Arcobaleno non basta, arrivano i marò di Francesco Grignetti

Arcobaleno non basta, arrivano i marò I volontari travolti dalla fiumana di profughi, una task force Nato per affrontare l'emergenza Arcobaleno non basta, arrivano i marò Ottomila soldati a Tirana sotto il comando italiano Francesco Grignetti ROMA Non potava bastare l'operazione Arcobaleno, pur generosissima in uomini e mezzi, davanti a un'emergenza biblica come quella dei profughi kosovari. Macedonia e Albania stanno letteralmente esplodendo sotto l'onda d'urto degli sfollati. Né possono farcela da sole le agenzie delle Nazioni Unite o dell'Unione Europea. A dare una mano, con i mezzi poderosi che possiede, sarà la Nato. La missione militare della Nato presente in Macedonia (dodicimila soldati) sta velocemente cambiando pelle: ieri hanno montato i primi tre campi profughi. Ci vuole anche un ponte aereo per portare aiuti alimentari. Occorrono un milione di razioni alimentari, tende e coperte. In Albania, invece, una missione Nato non c'è. E quindi ci deve andare rapidamente. Si parla di 6-8 mila uomini in complesso. L'Italia avrà un ruolo preminente: 2500 soldati, probabilmente un ruolo di comando, molti elicotteri e camion. Gli stali maggiori italiani hanno ormai una lunga esperienza di assistenza all'Albania. Nel 199192 ci fu la missione Pellicano, disannata, che portò aiuti alimentari a un Paese disastrato sull'orlo della carestia. Da terra e dal ciclo i militari italiani raggiunsero aesini albanesi più aispersi per portare almeno il pane. Poi venne la missione Alba tra soldati europei, guidata dal generale Luigi Cantone, che fu il primo esempio di cooperazione militare tra alcuni della Nato e altri dell'ex Patto di Varsavia. Il generale Cantone, anche dopo la line di Alba, è rimasto a Tirana. E' alla guida di una missione molto più ristretta di consulenti italiani per la riorganizzazione delle forze annate albanesi. Sono loro, la «testa di ponto» che già sta lavorando per organizzare la missione civile Arcobaleno, chetili qtrestfrore viene Investita dalla nuova missione Nato. Raccontano allo stato maggioro della Difesa: «Premesso che la pianificazione di questa missione è stata affidata al comando alleato di Bruxelles, è ovvio che noi abbiamo messo a disposizione il patrimonio di conoscenze che ci viene da Alba. E anche il numero più consistente di uomini». Le autorità di Tirana insistevano da tempo perché la Nato andasse in Albania. E la richiesta era fortemente appoggiata dall'Italia perché, si ritiene a Roma, la sola presenza di truppe occidentali funziona bene contro le tensioni nell'area balcanica. Visto che abbiamo tanto spinto pur convincere i partner della Nato, avremo l'onere maggiore dquesta missione. Saranno circa 1000, dunque, i soldati italianche andranno in Albania. Troppo presto per dire chi saranno e da chi verranno comandati. Dice un generale dello Stato maggiore Esercito: «Dato il carattere strettamente 'umanitario' del loro incarico, avranno a che fare soprattutto con logistica e vettovagliamento)) Molto probabilmente sa ranno soldati di leva, sia pure volontari e contenti di andare all'estero. Difficilmente verranno usate le riserve di brigate professionistiche - mezza Garibaldi e Ariete - che l'esercito ha messo in preallarme da tempo, e che dovrebbero essere parte di un'eventuale spedizione in zona-operazioni. In Kosovo, cioè. In Albania, comunque, i soldati troveranno i volontari della Protezione civile già all'opera. Ieri sono sbarcati a Durazzo in 400, perfettamente equipaggiati e autosufficienti, pronti a montare due campi profughi. Sono scesi da un traghetto anche 60 auto¬ botti dei vigili del fuoco. E la nave militare San Marco ha portato viveri per l'emergenza alimentare. A Kukes, intanto, 125 italiani tra ex alpini - senza cappello con la penna nera perché da quelle parti è troppo pericoloso essere scambiati per militari occidentali - vigili del fuoco e protezione civile stanno lavorando duramente per montare un ospedale da campo e una piccola tendopoli. E' in corso il trasferimento anche di un contingente di 100 uomini della sanità militare, in forza alla brigata Taurinense, che allestirà un altro ospedale da campo in pianura. L'angoscia dei profughi alla frontiera tra Montenegro e Albania Ona donna kosovara fuggita da Pec e la sua bambina attraversano abbracciate e in lacrime il confine di Hotl, circa 35 km a Est di Podgorica

Persone citate: Cantone, Kukes, Luigi Cantone