« Il ricatto di un dimenticato »

« Il ricatto di un dimenticato » « Il ricatto di un dimenticato » Crepet: sbagliato parlare di emulazione Achiedergli di commentare l'ultimo caso di suicidio giovanile, Paolo Crepet, psichiatra, salta su e si arrabbia: «Vanno via cosi, i ragazzi, in silenzio, e nessuno dice niente». Questo ha scelto una morte atroce: l'esplosivo. Una modalità identica a quella di un altro suicidio, successo venti Siorni fa, a trenta chilometri i distanza. Lei cosa ponsa? «Spesso scegliamo per morire un modo che e in contrasto con la vita che abbiamo fatto. Una vita silenziosa, in questo caso. E una morte con il botto, che nessuno non può sentire. Non dimentichiamo che dentro ad ogni suicidio c'è sempre il ricatto, un estremo richiamo di un'attenzione che non si ò mai avuta. Ecco, proba¬ bilmente questo ragazzo non è mai stato degnato di un'occhiata. E lui ha scelto un modo eclatante: mi faccio scoppiare, finalmente vi accorgerete di me. E' questo il commento che avrebbe voluto fare alla sua morte». I carabinieri di quella zona parlano di tanti casi negli ultimi mesi. «Sì, ma qui non c'entra il benessere, non c'entra il Nord Est. Sono tutte balle. Mercoledì ero a Taranto, ad un incontro con alcuni operatori teatrali, che hanno chiesto ai loro allievi delle superiori di mettere per iscritto "qualcosa della loro vita". Doveva essere un tentativo di scrittura di copione, insomma, doveva venirne fuori un'idea per uno spettacolo». E cosa ne è uscito? «Praticamente tutti gU scritti parlano del desiderio di morte. A me, che faccio questo mestiere da anni, quelle lettere hanno fatto accapponare la pelle, mi creda. Questo dei ragazzi è un male sottile e invisibile, che ai nostri occhi, peraltro molto miopi, praticamente scompare. Noi pensiamo che i nostri ragazzi siano felici solo perché gli abbiamo dato un centomila per la discoteca. Ma non capiamo nulla. Dopo, la gente incomincia con la solita litania terrificante: "Era un ragazzo normale, non me lo sarei mai aspettato". Così dicono anche di F. C, al suo paes<!. Nessuno si era accorto del suo «male». «Ma questo è un aggravio di pena, a mio vedere. Se non li conosciamo, questi ragazzi, saremo sempre stupiti delle loro reazioni. Guardi, non vorrei che si pensasse di me questo: che sono uno che ritiene tutti i ragazzi a rischio, tutti psicopatici sull'orlo del suicidio, che manderei truppe di psicologi nelle scuole. Ma il problema c'è. Qualcuno se ne occupa?». Lei cosa farebbe? «Io abbasserei l'età del voto a 16 anni». E a cosa servirebbe? «Il giorno dopo nascerebbero migliaia di centri di aggregazione, in tutta Italia. Scommettiamo? Le faccio un esempio: recentemente mi chiama il Comune di Reggio Emilia. Vogliono fare qualcosa per i giovani, vogliono sapere il mio parere. Ce un progetto per usare una ex fabbrica. Ma la gente del quartiere non vuole un centro giovanile sotto casa. Dicono che porterebbe la droga, eccetera Il progetto è scomparso. Stessa storia a Rimini. Le parlo di una città che ha spremuto e spreme la gioventù, a colpi di vacanze e di scoteche. C'è il progetto di ri strutturare l'ex macello e di darlo ai giovani. Non se ne fa niente, perché tra poco lì si vota. C'è poco da commentare, davanti a certi ragionamenti tutto si affloscia Nel frattempo, la comunità gio vane dell'Italia è abbandonata a se stessa. E a volte si uccidono, questi ragazzi. Con l'esplosivo, con la corsa folle in auto, con la droga, con il voler dimagrire fino a morire. Il modo non c'entra, ap punto». [bru. gio.] «La sua è stata una vita silenziosa, in questo modo ha cercato attenzione» Lo psichiatra Paolo Crepet

Persone citate: Crepet, Paolo Crepet

Luoghi citati: Comune Di Reggio Emilia, Italia, Rimini, Taranto