguenza inattesa della campagna di pulizia etnica del presidente Milosevic - spiega ancora un alto ufficiale occidentale - è che riduce il nostro impegno a limitare i danni collaterali». Ma il problema, adesso, è anche che cosa e con chi trattare, una volta che Milosevic sia stato sconfitto. Negli ambienti Nato l'accordo di Rambouillet, al di là delle dichiarazioni ufficiali, viene dato per morto e sepolto. «La possibilità di una soluzione accettabile che si basi su Rambouillet è sempre più remota», è il commento che si raccoglie da fonti militari. E se si parla di una tregua, della possibilità di sospendere i bombardamenti, le stesse fonti hanno la risposta pronta. «Spetta a Milosevic dichiarare un cessate-il-fuoco. Ma il problema adesso è un altro: qualcuno potrà concludere un accordo con l'uomo che ha fatto delle cose così orribili al suo popolo?». ££ La catastrofe umanitaria è stata pianificata da Belgrado mm py TIRANA j> M • ELBASAN C0RI * / W^VALONA ^ALBANIA CENTRO DI ACCOGLIENZA PROFUGHI Q Li forza Nato in Albania PI Scopo del nuovo contingente: £J Avrà il suo quartier Q La forza di emergenza sarà Q Si occuperà del trasporto la C|tf «Combined jomt «Portare un aiuto militare diretto generale a Tirana dotata di elicotteri per hncLve degli aiuti nelle aree di crisi. all'Albania e alle organizzazioni un ponte aereo tra Tirana non governative». e i centri accc^ienza-profughi Il «Qtf» agirà m coordinamento diKukes, RozajeeValona. con altre istituzioni imernazionali come l'Onu e CUe task force» - sarà composta da 6/8 mila uomini comandati dall'Italia della costruzione di nuovi campi per gli sfollati, delb logistica dei porti e degli A aeroporti albanesi, /■ della sicurezza. jfr Il generale Wesley Clark comandante delle forze Nato